Recessione o rallentamento economico


Le maggiori istituzioni finanziarie tagliano le stime di crescita dell'economia mondiale, i risultati dei sondaggi sono più pessimisti. Summers prima avvertiva sull'inflazione, oggi lancia l'allarme sulla recessione. Gli Usa corrono, il Giappone rischia di importare inflazione mentre la Cina preoccupa. Europa più esposta a guerra e aumento delle materie prime. Per ora stravincono i portafogli di guerra: oro, titoli energetici e della difesa, materie prime


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Recessione o rallentamento economico

Guerra, inflazione, aumento dei tassi, i mercati si interrogano se siamo davanti a un rallentamento della crescita economica o ci sarà, addirittura, la recessione.
Aumentano i profeti di sventura, l’ex Segretario al Tesoro Larry Summers, che solo pochi mesi fa era l’unica voce fuori dal coro ad allertare sul ritorno dell’inflazione, oggi ricorda una formula: «In 75 anni ogni volta che l’inflazione ha superato il 4% e la disoccupazione è scesa sotto il 5%, l’economia Usa è caduta in recessione entro due anni». Intanto aumentano i sondaggi che vedono più probabile una recessione.

Giappone

Il Giappone sembra riscrivere la storia dei mesi passati di Europa e Usa, con gli economisti che non credono al ritorno dell’inflazione: volano i costi delle materie prime in yen e cade la valuta su dollaro e yuan. Il Paese rischia così di importare inflazione dall’estero soprattutto dalla vicina Cina da dove importa più del doppio delle merci rispetto agli Usa.

Cina

In Cina nuova stretta sui tech mentre aumenta la leva finanziaria. Le piattaforme per i giochi on line dovranno ottenere l’ok da Pechino per lo streaming.

Crolla Didi in Usa (-18%), in attesa, il 23 maggio di sapere se ci sarà o meno il delisting dal Nyse. La società non intende cercare un’altra Borsa dove quotarsi prima ancora di essere delistata da Wall Street e gli investitori scappano.
L’autorità di Shangai accusa le altre società di delivery di applicare prezzi troppo alti, calo anche per Meituan.


In Russia la Banca centrale avverte sugli effetti negativi delle sanzioni e Putin minimizza, anzi vede pericoli per l’Europa.

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