Restano i timori della crisi economica ma le grandi banche USA non ne hanno paura


A New York si preannuncia una nuova giornata positiva vista la crescita dei future, mentre le banche americane passano gli stress test della Federal Reserve, rassicurando i mercati sul loro stato di salute nel caso dell’arrivo di una recessione.


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Wall Street ancora positiva

Splende il verde alle borse asiatiche ed europee e anche a Wall Street sembra regnare un cauto ottimismo, in attesa della pubblicazione dell’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan e del dato sulle vendite di nuove case, previsti per le 16 di oggi.

I future sullo S&P 500 salgono dello 0,80% a pochi minuti dal suono della campanella di New York, con quelli sul Nasdaq e il Dow Jones che seguono con lo stesso andamento.

Powell e l’inflazione

Ieri l’attenzione degli investitori era rivolta all’intervento di Jerome Powell alla Camera di Washington, nel corso del quale il presidente della Federal Reserve aveva affermato di sperare di frenare la peggiore inflazione degli ultimi 40 anni senza aprire le porte alla recessione dell’economia, anche se ha ammesso che “il percorso è diventato sempre più impegnativo”.

Il Treasury Note a dieci anni (ZN) è a 3,117% da 3,14% di ieri mattina, dopo aver visto quota 3% nel corso della seduta. Il titolo a due anni, ad un rendimento del 3,02%, era martedì a 3,45%: per il biennale è il calo del rendimento più forte dal marzo del 2020.“Le aspettative di inflazione sono calate più dei tassi nominali, il che ha spinto all’ingiù i tassi reali, scesi sulla scadenza a dieci anni a 0,55% da 0,60% del giorno prima”, spiegano da WebSim. 

Banche USA superano gli stress test della Fed

La recessione da molti temuta, però, non fa paura alle grandi banche americane. La Federal Reserve ha promosso 33 grandi istituti statunitensi a seguito degli stress test effettuati, con i quali l’istituto centrale ha verificato la disponibilità di capitali sufficienti per affrontare una grave contrazione economica.

L’istituto di Powell ha ipotizzato uno scenario negativo in cui le perdite totali ammontano a 612 miliardi di dollari e nel corso dei test tutte le banche esaminate restano sopra i requisiti minimi di capitale.

In particolare, il common equity capital ratio aggregato, ossia l'indice di solidità delle banche, è proiettato verso un calo del 2,7% per scendere al 9,7%, ben superiore al 4,5% richiesto dalla legge.

Grazie al risultato, gli istituti saranno autorizzati ad annunciare dividendi e buyback a partire da lunedì, dopo la chiusura di Wall Street.

Premarket USA

L’azionariato di Wall Street vede Nike ancora positiva (+1%) prima dell’avvio delle contrattazioni ufficiali, dopo il +3% messo a segno ieri grazie alla notizia della futura chiusura definitiva di tutte le sue attività in Russia nel corso dei prossimi mesi.

Bene ancora Altria (+1%) dopo il +2,43% messo a segno ieri nonostante il divieto da parte della Fda della vendita negli USA delle sigarette elettroniche della controllata Juul, leader del settore.

Secondo round di licenziamenti per Netflix (+1%), con il taglio di altri 300 dipendenti dopo i 150 già annunciati a maggio, a cui si aggiunge la volontà di voler offrire un abbonamento più economico supportato dalla pubblicità. Le decisioni rientrano nella strategia della società di streaming finalizzata a ovviare ai problemi finanziari causati dalla perdita di centinaia di migliaia di abbonati nel primo trimestre di quest’anno.

Balzo del 50% per Zendesk, dopo l’indiscrezione del Wall Street Journal di un possibile accordo per essere acquisita da un gruppo di società di buyout composto da Hellman & Friedman LLC e Permira, potenzialmente una delle più grandi acquisizioni di private equity di quest’anno, anche se il prezzo non è stato diffuso.

In crescita del 3% FedEx, dopo i dati del primo trimestre dell’anno fiscale risultati in linea con le previsioni, mentre la sorpresa positiva è arrivata dai target per l’intero anno, spingendo JP Morgan ad alzare il target price a 284 dollari rispetto ai 228 della chiusura di ieri.

Petrolio

Torna a crescere il petrolio dopo che il calo dei giorni scorsi aveva portato l’indice Bloomberg, che raccoglie 22 materie prime di riferimento, a chiudere ieri a -3%, flessione che lo ha spinto sui minimi da marzo.

I future sul greggio vengono scambiati (+2%) intorno quota 106 dollari, ancora lontano dai massimi di quest’anno (147 dollari), mentre il Brent supera 112 dollari al barile.

Tra i prossimi market mover potrebbe esserci la riunione dell’Opec+ prevista per il 30 giugno, anche se gli stati membri potrebbero mantenere quanto già deciso in passato con un aumento leggero della produzione a luglio e agosto.

Colpo a Coinbase

Nel mondo delle criptovalute la notizia più importante riguarda il taglio del giudizio di Moody’s arrivato ieri sera su Coinbase, sette giorni dopo l’annuncio di 1.100 licenziamenti da parte della piattaforma di trading, un quinto dei suoi dipendenti.

In particolare, l'agenzia di rating americana ha portato le obbligazioni senior garantite (guaranteed senior unsecured notes) di Coinbase a Ba2 da Ba1, sempre più in area high yield o junk (spazzatura) e il debito della holding (corporate family rating debt) a Ba3 da Ba2. I debiti con rating pari o inferiore a Ba1 sono considerati obbligazioni junk.

Intanto, il Bitcoin accelera e viene scambiato sopra quota 21 mila dollari (+3%), rafforzando anche la posizione dell’Ethereum (+10%), a 1.219 dollari.

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