Regna l’incertezza in casa TIM


Si conclude ufficialmente con un nulla di fatto ‘l’avventura’ del Memorandum of Understanding con CDP Equity, Macquarie Asset Management Open Fiber, dopo il cambio di strategia sulla rete unica arrivato con il nuovo governo, il quale ha deciso la convocazione di un nuovo tavolo di trattative con il coinvolgimento anche di Vivendi.


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La rinuncia all’OPA su TIM

Arrivata la rinuncia ufficiale all’offerta pubblica su Telecom Italia, dopo la presa di posizione contraria da parte di diversi esponenti del nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni.

In una nota congiunta, infatti, CDP Equity, Macquarie Asset Management e Open Fiber hanno annunciato di volersi astenere dal presentare un’offerta preliminare per la rete TIM, vista la scadenza odierna prevista il 29 maggio nel Memorandum of Understanding (MoU).

La decisione è stata presa “alla luce di quanto comunicato dal governo in data 29 novembre”, spiega la nota, in riferimento alle dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo, Adolfo Urso, e dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessio Butti, i quali formalizzavano l’impegno del governo a costituire un tavolo di lavoro per “individuare entro fine anno una soluzione di mercato in prospettiva della Rete Nazionale”, liquidando, di fatto, i passi fatti finora.

Pertanto, aggiungeva la nota, CDP Equity, Macquarie e Open Fiber, “tenuto conto della rilevanza di sistema dell’operazione, anche rispetto ai processi autorizzativi sottesi”, decidevano di soprassedere alle scadenze previste dal MoU, ribandendo la loro piena disponibilità a partecipare al suddetto tavolo di lavoro.

La fine delle trattative

Ieri il sottosegretario Butti e il Ministro Urso emettevano un comunicato congiunto spiegando che il tavolo di lavoro punta a “contribuire alla definizione delle migliori soluzioni di mercato percorribili per massimizzare gli interessi del Paese, delle società coinvolte e dei loro azionisti e Stakeholder”.

Nell’operazione sarà coinvolta anche Vivendi, primo azionista di TIM e fino a questo momento fuori dalle trattative per la rete unica.

La nuova strategia è stata presa dopo che nelle scorse settimane il governo “ha svolto ampi e doverosi approfondimenti ed interlocuzioni con i principali soggetti coinvolti”, inclusi i sindacati, preoccupati per i risvolti occupazionali del progetto di rete unica definito da CDP e TIM.

L’obiettivo del governo Meloni era quello di chiarire la strategicità dell’interesse pubblico sulla rete, valutato come ‘wholesale only’, ovvero separato da TIM e senza sovrapposizioni con Open Fiber, che verrebbero superate mettendo a gara le parti di infrastruttura ridondanti.

Incertezza elevata

Gli analisti di Equita Sim sottolineano che, secondo alcuni fondi di stampa, “KKR avrebbe ribadito al governo l’interesse a investire nella rete e avrebbe presentato diverse offerte incluso l’acquisto del controllo di NetCo da TIM e la contestuale concessione di una call option a Cdp”.

Lo schema, proseguono dalla sim, “permetterebbe a Tim di raccogliere risorse e deconsolidare il debito, lasciando più tempo alle parti per individuare eventuali remedies antitrust, ma sarebbe da chiarire come questa soluzione differisca nella sostanza dall’impianto del MoU appena lasciato cadere”.

Altre fonti di stampa suggeriscono che “si possa tornare sull’ipotesi della scissione proporzionale della rete, uno scenario che sarebbe gradito a Vivendi ma che a nostro avviso ha complessità realizzative legate all’eccesso di debito del gruppo (in questo scenario infatti TIM non incasserebbe risorse dalla cessione del controllo dell’asset)”, proseguono da Equita.

“Il grado di incertezza su TIM rimane quindi elevato dopo lo stop al MoU”, concludono dalla sim confermando il rating ‘hold’, con target price a 0,39 euro, mentre oggi il titolo TIM è scambiato a 0,2161 euro (-0,50%).

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