Saltano le Dta, le banche ripiegano a Piazza Affari

Settore bancario in affanno dopo la bozza del decreto Sostegni bis: il tetto delle Dta non sarà innalzato al 3%. Secondo gli analisti il nuovo framework sarebbe meno incoraggiante per le fusioni bancarie. Calano gli acquisti su Banco Bpm.
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Dl sostegni bis: le Dta trasformabili in credito d’imposta restano al 2%
La nuova bozza del Decreto sostegni bis impone la frenata al settore bancario italiano. A fine mattinata l’indice di settore ripiega dello 0,50% contro un Ftse Mib in rialzo dello 0,019%. Ad accorciare le prospettive degli istituti di credito del nostro Paese i contenuti della prima bozza del Decreto sostegni bis sul settore. In particolare, non sarebbe incluso l'atteso innalzamento al 3% del tetto delle Dta trasformabili in credito d'imposta dal 2% della precedente versione in caso di fusioni bancarie.«La nuova bozza sulle Dta è peggiore di quella uscita in precedenza e questo rende più difficili le fusioni», commenta un trader interpellato da Reuters.
Secondo quanto riporta Il Sole 24Ore, citando fonti vicine al palazzo, la riforma sarebbe “solo congelata e non accantonata”. Alla base dello stop motivi politici, in particolare i partiti di destra (vedi Lega) sarebbero “scettici” sul rimettere mano alla norma. Un’altra motivazione sarebbe da ricercare nel mercato: a seconda della formulazione assunta “le nuove regole avranno impatti diversi sull’ecosistema bancario, con alcuni istituti come Mps, UniCredit e Bpm in mezzo al guado”.
Bpm prima vittima del mancato innalzamento del tetto
A farne le spese, soprattutto Banco Bpm, soltanto ieri sulla cresta dell’onda in quanto centro di interesse per eventuali fusioni nello scacchiere bancario italiano. A fine mattinata la banca guidata da Giuseppe Castagna, dopo una breve sospensione al ribasso segna un rosso del 2,68% a 2,68 euro. Una débâcle dopo le attese di ieri in cui si indicavano potenziali fusioni con Bper e Unicredit.Male anche banca Mps con -1,27%, mentre Unicredit recupera a fine mattinata e si porta poco sopra la parità a 0,04%. Resta in flessione l’altra big di settore, Intesa Sanpaolo, che cede lo 0,74% e scambia a 2,33 euro.
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