L'S&P 500 può continuare a crescere solo se il rialzo dei titoli sarà corale


I margini di profitto delle imprese hanno resistito meglio del previsto nel 2023, grazie alla riduzione dei costi, ma nel 2024 potrebbe scendere.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Inflazione della Germania YoY di gennaio in uscita oggi alle 8:00 (stima 2,9% contro 3,7% di dicembre) e produzione industriale dell’Italia MoM di dicembre (stima +0,8% contro -1,5% di novembre).

Ieri i prezzi della Cina di gennaio hanno fatto registrare una flessione maggiore delle attese (-0,8% contro -0,5% atteso e -0,3% di dicembre), confermando l’aumento della deflazione con tutti i problemi che questa si porta dietro. Richiesta di sussidi settimanali USA alla disoccupazione leggermente inferiori alle attese (218k contro 221k stimati e 227k della scorsa settimana).

La stagione degli utili societari del 4Q23 negli Stati Uniti è in pieno svolgimento. Per il momento non crediamo che questo possa rovinare la propensione al rischio positiva. L’S&P 500 ha toccato il massimo storico la scorsa settimana, poiché la maggior parte delle principali aziende tecnologiche ha superato le aspettative di utili degli analisti. Riteniamo tuttavia che gli utili cresceranno meno di quanto previsto dai mercati quest’anno, dopo la stagnazione nel 2023. I guadagni tecnologici e il taglio dei costi hanno infatti sostenuto i margini, ma vediamo che le pressioni sono in continuo aumento.

Ci troviamo in un nuovo regime di maggiore volatilità macroeconomica e di mercato che si riflette nei margini di profitto aziendali. I margini di profitto netti dell’S&P 500 sono aumentati fino ai massimi storici durante la pandemia poiché le aziende hanno trasferito costi più elevati ai consumatori. L’inversione dei modelli di spesa legati alla pandemia e la solida crescita salariale hanno spinto i margini al ribasso a fine 2023 rispetto a un picco di circa il 13% del 2022. Tuttavia, questi hanno resistito meglio del previsto a fronte delle pressioni salariali e dei tassi di interesse più elevati. Soprattutto per i titoli tecnologici a mega capitalizzazione.

Escludendo questi ultimi, i margini di profitto dell’S&P 500 si sono normalizzati più vicini ai livelli pre-Covid (intorno all’9% nominale). Le misure di riduzione dei costi, come i licenziamenti, hanno aiutato le aziende a preservare i margini di profitto. Per ora. E’ possibile che i margini abbiano spazio per scendere, visto che gran parte della riduzione dei costi è di fatto terminata

Se non era chiaro ai mercati finanziari prima della riunione della Fed della scorsa settimana, dovrebbe esserlo ora: un taglio dei tassi a marzo non avverrà. La probabilità è zero? Beh, no, non lo è, ma a nostro avviso la possibilità di un taglio dei tassi il mese prossimo è decisamente minima.

Le possibilità sono in diminuzione anche nel meeting di maggio. Perché? Per prima cosa, il mercato del lavoro e la spesa al consumo sono ancora troppo forti perché i banchieri centrali possano acquisire ulteriore fiducia (parole di Powell) che il drago dell’inflazione sia stato ucciso. La Fed vuole ulteriori prove prima di dichiarare la vittoria. Ci siamo molto vicini, ma il fioro cova ancora sotto la cenere dell’inflazione.

Notiamo, tuttavia, che mentre la probabilità di sei o più tagli dei tassi quest’anno continua a diminuire, il mercato azionario ha marciato al rialzo e ha stabilito una serie di nuovi record nelle ultime settimane. Il progresso verso nuove vette è stato tuttavia limitato perché un’ampia fascia di titoli non vi ha partecipato. In effetti, solo 2 degli 11 settori azionari dell’indice S&P 500 hanno sovraperformato l’SPX negli ultimi due mesi. In modo ottimale, quando il mercato azionario viene scambiato in rialzo, partecipano molti titoli e settori. Un ampio progresso, secondo la maggior parte degli analisti, è una buona cosa. Ma negli ultimi 12 mesi solo tre settori hanno sovraperformato l’SPX: IT, Servizi di comunicazione e beni di consumo voluttuari.

Siamo convinti che questi settori siano sopravvalutati e riteniamo opportuno che gli investitori riducano le esposizioni. Tra i settori rimasti al palo ma che riteniamo abbiamo il potenziale per aggiungere valore in prospettiva futura, troviamo l’industriale, quello dei materiali, della sanità e dell’energia.

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