Rete unica, prende forma il progetto del Governo con Tim azionista di maggioranza


Secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier le risorse potrebbero arrivare dai contributi a fondo perduto previsti dal Recovery fund europeo.


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Roma vuole un operatore regolamentato con un soggetto a controllo pubblico come secondo azionista rilevante

Prende forma il progetto di rete unica allo studio del governo e le risorse potrebbero arrivare dai contributi a fondo perduto previsti dal Recovery fund europeo.

Lo riferisce Reuters citando tre fonti vicine al dossier. Lo schema elaborato da Roma vedrebbe la nascita di un nuovo operatore strettamente regolamentato, con un soggetto a controllo pubblico come secondo azionista rilevante dopo Telecom Italia (Tim). Secondo il piano portato avanti dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, la rete fissa di accesso di Tim verrebbe integrata con gli asset in fibra di Open Fiber, operatore wholesale-only di proprietà di Enel e di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

La governance della nuova società, in cui Tim sarebbe azionista di maggioranza, assicurerebbe parità di accesso anche ad altri operatori e sarebbe aperta ad altri soggetti interessati a partecipare al progetto. Mentre lo Stato entrerebbe tramite Cdp (che oltre al 50% di OpenFiber detiene anche un 9,9% di Tim). Reuters riporta anche la possibilità della creazione di un “monitoring trustee”, nominato dal garante delle comunicazioni, impegnato a vigilare sul nuovo soggetto.

In questo schema Enel potrebbe uscire dal dossier vendendo il 50% di Open Fiber in parte a Cdp o ad un altro investitore pubblico, così da garantire il controllo del governo.

Questa mattina il titolo si muove sotto la parità in apertura di mercati, registrando, alle 9,30, un -0,73% scambiato a 0,38 euro.

Si avvicina il termine per la decisione sull’offerta di Kkr. Il nodo Vivendi

Intanto si staccano le pagine dal calendario e si avvicina la data del 31 agosto, termine ultimo per la decisione sulla vendita di una quota di minoranza della rete secondaria al fondo di private equity Usa Kkr. Sul piatto 7,7 miliardi di euro con cui Tim avrebbe le risorse per sostituire il rame con la fibra, e cablare il 56% della case italiane nelle aree nere e grigie del Paese entro il 2025. L’ad di Tim, Luigi Gubitosi, ha detto che l’operazione andrà a termine soltanto se il controllo resterà in mano a Tim.

Questa mattina Repubblica sottolinea il ruolo di Vivendi nel dossier. Per fondersi con Open Fiber e arrivare alla rete unica senza perdere il controllo, infatti, Tim dovrebbe scorporare i servizi e per farlo avrebbe bisogno di un’assemblea straordinaria. Qui entra in gioco il primo azionista della società di Tlc, il conglomerato francese (23,9%) sarà dunque l’ago della bilancia sulle scelte future della società di telecomunicazioni italiana. Dall’altra parte c’è anche l’opposizione di Francesco Starace, ad di Enel, intenzionato a non vendere il suo 50% in Open Fiber se sarà Tim il principale azionista della nuova rete unica.

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