Shell rivede al rialzo il dividendo grazie all’impennata delle materie prime


Il gruppo prevede un aumento dei dividendi pari al 4% nel primo trimestre del 2022 grazie ai risultati positivi ottenuti lo scorso anno.


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Trimestre in crescita per Shell

Mentre tutto il mondo resta preoccupato per l’aumento dei prezzi delle materie prime, Shell festeggia il rialzo delle quotazioni di petrolio e gas.

L’impennata dell’energia, infatti, ha spinto gli utili del quarto trimestre della multinazionale, arrivati a 6,4 miliardi di dollari e in crescita del 55% rispetto al trimestre precedente, oltre a risultare migliori delle attese del consensus degli analisti fornito dalla società (5,2 miliardi).

Nell’intero anno, gli utili rettificati di Shell sono arrivati a 19,3 miliardi di dollari, mentre nel 2020 si erano fermati a 4,85 miliardi.

In riduzione l’indebitamento netto del 2021, sceso a 52,6 miliardi di dollari a fine 2021, in calo di 23 miliardi rispetto all’anno precedente.

Dal gruppo hanno attribuito l’ottimo risultato proprio all’impennata dei prezzi del petrolio e del gas naturale, in un contesto di ripresa delle attività economiche in tutto il mondo.

Balzo in borsa e le previsioni

La diffusione dei risultati sta sostenendo il titolo Shell alla borsa di Londra, con un aumento del 2% dopo circa due ore dall’avvio delle contrattazioni, nonostante il Ftse 100 resti in posizione di attesa intorno alla parità.

Il mercato, dunque, sembra aver accolto bene i risultati finanziari del 2021, definiti “molto positivi” dal Ceo di Shell, Ben van Beurden, secondo il quale la “forza finanziaria e la disciplina sono alla base della trasformazione dell’azienda”.

Per quanto riguarda la strategia, Van Beurden spiega che la società sta intensificando “le distribuzioni con l'annuncio di un programma di riacquisto di azioni da 8,5 miliardi di dollari”.

Inoltre, prevedono “di aumentare il dividendo per azione di circa il 4% per il primo trimestre del 2022".

Negli 8,5 miliardi di dollari di buyback nella prima metà del 2022, sono inclusi 5,5 miliardi di dollari dalla vendita degli asset nel bacino del Permiano negli Stati Uniti.

Le ultime mosse

Nei giorni scorsi, Shell aveva tolto ‘Royal Dutch’ dal nome e trasferito la sede a Londra dall’Aia, mentre annunciava di proseguire il suo impegno nella semplificazione della struttura.

A fine gennaio si era compiuta l’assimilazione delle azioni A e B della società in un’unica linea di azioni ordinarie, ora quotate su Euronext Amsterdam, London Stock Exchange e New York Stock Exchange.

“Non saranno emessi nuovi certificati azionari in relazione alla semplificazione”, spiegava compagnia in una nota, aggiungendo che “l'assimilazione non ha modificato il numero totale di azioni detenute da qualsiasi azionista o ADS detenuti da qualsiasi titolare di ADS”.

Le decisioni rientrano nei piani annunciati lo scorso novembre 2021, anche in seguito alle pressioni ricevute da un tribunale olandese, che le aveva ordinato di tagliare del 45% le sue emissioni nette di carbonio entro il 2030.

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