Riforma della tassazione sui redditi finanziari

18/08/2023 10:45
Riforma della tassazione sui redditi finanziari

La riforma fiscale propone di superare l’attuale divisione tra redditi diversi e redditi di capitale, creando un’unica categoria reddituale da tassare per cassa. Inoltre, sarà offerto ai contribuenti la flessibilità di scegliere tra il regime dichiarativo e un regime semplificato.

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La legge delega per la riforma fiscale è approdata, nella sua versione definitiva, in Gazzetta Ufficiale il 14 agosto. Si tratta della legge nr. 111 del 9 agosto 2023, che entrerà ufficialmente in vigore il prossimo 29 agosto 2023. A partire da questa data, quindi, il governo potrà approvare dei decreti attuativi che, nel rispetto dei principi indicati dalla legge delega, andranno a modificare il sistema fiscale italiano.

Questo ambizioso progetto punta a rivoluzionare il sistema tributario italiano, da tempo considerato macchinoso, distorsivo e instabile.

Una caratteristica centrale della riforma fiscale è l'imposta sostitutiva basata sul "risultato complessivo netto dei redditi finanziari". Questo comprende sia i redditi di capitale, come interessi e dividendi, sia elementi come plusvalenze e minusvalenze che compongono i redditi diversi di natura finanziaria.

Il sistema attuale di tassazione dei redditi finanziari e le sue pecche

Prima di addentrarci nella nuova riforma della tassazione dei redditi di natura finanziaria, occorre aver compreso i princìpi dell’attuale sistema di tassazione dei redditi finanziari in Italia, risalente al 1997. Esso presenta delle specifiche caratteristiche che lo rendono molto complesso:

  • Classificazione dei redditi di natura finanziaria: il sistema distingue tra i "redditi di capitale", derivanti da forme statiche di impiego e tassati sul loro valore lordo, e i "redditi diversi", derivanti da forme dinamiche o sintetiche di impiego e determinati al netto di minusvalenze e perdite della medesima natura.
  • Aliquota Proporzionale: la tassazione principale si attesta al 26%, un tasso che si differenzia da altre aliquote proporzionali presenti nell'ordinamento. Ci sono eccezioni significative, come, ad esempio, l’aliquota al 12,5% sugli interessi ed altri proventi dei titoli pubblici italiani, dei titoli equiparati e di quelli esteri white list.
  • Meccanismi di Tassazione: si distinguono tre modalità di tassazione: regime gestito, regime amministrato e regime dichiarativo. Ognuna di queste ha effetti diversi sulla determinazione dell'imponibile e dell'imposta e sul timing di prelievo.
  • Tipi di Strumenti Finanziari: Gli strumenti finanziari sono suddivisi in tre categorie: titoli azionari e simili, titoli obbligazionari e simili, titoli atipici (il restante), con disposizioni specifiche in termini di valutazione e procedimento.

Questo sistema presenta delle innegabili criticità. La distinzione tra "redditi di capitale" e "redditi diversi di natura finanziaria", con le relative modalità di determinazione della base imponibile, impedisce la compensazione tra queste due categorie di redditi. Questa separazione può portare a inefficienze nel mercato dei capitali e a decisioni fiscali strategiche da parte degli investitori.

Un'ulteriore anomalia emerge con i proventi derivanti dalla partecipazione a fondi comuni di investimento, che sono classificati in modo differente se sono positivi (redditi di capitale) o negativi (redditi diversi), creando sfide e grattacapi per gli investitori.

Addio alla distinzione tra redditi diversi e di capitale

La principale novità riguarda l'eliminazione della distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi di natura finanziaria. L’obiettivo è ridurre le interferenze fiscali nelle decisioni di investimento.

Verrà introdotta una singola categoria di redditi finanziari, unendo gli attuali redditi di capitale e redditi diversi. Inoltre, saranno stabilite anche nuove norme per assicurare che questa categoria sia esaustiva. Questo richiederà una revisione e unificazione delle attuali disposizioni normative, considerando anche le recenti modifiche legate alla tassazione delle cripto-attività.

Regime semplificato in sostituzione di regime amministrato e gestito

Il principale metodo di tassazione sarà il "regime della dichiarazione", attraverso il quale l'imposta sostitutiva verrà calcolata nella dichiarazione dei redditi e pagata dal contribuente. A tale regime, tuttavia sarà affiancato un regime opzionale "semplificato" gestito da banche e altri intermediari autorizzati, ai quali rimarrà l’onere dell’applicazione dei prelievi tributari a monte, la dichiarazione e la comunicazione all’amministrazione finanziaria dei relativi dati. Questo regime combinerà aspetti degli attuali regimi amministrato e gestito, con una tassazione focalizzata sul risultato complessivo netto piuttosto che su singole operazioni.

Un passaggio graduale

La transizione verso un nuovo sistema fiscale, come quello proposto dalla riforma, comporta inevitabilmente una serie di sfide. Al cuore di queste sfide ci sarà la tanto attesa compensazione di minusvalenze e perdite anche con redditi di capitale.

Queste novità non potranno che essere introdotte in modo graduale, anche per minimizzare gli impatti sul software degli intermediari ed evitare che gli investitori privilegino alcuni strumenti finanziari rispetto ad altri.

Inoltre, la nuova compensazione delle minus potrebbe causare fluttuazioni impreviste nel gettito fiscale: questa potenziale instabilità nel gettito, dovuta alla possibilità per i contribuenti di bilanciare le perdite con i guadagni, sottolinea la necessità di una transizione riflessiva e calibrata.

Invece di permettere immediatamente una compensazione di tutto con tutto, secondo un articolo pubblicato il 15 agosto sul Sole 24 Ore “la soluzione più semplice potrebbe essere quella di consentire l’utilizzo delle minusvalenze eccedenti rispetto ai redditi diversi non dalla totalità dei redditi di capitale che concorreranno a formare il risultato complessivo netto (quelli soggetti a ritenuta d’imposta o imposta sostitutiva), ma da un percentuale degli stessi che potrebbe essere fatta crescere nel tempo, secondo lo schema già in uso nel reddito d’impresa”. Questo passaggio graduale permetterebbe al legislatore di tenere il gettito «sotto controllo».

Il coordinamento tra ritenute e imposte sostitutive

Nel contesto della proposta di riforma fiscale, è di cruciale importanza il coordinamento tra le ritenute e le imposte sostitutive applicate ai redditi di capitale. Esistono due scenari principali a seconda del regime scelto dal contribuente:

  • Regime dichiarativo: in questo regime, quando un contribuente riceve redditi di capitale, come interessi o dividendi, potrebbero essere applicate delle ritenute dagli emittenti o dagli intermediari. Tuttavia, con la nuova proposta di riforma, queste ritenute sarebbero scomputabili dall'imposta sostitutiva sul "risultato complessivo netto dei redditi finanziari". In pratica, ciò significa che le ritenute già pagate sarebbero dedotte dall'ammontare totale dell'imposta dovuta, evitando così una doppia tassazione.
  • Regime semplificato: questo regime viene gestito principalmente da banche e intermediari autorizzati. In questo contesto, le ritenute tradizionalmente applicate sui redditi di capitale potrebbero diventare del tutto non applicabili. Questa esclusione sarebbe simile a quella attualmente in vigore per il risparmio gestito

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