Sell in May and go Away

Deal or not deal? L’atteso calo delle borse a maggio non c’è stato. L’unica May a lasciare (go away) sarà Theresa. Il premier britannico si dimetterà il prossimo 7 giugno.
Indice dei contenuti
Introduzione
L’annuncio è arrivato qualche settimana fa, ma se ci fossero stati ancora dubbi su una dipartita del premier inglese, il risultato delle elezioni europee li ha dissipati. Il Brexit Party, nato solo due mesi fa, ha fatto il pieno, raccogliendo il 32% dei voti, primo partito inglese.
Tre anni fa, il 26 giugno del 2016, gli inglesi hanno votato a favore della Brexit. Da allora le trattative si sono subito impantanate, il divorzio con la Ue si è trasformato in una telenovela sempre meno appassionante. Adesso i tempi sono maturi, l’Unione europea ha concesso a Londra una nuova proroga, termine ultimo il 31 ottobre. Stavolta il Brexit Party fa sul serio: basta Europa, basta trattative.
Ad oggi gli scenari possibili sono tre, ma si va verso quello più drastico, il terzo: una hard Brexit.
Lo scenario in caso di "Deal"
Il Regno Unito mantiene gli accordi di circolazione internazionale delle merci con l’Unione Europea e viceversa.
Ancora da chiarire l’offerta dei servizi finanziari con la possibilità, come sta già avvenendo del trasferimento delle sedi di molte banche in altre aree dell’Unione Europea, Tra le mete preferite Francoforte.
Accordi sostitutivi
Fallito il tentativo di stringere un accordo: Londra tenta la strada di accordi fotocopia a quelli previsti in caso di Deal ma da firmare solo in un momento successivo.
Il governo cercherà di porre immediatamente in vigore accordi bilaterali tra il Regno Unito e i paesi terzi.
Questi nuovi accordi replicheranno per quanto possibile gli accordi dell’Ue già esistenti e gli stessi effetti preferenziali con i paesi terzi, apportando nel contempo le modifiche tecniche necessarie a garantire che gli accordi operino in un contesto bilaterale.
Il caso "no Deal"
- Stop alla libera circolazione delle merci In assenza di assenza di accordi sostitutivi, il commercio avverrebbe in base alle condizioni del Wto (Organizzazione mondiale del commercio, per intenderci come quelli ad oggi tra qualsiasi paese membro e, ad esempio, la Cina),
- Stop alla libera circolazione delle persone con i Paesi Ue sarebbe bloccata ed emergerebbe la spinosa questione del confine irlandese
- Aumenta il prezzo dei beni britannici esportati all’estero e più care le importazioni.
- Calo del 9,3% del Pil nel giro di 15 anni, rispetto allo scenario di permanenza nell’Ue.
- Calo della sterlina e del settore immobiliare
Conclusioni
L’Unione Europea alzerà la voce e metterà delle barriere importanti al commercio, obiettivo mandare un messaggio intimidatorio agli altri paesi che nutrono idee indipendentiste.
E’ una soluzione molto costosa in termini di esportazioni e la prima a patirla sarà la Germania, come mostrano i grafici.
In caso di nuovi ostacoli o dazi all’Inghilterra rimarrà solo una strada, la più semplice, svalutare la propria moneta. Allora la Borsa inglese diventerà davvero appetibile: la svalutazione aiuterà le aziende ad esportare e soprattutto renderà meno care le azioni inglesi a chi in portafoglio, come gli ex amici europei si trovano l’euro.
I grafici sotto sono elaborati dal Parlamento europeo.

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