Rublo, continua il calo dopo la stretta della Banca centrale russa

La valuta russa era arrivata a toccare i minimi di 17 mesi, ma un forte intervento dell’istituto centrale continua a rafforzare le sue quotazioni nei confronti del dollaro.
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Rublo in recupero
Prosegue il recupero del rublo nei confronti del dollaro dopo la decisione della Banca centrale russa di aumentare i tassi di interesse.
Questa mattina la valuta russa scambia a 96,6774 nei confronti del dollaro dopo aver toccato un minimo ieri di 95,30.
Prima dell’intervento dell’istituto centrale, il rublo era scivolato a quota 102, ai minimi di 17 mesi e in calo del 30% dall’inizio dell’anno, mentre ha perso circa un quarto del proprio valore da quanto Vladimir Putin ha inviato truppe in Ucraina nel febbraio 2022, indebolito dalle sanzioni occidentali sulla bilancia commerciale del paese, oltre che dall’aumento della spesa militare.
Aumentano i tassi
Dopo il crollo del rubo, il consigliere economico del presidente Vladimir Putin aveva criticato la banca centrale, attribuendo il calo della valuta ad una politica monetaria accomandante, segno di un crescente disaccordo tra le autorità monetarie. Nelle ore successive la Banca centrale russa aumentava il tasso di riferimento di 350 punti base, portandolo al 12%, con l’obiettivo di limitare i rischi per la stabilità dei prezzi.
Si tratta del secondo aumento consecutivo del costo del denaro e del maggiore da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina dello scorso anno.
La pressione inflazionistica nel paese “sta crescendo”, si legge nel comunicato dell’istituto centrale russo, con l’inflazione che dal 7 agosto segnava un +4,4%, mentre negli ultimi tre mesi la crescita dei prezzi è stata in media del 7,6% in termini annualizzati su base destagionalizzata, mentre la misura ‘core’ è cresciuta del 7,1%.
Se da un lato la crescita costante della domanda interna amplifica la pressione inflazionistica sottostante, in quanto superiore alla capacità del paese di aumentare la produzione, questa ha un impatto sulla dinamica del tasso di cambio del rublo attraverso l’elevata domanda di importazioni.
Pertanto, spiega la banca, “la trasmissione del deprezzamento del rublo ai prezzi sta guadagnano slancio e le aspettative di inflazione sono in aumento”, incrementando “notevolmente il rischio di una deviazione dell’inflazione verso l’alto dall’obiettivo”, fissato al 4% nel 2024, per poi stabilizzarla.
A questo punto, la Bank of Russia si riunirà il prossimo 15 settembre 2023, per poi diffondere il proprio comunicato stampa sulla decisione alle ore 13:30 ora di Mosca (12:30 italiane), con molti analisti che si attendono un prossimo rialzo in quell’occasione, alla luce dell’avvertimento lanciato ieri: la banca “prenderà ulteriori decisioni chiave sui tassi in base all’andamento delle dinamiche di inflazione”.
La cripto russa
Mentre alzava i tassi di interessi, la Banca centrale russa annunciava il lancio del rublo digitale, con lo scopo di limitare l’impatto delle sanzioni sull’economia nazionale.
La criptovaluta, basata sulla tecnologia blockchain, rientra nelle Cbdc (central bank digital currency) e verrà emessa direttamente dall’istituto e conservata in portafogli elettronici (wallet).
Al momento è in corso ancora la fase sperimentale, con 13 banche e 600 persone coinvolte, con quest’ultimi che potranno effettuare pagamenti in 30 punti vendita dislocati in 11 città del Paese.
Una volta finita questa fase di sperimentazione, tutte le operazioni effettuate in questa valuta “saranno gratuite per i cittadini” e la commissioni per le imprese sarà “minima”, sottolineava la banca centrale, e Mosca spera di estendere il rublo digitale a tutti i russi che lo desiderano “entro il 2025-2027”.
Secondo il conteggio dei ricercatori del Consiglio Atlantico, la Russia diventa così il 21esimo Paese al mondo a entrare nella fase sperimentale per lanciare una moneta digitale, al pari di molti Stati, mentre solo altri 11, tra cui la Nigeria, ne hanno già introdotto una.
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