Scintille sul rame, accordo vicino Stati Uniti-Europa

Parlando con i giornalisti dopo una riunione di gabinetto, Trump ha detto che imporrà tariffe del 50% sulle importazioni di rame, senza chiarire sulle tempistiche. C’è molto rumore sui dazi, ma alla fine tassi tariffari effettivi degli Stati Uniti rimarranno intorno ai livelli attuali, secondo Jonas Goltermann, vice capo economista dei mercati di Capital Economics.
Goldman Sachs ha alzato le previsioni di rendimento a tre, sei e 12 mesi per l'S&P 500, citando le aspettative di taglio dei tassi d'interesse statunitensi e la continua forza fondamentale dei principali titoli a grande capitalizzazione come fattori chiave.
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Il nove luglio, considerato fino alla scorsa settimana un giorno critico per l’entrata in vigore dei dazi annunciati il due aprile dagli Stati Uniti, si è aperto in Asia Pacifico con movimenti laterali delle borse. Ieri Wall Street ha chiuso intorno alla parità
Lunedì sera Trump ha emesso un ordine esecutivo che concede a tutti i paesi minacciati da un incremento delle tariffe doganali, una nuova scadenza, al 1° agosto, per trovare un accordo.
DAZI SU RAME E FARMACI
Parlando con i giornalisti dopo una riunione di gabinetto, Trump ha detto che imporrà tariffe del 50% sulle importazioni di rame, senza chiarire sulle tempistiche: l’annuncio ha fatto schizzare il prezzo dei future del metallo. Nel corso della notte i prezzi si sono stabilizzati. Nel corso della conversazione con la stampa, il presidente ha anticipato dazi sui prodotti farmaceutici importati: per questa categoria, l’entrata in vigore degli aumenti sarà di certo più avanti. Ci sarà un periodo di grazia che darà alle aziende il tempo di adeguare le loro filiere.
TRUMP NON FA SUL SERIO
Nel tentativo di smorzare le recenti critiche del TACO (Trump Always Chickens Out), il presidente ha ribadito che la nuova scadenza del primo agosto non sarà prorogata.
“Gli investitori faranno probabilmente meglio a ignorare gli ultimi annunci di Trump sulle tariffe. Il nostro scenario di base rimane che, in aggregato, i tassi tariffari effettivi degli Stati Uniti rimarranno intorno ai livelli attuali", scrive in una nota ripresa da Barron’s, Jonas Goltermann, vice capo economista dei mercati di Capital Economics. Sebbene il continuo rumore dei dazi possa generare una certa volatilità nel breve termine, riteniamo che l'asticella per un altro grande sell-off rimanga piuttosto alta”.
GOLDMAN SACHS ALZA I TARGET
Gli strategist della banca hanno alzato le previsioni di rendimento a tre, sei e 12 mesi per l'S&P 500, citando le aspettative di taglio dei tassi d'interesse statunitensi e la continua forza fondamentale dei principali titoli a grande capitalizzazione come fattori chiave.
Il report prevede un guadagno del 3% a tre mesi e dell'11% a 12 mesi, con l'obiettivo di raggiungere livelli dell'indice rispettivamente rivale a 6.400 e 6.900.
"Tuttavia, ci aspettiamo che la digestione delle tariffe sia un processo graduale e le società a grande capitalizzazione sembrano avere una certa riserva di scorte in vista dell'aumento delle tariffe”. Gli analisti hanno mantenuto le loro previsioni di crescita degli utili per azione per l'S&P 500 a +7% sia per il 2025 che per il 2026, ma hanno sottolineato che rimangono rischi sia al rialzo che al ribasso. Si prevede di rivalutare queste stime dopo la stagione degli utili del secondo trimestre.
PICCOLI INVESTITORI SCATENATI
I primi sei mesi dell’anno si sono conclusi con una serie di record a Wall Street, ma solo qualche settimana prima, Nasdaq ed S&P500 erano precipitati in area orso, quella che gli indici incontrano dopo una correzione del 10% dai massimi precedenti. I piccoli investitori non si sono lasciati spaventare ed hanno continuato a comprare e vendere: complessivamente, secondo le rilevazioni di Nasdaq, il retail ha acquistato azioni per un valore complessivo di circa 3,4 trilioni di dollari nella prima metà del 2025. Allo stesso tempo, ne hanno vendute per un valore di circa 3,2 trilioni, portando il totale scambiato a oltre 6,6 trilioni di dollari: per un periodo ad alta volatilità, si tratta di una cifra notevole. Gli afflussi netti cumulati in azioni e fondi negoziati, hanno raggiunto i 137,6 miliardi di dollari nella prima metà del 2025.
Indicazioni analoghe arrivano anche da Vanda Research, in un report citato da MarketWatch: gli analisti della società di ricerca sui mercati del capitale scrivono che gli investitori hanno acquistato 155,3 miliardi in azioni singole ed ETF nella prima metà del 2025. Si tratta della più grande entrata netta di denaro da parte degli investitori al dettaglio dal 2014. Le entrate hanno superato il precedente massimo di 152,8 miliardi raggiunto nella prima metà del 2021.
Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in lieve rialzo, future del Dax di Francoforte +0,2%. Ieri il Ftse Mib di Milano ha chiuso in positivo, +0,7%.
ACCORDO SUI DAZI TRA USA E EUROPA
La firma sarà "entro due giorni", prometteva ieri sera Donald Trump. Niente dazi zero, come auspicava l'Europa: nella lettera in arrivo a Bruxelles, il compromesso si fermerà con tutta probabilità attorno al 10%, scrive l’Ansa.
Quanto basta per una prima intesa di principio che, ancora da perfezionare, non scioglie il nodo dei settori strategici su cui il Vecchio continente vorrebbe strappare esenzioni. "L'Ue ora ci sta trattando molto bene", ha osservato Trump, riferendo dei contatti diretti con Ursula von der Leyen.
Ma il patto alle porte non cancellerebbe le tariffe già in vigore su acciaio, alluminio e automotive. La Germania non ci sta: il ministro delle Finanze Lars Klingbeil al Bundestag ha detto che l’accordo, "dovrà essere equo". In caso contrario, "le contromisure sono pronte". Se l'amministrazione alzasse i dazi sulle importazioni dell'UE al 50% minacciato, i prezzi al consumo aumenterebbero di 0,4 punti percentuali, scrive Sam Tombs, capo economista di Pantheon Macroeconomics, che però si aspetta un accordo.
RECESSIONE IN EUROPA
Lo scontro sui commerci con gli Stati Uniti non si dovrebbe concludere con il ritorno alle condizioni precedenti il Liberation Day, se va bene ci saranno dazi al 10%. “In questo contesto, la probabilità di una recessione – seppur moderata e di breve durata – aumenta proporzionalmente all’intensità delle misure commerciali” - scrive in una nota Sandra Rhouma, European Economist di AllianceBernstein.
A ciò si aggiunge il venir meno dell’effetto front-loading (l’anticipo delle esportazioni per aggirare eventuali dazi futuri), che ha temporaneamente sostenuto i dati sul PIL nel primo e, con ogni probabilità, anche nel secondo trimestre, ma che tenderà a esaurirsi nella seconda metà dell’anno, contribuendo al rallentamento della crescita”.
Nel frattempo, in Europa l’inflazione si è stabilizzata e i tassi si collocano in area neutra, i consumi restano deboli, nonostante un tasso di risparmio ancora elevato. La BCE ha ancora lavoro da fare.
FA PAURA IL DEBITO DEL REGNO UNITO
Il Gilt a dieci anni è tornato a indebolirsi ieri, con il tasso di rendimento salito ai massimi delle ultime quattro settimane a 4,64%.
La Gran Bretagna rischia di veder salire il costo del debito di 22 miliardi di sterline, in quanto i fondi pensione acquisteranno sempre meno titoli di Stato: l’avvertimento è contenuto in un documento dell'autorità di controllo fiscale. L'Office for Budget Responsibility lancia l’allarme sulla velocità di crescita del debito e sull'invecchiamento della popolazione, una dinamica che fa aumentare la spesa per l'assistenza sanitaria e le pensioni. Ci sono poi i rischi climatici e geopolitici.
Il primo problema da affrontare è quello del passaggio dalle pensioni a prestazione definita ai programmi a contribuzione definita, lo switch ridurrà infatti un'importante fonte di domanda di debito pubblico.
Il bollettino esce in un contesto di crescenti preoccupazioni sul debito pubblico, in avvicinamento al 100% del PIL: per trovare una situazione analoga si deve tornare ai primi anni '60. Senza interventi, il debito raggiungerà una spirale di oltre il 270% del PIL entro 50 anni, ha affermato l’OBR.
TITOLI
Unicredit ha convertito in azioni circa il 10% della posizione sintetica in Commerzbank portando la propria quota e i relativi diritti di voto a circa il 20%. UniCredit intende convertire in azioni la restante posizione sintetica di circa il 9% a tempo debito, raggiungendo circa il 29% dei diritti di voto in Commerzbank.
Media. Il mercato pubblicitario in Italia ha registrato un incremento degli investimenti del 3,4% a maggio, secondo le rilevazioni mensili della società di dati e analisi Nielsen.
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