Se un alieno avesse perso la strada...


Tra guerre in Europa e nel Medio Oriente, l'anno più caldo della storia a causa del riscaldamento globale e la crisi delle democrazie e delle polarizzazioni delle elezioni negli Stati Uniti, il mondo appare un po’ sottosopra, ma quando non lo è stato?

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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PMI manifatturiero dell’Europa di gennaio in uscita oggi alle 10:00 (stima 46,6 punti contro 44,4 di dicembre). Inflazione dell’Europa YoY di gennaio (stima 2,8% contro 2,9% di dicembre) alle 11:00. Alle 14:30 è la volta delle richieste dei sussidi settimanali alla disoccupazione USA (stima 211k contro 214k della scorsa settimana) alle 14:30, insieme alla produttività QoQ del 4Q23 (stima +1.9% contro +5,2% del 3Q23). Alle 15:45 è la volta del PMI manifatturiero USA di gennaio (stima 50,3 punti contro 47,9 di dicembre) e alle 16:00 dell’ISM manifatturiero sempre di gennaio (stima 47,4 punti, invariato rispetto a dicembre).

La Fed ha lasciato i tassi invariati al 5,25-5,50%, come previsto. Ha però cambiato l’orientamento: scompare infatti il riferimento a ogni restrizione addizionale di politica monetaria e si parla apertamente di un taglio del costo del credito, sia pure non immediato (come argomentavamo, la Fed non ha fretta di ridurre i tassi). Questo perché, ha sostenuto Powell, il cammino futuro continua a rimanere incerto. La Fed si è quindi riservata, senza sorprese, la clausola di cautela secondo cui resta pronta a modificare il proprio orientamento nel caso in cui emergano rischi che impediscano il raggiungimento dell’obiettivo.

In forte flessione sia rispetto alle attese che a dicembre, gli occupati ADP di gennaio (107k contro 145k attesi e 164k di dicembre), a conferma che la crescita dell’occupazione USA vista nei mesi scorsi, è stata determinata in prevalenza dal settore pubblico. Peggiore delle attese anche il PMI Chicago di gennaio (46 punti contro 48 stimato e 47,6 di dicembre).

E’ continuata ieri la serie negativa di dati della Germania, con le vendite al dettaglio MoM di dicembre negative dell’1,6% (+0,7% le stime, -0,8% in novembre). In flessione invece il tasso di disoccupazione di gennaio al 5,8% (dal 5,9% di dicembre) e l’inflazione di gennaio che scende per la prima volta dall’ottobre 2021 sotto il 3% (2,9% contro 3% atteso e 3,7% in dicembre).

Se un alieno avesse perso la strada e fosse atterrato inaspettatamente sulla Terra, inciampando nelle cronache quotidiane delle guerre in Europa e nel Medio Oriente, nell'anno più caldo della storia a causa del riscaldamento globale e della crisi delle democrazie e delle polarizzazioni delle elezioni negli Stati Uniti, c'è una buona probabilità che avrebbe acceso la sua astronave e sarebbe scappato di nuovo nello spazio. Chi potrebbe biasimarlo?

Stiamo vivendo un periodo di mercato al rialzo nella negatività. E questo toro, in particolare per quanto riguarda le elezioni statunitensi di novembre, sembra stia solo cominciando ora a decollare. Da quello che leggiamo sui principali media, sembrerebbe tuttavia che le prossime elezioni spaventino molto gli americani e di riflesso i mercati finanziari. Ecco un esempio: “Elezioni di Armageddon" (The Economist), "Il Pericolo Avanti" (The Atlantic) o "La Vera Minaccia per la Democrazia Americana" (The New York Times). Se a questo aggiungiamo la disinformazione sui social media, i deepfake e l'ubiquità dell'IA, non ci sorprendiamo che alcuni investitori abbiano iniziato a pensarla come Rip Van Winkle, ossia svegliatemi quando sarà finita.

Mentre mancano ancora 10 mesi alle elezioni e già percepiamo una sensazione di stanchezza e apprensione tra gli investitori a causa del voto di novembre. Infatti, secondo un sondaggio di Pew Research condotto a settembre 2023, quando interrogati sulla politica americana, il 65% dei partecipanti ha dichiarato di essere sempre o spesso esausto, mentre il 55% ha detto di essere anche arrabbiato. Nel frattempo, un recente sondaggio Gallup ha mostrato che solo il 28% degli adulti statunitensi - un minimo storico - è soddisfatto del funzionamento della democrazia nel paese.

Ma è chiaro che gli investitori non possono espatriare su un altro pianeta o fare un sonnellino. E quindi che si fa? Crediamo che mentre ci dirigiamo verso novembre, gli investitori debbano tenere a mente:

Innanzitutto di non abboccate alla falsa narrazione che gli USA stiano andando a rotoli. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. A quasi un quarto di secolo nel XXI secolo, l'economia degli Stati Uniti rimane tra le più dinamiche e resilienti al mondo, rappresentando circa il 25% della produzione mondiale dello scorso anno con appena il 4,5% della popolazione mondiale. Nessuna economia è tanto produttiva e ricca quanto quella degli Stati Uniti. Crediamo quindi che gli asset statunitensi debbano continuare ad essere la parte centrale dei portafogli;

i profitti hanno sempre prevalso sulla politica. Certamente, la politica conta nei mercati, ma il driver a lungo termine dei rendimenti sono stati i profitti delle aziende. E se guardiamo a quella, vediamo che la recessione dei profitti è finita, con gli utili che hanno toccato il minimo nel secondo trimestre del 2023. Per il 2024, in mezzo alla frenesia elettorale, le aspettative di guadagno sono orientate al rialzo, con il consenso che prevede una crescita degli utili del 10% quest'anno. 

ricordate che sebbene gli anni elettorali siano spesso associati a una maggiore volatilità di mercato, i rendimenti dei mercati USA negli anni elettorali (7,5% in media dal 1928 per l'S&P 500) non sono poi così diversi dai rendimenti degli anni non elettorali (8%), secondo i dati di Bloomberg.

Altrettanto importante, i rendimenti azionari sono stati mediamente più alti un anno dopo le elezioni. Ergo: nei momenti di tumulto, meglio rimanere nel mercato. Certo, non bisogna cercare di temporizzare il mercato o fare mosse significative oggi in previsione di cambiare rotta domani. Il tempismo di mercato è difficile e può portare gli investitori a perdere i migliori periodi di rendimento, compromettendo così i guadagni a lungo termine. Guarda alla foresta prima degli alberi. A volte la cosa più difficile da fare nell'investire è guardare oltre il presente e pianificare per il futuro. Questo è particolarmente vero nel mondo tumultuoso di oggi: tra il 1945 e il 2023, le azioni statunitensi hanno registrato un rendimento annuale medio del 11,4%;

DJ Industrial Index nei periodi di crisi e di ripresa economica

Fonte: Bloomberg

meglio dare priorità ed enfasi alla qualità nei portafogli, in tutte le classi di attività. L'incertezza politica e l'aumento della volatilità indicano una preferenza per gli asset di qualità, mentre gli strumenti di scarsa qualità subiscono una battuta d'arresto. Una strategia orientata verso la qualità non solo funge da copertura in un contesto di ambiguità, ma aiuta anche a posizionare i portafogli per un maggiore potenziale di crescita quando il mercato si riprende;

meglio assicurarsi flussi di reddito stabili attraverso obbligazioni e di dividendi. Un flusso di reddito prevedibile e costante in un periodo di incertezza può dare stabilità ai portafogli nel breve termine. Poiché i tassi sui mercati monetari sono probabili che diminuiscano quest'anno, una fonte alternativa di reddito potrebbe essere rappresentata da azioni ad alto dividendo.

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