Rendimento fino al 16,32% annuo con il certificate sui colossi bancari europei

Comunicazione Pubblicitaria Certificati
22/09/2025 07:30
Rendimento fino al 16,32% annuo con il certificate sui colossi bancari europei

Il Certificate di Vontobel con Isin DE000VH0LVN1 si compra sotto la pari a 980 euro e tre sottostanti su quattro si trovano oltre il livello iniziale: BBVA +11,6%, Banca MPS +5,5%, Société Générale +5,8%, Commerzbank è l’unico con segno meno (-2,2% dallo strike).

Il rendimento potenziale annuo è del 16,32% (calcolato sul prezzo attuale e sulla restante vita del prodotto) grazie a un flusso di premi mensili con memoria pari a 12,50 euro. La barriera cedolare parte dal 60% del livello iniziale dei sottostanti per poi scendere al 50% all'ultima data di valutazione

Possibilità di rimborso anticipato già dopo sei mesi di vita con la prima finestra che cade a febbraio 2026. A scadenza (agosto 2028), tra meno di tre anni, protezione del capitale fino a ribassi del 50% dal livello iniziale dei sottostanti.

Oggi sul mercato non è facile trovare un certificate che renda tanto con una barriera così profonda.

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Prezzo sotto la parità e barriere profonde

Rendimento elevato, barriera cedolare finale e sul capitale molto profonde e come sottostanti quattro grandi istituti di credito in Europa: BBVA, Commerzbank, Banca MPS e Société Générale. Ecco i punti di forza del certificate targato Vontobel con Isin DE000VH0LVN1, acquistabile in questo momento sul mercato secondario a 980 euro, che offre un rendimento potenziale annuo del 16,32% (tenendo conto della vita residua del prodotto e del prezzo attuale di acquisto).

La forza del certificate risiede in una barriera cedolare che dal 60% del livello iniziale dei sottostanti scende, con un gradino finale, in basso fino al 50% all’ultima data di valutazione (4 agosto 2028). Il segreto del certificate è proprio questo: unire una barriera finale bassa dei premi mensili all'effetto memoria, risultato? L’investitore a scadenza ha la possibilità di incassare tutte le cedole di 12,50 euro mensili, come se la barriera fosse sempre stata al 50%. In totale, il certificato può distribuire 35 premi mensili (la prima cedola è già stata staccata), per un ammontare complessivo di 437,50 euro. Acquistando il prodotto oggi a 980 euro e rapportando il rendimento complessivo alla vita residua inferiore ai tre anni (2,86 anni), il ritorno annualizzato si attesta al 16,32%.

Per il calcolo esatto ci vuole un attimo: in meno di tre anni (2,86 anni), l’investitore potrebbe incassare 437,50 euro di premi (12,50 euro moltiplicato per le 35 cedole totali) più 20 euro di capital gain (differenza tra il prezzo attuale di 980 euro e il rimborso a 1.000 euro). A conti fatti, un investimento di 980 euro, si traduce in un ritorno complessivo del 46,68% da qui alla scadenza prevista per agosto 2028, che una volta annualizzato porta il rendimento potenziale al 16,32%, parametro utile per confrontare questo prodotto con altri Cash Collect presenti sul mercato.

Da non trascurare la possibilità di rimborso anticipato (autocall) dopo già sei mesi di vita: la prima finestra è fissata per il 4 febbraio 2026. Se tutti i sottostanti in quella data risulteranno sopra i rispettivi livelli iniziali, il certificate verrà rimborsato a 1.000 euro più cinque cedole di 12,50 euro (il primo premio è già stato pagato). Il risultato per l’investitore, a fronte di un esborso di 980 euro, sarebbe un guadagno complessivo di 1.062,50 euro (1.000 euro più 62,50 euro di cedole) a cui va aggiunto il capital gain di 20 euro come differenza tra il rimborso (1.000 euro) e il prezzo di mercato attuale (980 euro). In meno di cinque mesi (4,41 mesi) il rendimento sarebbe dell'8,42% (62,50 euro di premi più 20 euro di capital gain su 980 euro di acquisto), pari a un ritorno annualizzato che balzerebbe così al 22,91%. Perché scenario si realizzi basterebbe che Commerzbank guadagnasse il 2,2% con gli altri titoli fermi sui livelli attuali.

La protezione del capitale a scadenza (4 agosto 2028) è condizionata da una barriera molto profonda, posta al 50% del livello iniziale dei sottostanti. In questo momento, tre titoli su quattro si trovano oltre il livello iniziale: BBVA +11,6%, Banca MPS +5,5%, Société Générale +5,8%; solo Commerzbank si trova del 2,2% sotto il valore iniziale.

Vediamo da vicino i livelli di riferimento del certificate:

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Premi mensili con memoria di 12,50 euro

Il flusso cedolare rappresenta il principale punto di forza del certificato di Vontobel con Isin DE000VH0LVN1. Ogni mese l’investitore può incassare un premio con memoria dell’1,25% del nominale (1.000 euro), pari a 150 euro in un anno. In ogni data di osservazione mensile, la cedola verrà distribuita se nessuno dei sottostanti si troverà sotto la barriera posta al 60% del livello iniziale.

All’ultima data di valutazione del 4 agosto 2028 la barriera cedolare scenderà, con un gradino finale, al 50%, permettendo all'investitore di incassare tutti gli eventuali premi mensili in memoria non staccati, se il peggiore dei sottostanti non sarà crollato del 50% (e non solo del 40%) dal livello iniziale. Le cedole verranno quindi pagate anche in caso di netti ribassi dei sottostanti, basta che alle date di osservazione il calo dal valore iniziale del titolo peggiore non superi il rispettivo livello barriera.

Un ruolo decisivo lo ricopre l’effetto memoria. Questo significa che una premio non pagato non è definitivamente perduto ma rimane in pancia al prodotto e, nelle successive date di osservazione, qualora si verifichino le condizioni che danno diritto al pagamento, i premi non pagati in precedenza vengono distribuiti tutti insieme compreso quello di pertinenza di detta data di osservazione.

L'obiettivo di questo certificate è quello di aumentare le possibilità di stacco di tutti i premi, grazie a una barriera finale al 50% del livello iniziale unita all’effetto memoria. In virtù di questo meccanismo, per chiudere l’investimento in bellezza e portare a casa tutti i 35 premi previsti (la prima cedola è già stata pagata), nessuno dei sottostanti dovrà crollare del 50% dal livello iniziale all’ultima data di osservazione, ovvero il 4 agosto 2028.

A quel punto l’investitore avrà portato a casa un flusso di cedole pari a 437,50 euro, pari un rendimento annualizzato del 16,32% (corretto sul tempo residuo del prodotto e del prezzo di acquisto a 980 euro). Oggi sul mercato non è facile trovare un certificate che renda tanto con una barriera così profonda.

Un ulteriore vantaggio riguarda il trattamento fiscale: i premi del certificate sono considerati dal Fisco “redditi diversi”, quindi utilizzabili per compensare eventuali minusvalenze pregresse registrate nello zainetto fiscale dell’investitore. In questo modo è possibile recuperare il credito fiscale derivante dalle perdite registrate entro i successivi quattro anni dalla loro realizzazione.

Gli scenari possibili alla scadenza naturale

L’obiettivo di questa struttura è quello di arrivare comunque a scadenza, offrendo una barriera cedolare molto bassa (fino al 50% del livello iniziale) e distribuire tutte le cedole sfruttando l’effetto memoria con un rendimento davvero elevato. La barriera a capitale, osservata solo alla scadenza (4 agosto 2028), è molto profonda e fissata al 50%, proteggendo il capitale investito da discese fino a -50% dal valore iniziale dei sottostanti. Se il certificate non verrà rimborsato anticipatamente, alla scadenza finale saranno due gli scenari possibili:

  1. Se tutti e tre i sottostanti quoteranno sopra, o allo stesso livello, della barriera il certificate verrà rimborsato al valore di emissione di 1.000 euro a cui vanno aggiunti 437,50 euro di premi. L’investitore riceverà quindi anche l’ultima cedola e i premi eventualmente non pagati trattenuti in memoria. Considerato il prezzo di acquisto attuale di 980 euro, il rendimento complessivo a scadenza raggiungerebbe il 46,68% (16,32% annualizzato).
  2. Se invece alla scadenza finale anche solo uno dei sottostanti dovesse quotare sotto il 50% dal valore iniziale (più che dimezzato), il certificate verrà rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei titoli. A questo valore dobbiamo aggiungerci le eventuali cedole staccate durante la vita del certificate, che andrebbero così a mitigare la perdita sul capitale. Per fare il calcolo esatto, ad oggi impossibile, dovremmo sapere l'ammontare dei premi distribuito.

Attualmente, i sottostanti si trovano ben distanti dalla barriera sul capitale: BBVA dista il 55,2%, Banca MPS il 52,6%, Société Générale il 52,7% e Commerzbank il 48,9%, rafforzando le probabilità di uno scenario favorevole a scadenza.

La solidità dei conti e tutti gli scenari del risiko bancario

Il 2025 si conferma l’anno del risiko bancario in Europa, con colossi come BBVA, Société Générale, Banca MPS e Commerzbank pronti a giocare partite decisive che potrebbero ridisegnare gli equilibri del credito continentale. BBVA

La banca spagnola ha confermato anche nel secondo trimestre 2025 una solida traiettoria di crescita, con un utile netto di circa 2,8 miliardi di euro, in progresso del 10% rispetto allo stesso periodo del 2024. L’incremento è stato trainato da un robusto margine di interesse netto (+8,4%) e dalla continua resilienza delle attività in Messico, principale generatore di utili per il gruppo. Il CET1 ratio fully loaded si è attestato al 13,2%, mentre il RoTE ha superato il 16%. Tuttavia, nonostante il contesto favorevole, BBVA ha mantenuto inalterata la guidance 2025, segnalando prudenza a causa delle incertezze macroeconomiche globali, in particolare riguardo al commercio con gli Stati Uniti.

Novità nel risico bancario anche in Spagna, dove si accende l’offerta lanciata da BBVA sulla catalana Sabadell dopo il giudizio negativo arrivato dal board di quest’ultima, secondo il quale l’offerta sottovalutava il valore della banca. Anche la recente cessione da parte di Sabadell della controllata britannica TSB a Banco Santander per 3,1 miliardi di euro (con un dividendo straordinario da 2,5 miliardi a favore degli azionisti) ha complicato ulteriormente l’operazione.

Stamattina il cda dei baschi ha annunciato l’aumento del 10% e la modifica della natura dell’offerta, rendendola interamente in carta contro carta. Pertanto, ora BBVA propone di scambiare 1 sua nuova azione per ogni 4,8376 azioni Sabadell, alzandola così rispetto alla precedente proposta di un concambio di una ogni 5,5483 oltre a 0,70 euro in contanti.

La nuova offerta valorizza Sabadell circa 17 miliardi di euro contro i 15 miliardi della proposta precedente e, secondo le quotazioni di Borsa della chiusura di venerdì, corrisponde a una valutazione di 3,39 euro per ogni azione Sabadell rispetto ai 3,14 euro della precedente offerta.

Société Générale

Il secondo trimestre 2025 segna per la banca francese un ritorno deciso alla crescita, con risultati superiori alle attese. L’utile netto è aumentato del 30,6% su base annua a 1,45 miliardi di euro, sostenuto dal rilancio del retail domestico e da una gestione più efficiente dei costi. I ricavi sono saliti a 6,79 miliardi, con un incremento dell’1,6% (+7,1% al netto delle dismissioni), mentre il cost-income ratio è sceso al 63,8% dal 68,4% di un anno fa. Il ritorno sul capitale tangibile (RoTE) si è attestato al 9,7%, con la banca che ha rivisto al rialzo i target per l’intero 2025, puntando a un ROTE intorno al 9%.

Il cuore della crescita arriva dalla rete retail francese, che ha più che raddoppiato i profitti grazie a un aumento del margine d’interesse del 15%. Sul fronte dei mercati, il trading obbligazionario ha beneficiato della maggiore volatilità, crescendo del 7,3%, mentre l’equity ha registrato un calo del 2,9%. A livello patrimoniale, il CET1 ratio resta solido al 13,5%. Parallelamente, Société Générale ha annunciato un riacquisto di azioni da 1 miliardo di euro a partire da agosto, destinato alla cancellazione, e l’introduzione di un dividendo intermedio in contanti già nel quarto trimestre, a conferma della nuova politica di distribuzione dei capitali.

La banca francese ha mostrato un forte interesse nel partecipare al consolidamento del settore bancario europeo. Il presidente Lorenzo Bini Smaghi ha sottolineato l'importanza di creare grandi istituti bancari europei per competere con le controparti statunitensi e garantire la stabilità finanziaria del Vecchio Continente. ​

Banca MPS

Nel secondo trimestre del 2025, la banca senese ha registrato un utile netto di 479 milioni di euro, ben oltre le attese, e un aumento dei ricavi grazie al contributo positivo di trading, margini e commissioni.

Il 24 gennaio, Banca MPS ha lanciato un’offerta pubblica di scambio (Ops) su Mediobanca, provocando un terremoto ai vertici della finanza italiana. Operazione gradita dal governo che ha già fatto sapere che non eserciterà il golden power. Il concambio prevede 2,533 azioni MPS per ogni titolo Mediobanca, con una soglia minima fissata al 35% e un obiettivo dichiarato del 66,7% del capitale. L'8 settembre è terminata l'Ops di MPS sulle azioni ordinarie Mediobanca, iniziata il 14 luglio (in origine Ops, che si è trasformata in Opas a seguito della decisione della banca senese di aggiungere a quanto messo già sul piatto una componente cash, in contanti, di 0,90 per azione). Il risultato ha stracciato le previsioni più ottimistiche, consentendo a Banca MPS di conquistare il 62% circa del capitale di Mediobanca. La riapertura dei termini ha preso il via ieri e andrà avanti per cinque giorni di Borsa aperta, nelle date del 17, 18, 19 e 22 settembre 2025.

Per opporsi alla scalata di MPS, Mediobanca aveva messo sul piatto una controffensiva con l’acquisizione di Banca Generali per 6,3 miliardi di euro, finanziata cedendo la propria quota in Generali. L’operazione, presentata come una spinta verso una “partnership industriale”, è stata però fermata dall’assemblea degli azionisti: solo il 35% dei votanti ha votato a favore, con 10% contrari e un’amazzonia di astensioni (32%), incluse quelle di Delfin e Caltagirone. Questo rifiuto ha compromesso la difesa strategica di Alberto Nagel, che aveva puntato su Banca Generali per rafforzare il gruppo e neutralizzare l’offensiva di MPS.

Commerzbank

La banca tedesca ha chiuso il secondo trimestre 2025 con un utile netto di 462 milioni di euro, in flessione del 14% su base annua a causa dei costi di ristrutturazione ancora elevati. I ricavi complessivi sono invece aumentati del 13% a 3,019 miliardi, trainati soprattutto dalle commissioni nette (+10% a 1,004 miliardi) e dal business legato ai titoli, al credito e al cambio. Il margine di interesse netto è rimasto sostanzialmente stabile a 2,062 miliardi.

Commerzbank ha avviato un programma di taglio costi ed efficientamento che sta già dando i suoi frutti sui conti: il cost-income ratio è migliorato dal 60% al 55%, mentre il risultato operativo è salito del 34% a 1,169 miliardi. Il ritorno sul capitale tangibile (RoTE) si è attestato al 10,7%, in forte rialzo rispetto al 7,3% dell’anno precedente.

La banca ha inoltre confermato una qualità degli attivi solida, con un NPE ratio all’1,1%, e ha rivisto al rialzo la guidance per il 2025: utile netto atteso intorno ai 2,5 miliardi, che diventerebbero 2,9 miliardi escludendo le spese di ristrutturazione. Rivisto verso l’alto anche il margine di interesse netto a circa 8 miliardi, rispetto ai 7,8 miliardi stimati in precedenza.

Nel frattempo, la scalata silenziosa di UniCredit in Commerzbank è arrivata a un nuovo punto di svolta: il gruppo guidato da Andrea Orcel detiene oggi circa il 26% dei diritti di voto nella banca tedesca, dopo aver convertito una parte consistente delle posizioni derivate in azioni fisiche. L’obiettivo dichiarato è spingersi fino al 29% circa, restando sotto la soglia del 30% che obbligherebbe a un’offerta pubblica d’acquisto.

Sul fronte regolamentare, UniCredit ha ottenuto via libera dalla Bce, dall’antitrust tedesco e dalla Federal Reserve, ma lo scenario resta tutt’altro che lineare. Il governo di Berlino ha ribadito la sua opposizione, definendo “sconnesso e ostile” l’approccio del gruppo italiano e chiarendo che non intende cedere ulteriori quote della banca simbolo del credito tedesco. Anche i sindacati di Commerzbank hanno espresso forte preoccupazione a Bruxelles, paventando rischi occupazionali e dubbi sulla reale sostenibilità industriale di un’eventuale fusione.

Il braccio di ferro resta dunque aperto: da un lato l’espansione strategica di UniCredit, che punta a rafforzare la propria presenza in Germania e a consolidare il progetto di un’integrazione bancaria europea; dall’altro le resistenze politiche e sociali che rallentano il percorso e rinviano qualsiasi decisione definitiva almeno oltre il 2025.

Il consensus degli analisti sui titoli del paniere

La view degli analisti sui quattro titoli sottostanti si conferma complessivamente positiva, rafforzando ulteriormente le prospettive favorevoli per il prodotto.

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La spagnola BBVA è monitorata da 23 analisti: 13 le raccomandazioni di acquisto (buy), 8 esperti dicono di mantenere le azioni in portafoglio (hold) e 2 consigliano di vendere (sell). Il target price medio è pari a 16,01 euro, che implica un upside potenziale del 2% rispetto ai valori correnti del titolo a Madrid.

Anche su Commerzbank, il sentiment si presenta più neutrale. Dei 21 analisti che monitorano il titolo, 7 consigliano buy, 9 suggeriscono hold e 5 sell. Il prezzo obiettivo medio è di 32,42 euro, in linea con i prezzi attuali a Francoforte.

Positiva anche la situazione per Société Générale: su 24 analisi che seguono il titolo, 15 consigliano buy, 8 suggeriscono hold e 1 sell. Il target price medio è di 60,55 euro, con un potenziale di crescita del 16% dai prezzi attuali a Parigi.

Banca MPS è seguita da 10 analisti: di questi, 5 raccomandano buy, 4 suggeriscono hold e 1 ha un giudizio sell. Il prezzo obiettivo medio si attesta a 8,77 euro, che implica un potenziale upside del 21% rispetto alla quotazione attuale a Piazza Affari.

Infine, su Commerzbank il sentiment si presenta più neutrale. Dei 21 analisti che monitorano il titolo, 7 consigliano buy, 9 suggeriscono hold e 5 sell. Il target price medio è di 32,42 euro, in linea con i prezzi attuali a Francoforte.

La combinazione tra distanza dalle barriere e prospettive positive degli analisti dovrebbe offrire una cornice di relativa tranquillità per gli investitori che valutano l'acquisto del certificate.

Attenzione: Il Certificate DE000VH0LVN1 è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.

Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento.
Vontobel gode di un buon rating:

  • Aa3 da parte di Moody's

I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione.
Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.

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