Senza il Danish Compromise, Unicredit potrebbe mollare Banco Bpm

Lo ha detto il Ceo Andrea Orcel alla Morgan Stanley European Financial Conference di Londra. La decisione su un eventuale rilancio dell’offerta dipenderà dalla scelta della Bce, che deve rispondere al Banco BPM sulla richiesta di acquistare Anima con uno sconto sull’impegno patrimoniale.

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Lo scontro fra i due Ceo alla Morgan Stanley Conference di Londra

La Morgan Stanley European Financial Conference di Londra è stata l’occasione per un confronto/scontro a distanza fra Andrea Orcel e Giuseppe Castagna, rispettivamente Ceo di Unicredit e di Banco BPM, impegnati da mesi in una lotta per il controllo della ex banca popolare milanese.

A Castagna che martedì aveva detto che il management di BPM non è in un “mood difensivo”, e che se l’offerta di Unicredit “riconoscerà il vero valore della banca, sarò felice di discuterla con il Cda e gli azionisti”, ha replicato oggi Orcel, che a proposito di un possibile incremento dell’offerta ha dichiarato: “Se saremo convinti che c’è più valore non abbiamo mai escluso di poter rilanciare su Banco Bpm, ma da quando l'operazione è stata annunciata quello che è successo è uno sviluppo negativo, non positivo”.

Nessun sussulto in Borsa. Schermaglie negoziali?

Come interpretare le parole di Orcel? Sono da inquadrare nella logica di schermaglie negoziali, o è un primo velato annuncio di un possibile disimpegno di Unicredit rispetto all’obiettivo di conquistare il controllo del Banco BPM?

A giudicare dalla reazione della Borsa, gli investitori sono per la prima ipotesi. Infatti, a metà seduta le azioni del Banco BPM segnano solo un lieve calo a 10,14 euro (-0,6%). Se invece il mercato pensasse a un abbandono dell’Ops da parte di Unicredit, certamente le quotazioni di BPM avrebbero una reazione fortemente negativa. Anche Unicredit non ha sussulti in Borsa, con il titolo scambiato a 54,83 euro (-0,2%).

Che per Unicredit la strada sia in salita non c’è dubbio, soprattutto perché deve superare la manifesta ostilità del governo italiano, che sul Banco BPM aveva progetti diversi da quello di vederlo inglobato nell’attuale seconda banca italiana, che con l’acquisizione diventerebbe la prima.

Come ballano i numeri di BPM con o senza il Danish Compromise

Orcel ha spiegato oggi che il futuro dell’operazione, e cioè la decisione di Unicredit di rilanciare o meno l’offerta, dipenderà da un fatto tecnico. Il riferimento è al via libera chiesto da Banco Bpm a realizzare l'Opa su Anima anche se dalla Bce non dovesse venire l’autorizzazione all'utilizzo del Danish Compromise. Questa la spiegazione che Orcel ha fornito oggi: “Con il Danish Compromise l’acquisto di Anima ha un ritorno sull'investimento di oltre il 15%, senza consumare molto capitale. Invece, senza il Danish Compromise il ritorno sull'investimento è all'11% e consuma miliardi di capitale”.

Nel secondo caso, “quello che compreremmo sarebbe molto meno capitalizzato di quanto si pensava prima, e quindi, se succede (il no al Danish Compromise n.d,r,) non è un elemento positivo, ma negativo”. Senza il Danish Compromise, ha notato ancora Orcel, ci sarebbe “una significativa diluizione del ritorno sull'investimento”.

Da notare che il giorno prima, di fronte alla stessa platea, Castagna si era detto sicuro del via libera della Bce all’utilizzo del Danish Compromise per l’acquiszione di Anima. “Siamo già un conglomerato finanziario sotto l’ombrello del Danish Compromise, si tratta solo di aggiungere qualcosa”, ha dichiarato l’a.d. di BancoBpm. Con il Danish Compromise, l’acquisizione di Anima avverrebbe con uno sconto patrimoniale.

Per decidere un eventuale rilancio Unicredit attende la Bce

Allo stato attuale dei fatti non c’è una previsione su quando la Bce renderà noto il suo parere, e questo obbliga Unicredit a rinviare ogni sua decisione su un eventuale rilancio. Orcel ha detto oggi che si aspetta le ultime autorizzazioni all'Ops alla fine di questo mese e quindi “il periodo di offerta potrà essere in qualunque momento tra la prima settimana di giugno e l'inizio di luglio”.

Ogni decisione sulla revisione dei termini o sul ritiro dell'offerta potrà essere presa fino a due giorni prima della chiusura e quindi, ha sottolineato il Ceo di Unicredit, “sarebbe totalmente irrazionale da parte nostra fare discorsi su cosa fare prima di essere vicini alla chiusura”. “Allora decideremo se c’è valore nel fare l'operazione del tutto e se c’è qualche ragione per rivedere il prezzo. Nel caso, lo faremo, altrimenti no”.

Anche in Germania Unicredit obbligata ad aspettare

Anche sulla ben più importante partita in Gemania, quella per l’acquisizione di Commerzbank, Unicredit deve solo aspettare. La banca italiana, ha spiegato Orcel, deve attendere le approvazioni delle autorità antitrust tedesche, che potrebbero richiedere mesi, e relazionarsi con il nuovo governo tedesco. “Sarà difficile capire tutto questo prima di settembre o ottobre”, ha detto il banchiere.

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