Renault va in Cina per imparare a costruire gli EV
Assunti a Shanghai 200 ingegneri che lavorano allo sviluppo di una Twingo elettrica da vendere a meno di 20.000 euro. Tensioni con i sindacati in Francia. La scommessa delle batterie al litio ferro fosfato (LFP)
In Cina alla ricerca di nuove tecnologie per produrre più rapidamente
Se i cinesi sanno fare le auto elettriche meglio di noi, andiamo in Cina ad imparare. Si può riassumere così la nuova filosofia di Renault, la Casa automobilistica francese che sta cercando di affermarsi nel mercato europeo degli EV attraverso una costante e maniacale ricerca della maggiore efficienza.
Renault ha recentemente assunto circa 200 persone a Shanghai, principalmente ingegneri dell’hardware che lavorano allo sviluppo di una Twingo elettrica da vendere a meno di 20.000 euro, e prevede di assumere anche ingegneri per il software. “Siamo lì per imparare e integreremo queste conoscenze nei nostri team”, ha dichiarato in un'intervista riportata da Bloomberg Francois Provost, responsabile degli acquisti, delle partnership e degli affari pubblici di Renault.
In pratica Renault, che in Cina non vende neanche un’automobile, ha deciso di mettere un piede nel principale mercato dei veicoli elettrici per accedere a nuove tecnologie e imparare a produrre più velocemente.
A Parigi tensioni con i sindacati
L'espansione in Cina è un argomento delicato in Francia, dove alcuni sindacati si oppongono agli sforzi del management per aumentare l'efficienza attraverso misure come la limitazione del lavoro da remoto a non più di 2 giorni e mezzo alla settimana. La decisione di Renault di sviluppare gran parte della nuova Twingo in Cina è stata criticata internamente. Anche perché Renault ha da tempo un centro studi in India con circa 3.000 ingegneri.
Renault – scrive Bloomberg - intende applicare le lezioni apprese in Cina al proprio mercato nazionale. Il Ceo Luca de Meo sta cercando di produrre veicoli elettrici a prezzi accessibili in Francia, dove il costo del lavoro è relativamente alto. Ha riorganizzato le fabbriche locali, tra cui quella di Douai, nel Nord del Paese, che sta già producendo la nuova R5.
Gli analisti vedono uno spazio di rialzo del titolo del 42%
In uno scenario sempre più cupo dell’industria europea dell’auto, Renault ha recentemente confermato le sue previsioni per l'intero anno 2024, distinguendosi in questo modo da concorrenti come Stellantis, Volkswagen e Bmw, che sono state costrette a lanciare profit warning a causa del rallentamento della domanda di veicoli elettrici e di problemi con i fornitori. Difficoltà con il software hanno costretto sia Volkswagen che Stellantis a rinviare il lancio di nuovi modelli. Entrambe le principali Case europee stanno negoziando piani per ridurre il personale.
Dall’inizio dell’anno le azioni Renault sono salite del 5%, mentre Stellantis ha perso il 42% e Volkswagen è scesa del 28%. Il consensus degli analisti prevede che il gruppo francese chiuderà il 2024 con ricavi pari a 53,8 miliardi di euro e un utile di 1,8 miliardi, destinato a salire a 3,2 miliardi nel 2025. Alla quotazione attuale di 39,5 euro, Renault capitalizza 10,8 miliardi di euro, pari a 3,4 volte gli utili del 2025, un multiplo allineato a quelli di Stellantis (4,3 volte) e Volkswagen (3 volte). Su 20 analisti che coprono Renault, 16 raccomandano di comprare le azioni, nessuno consiglia di vendere, e la media dei target price è 56 euro, che esprime un’attesa di rialzo del 42%.
La scommessa sulla nuova R5 elettrica e in arrivo c’è la R4
La nuova scommessa di Renault in Europa è la nuova utilitaria R5, un’elettrica da 25.000 euro appena arrivata sul mercato. Seguiranno altri modelli, fra cui una versione elettrica della storica R4, auto simbolo degli Anni ‘60 e ‘70. Provost ha dichiarato che entro l'inizio del 2026 tutti i veicoli elettrici del gruppo, compresi i modelli più vecchi, saranno disponibili con batterie più economiche al litio ferro fosfato (LFP).
In Cina Renault è anche alla ricerca di produttori di componenti per ampliare la sua rete di fornitori. Dice Provost: “Lavoriamo sempre a stretto contatto con i nostri fornitori in Europa, ma quelli europei tendono a concentrarsi sui componenti a più alto margine e valore aggiunto. A volte mi mancano alcuni componenti di base, ed è in Cina che li trovo, più semplici e di alta qualità”.
Molti considerano il gruppo troppo piccolo per sopravvivere da solo, nonostante il 15% di proprietà del governo francese. “Stiamo recuperando terreno e stiamo accedendo più rapidamente ai mattoni della tecnologia”, ha detto Provost. “Entro il 2026, la nostra competitività - in termini di software, di batterie - sarà paragonabile a quella dei produttori cinesi che costruiscono localmente in Europa”.
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