Spese militare globali a livelli record

Le tensioni geopolitiche stanno alimentando un superciclo della sicurezza globale di lungo periodo, costringendo ogni paese Europeo a ripensare e riadattare le strutture difensive
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Seconda lettura del PIL USA del 2Q25, che non dovrebbe scostarsi dal +3.3% (-0.5% nel 1Q25) della lettura flash e richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 235k da 231k della scorsa settimana).
IFO di settembre, pari a 87.7 punti, più basso delle attese di 89.3 punti e in flessione rispetto al dato di 88.9 punti di agosto. La flessione indica le difficoltà dell’economia tedesca di riformare l’intera economia.
In agosto, gli Stati Uniti hanno registrato un significativo aumento delle vendite di nuove case unifamiliari pari a 800.000 unità, il più alto da gennaio 2022, spinto da fattori come gli sconti. Nello stesso mese, le nuove costruzioni abitative sono state 1,428 milioni di unità, mostrando una crescita sia su base annua che mensile. Il prezzo medio di vendita per le nuove case ad agosto è stato di 413.500 dollari, con un aumento del 4,7% rispetto al mese precedente.
Non è un mistero che le tensioni geopolitiche, l’accelerazione del riarmo e della modernizzazione militare, insieme al mutamento delle priorità in materia di sicurezza, stiano alimentando un superciclo della sicurezza di portata globale e di durata pluriennale. Basti considerare le forze che ci hanno portato fin qui: fra tutte l’invasione dell’Ucraina, che dura ormai da oltre tre anni e mezzo. Tant’è che l’Ucraina consuma ogni due mesi più proiettili d’artiglieria di quanti gli Stati Uniti ne producano in un anno.
La guerra nell’Europa centrale ha costretto ogni paese europeo a ripensare e riadattare le proprie strutture difensive, il che si traduce in livelli di spesa per la difesa nettamente più elevati rispetto al passato. Senza dimenticare il Medio Oriente, che ha ulteriormente alimentato la domanda di armi e munizioni. Infine, il costante potenziamento della difesa cinese non solo ha innescato una corsa agli armamenti in Asia, poiché Corea del Sud, Giappone, Filippine e altri stanno passando a una spesa per la difesa più alta come copertura contro la crescente potenza militare della Cina, ma ha anche sostenuto un aumento della spesa per la difesa negli Stati Uniti con l’inasprirsi della rivalità tra grandi potenze.
Le spese militari globali non sono mai state così elevate, raggiungendo un record di 2.700 miliardi di dollari lo scorso anno. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, la spesa per la difesa a livello globale è costantemente aumentata ogni anno dal 2021.
Tuttavia, nonostante il trend rialzista, la spesa militare mondiale ammonta “solo” al 2,5% PIL globale (nel periodo 1960-2024 la media annuale era più alta e pari al 3,4%). Perfino il più grande spenditore al mondo, gli Stati Uniti, dopo le spese obbligatorie e discrezionali per sanità, sicurezza sociale, istruzione e molto altro, destinano al Pentagono appena il 3,4% del PIL. Storicamente non è sempre stato così: gli Stati Uniti hanno speso il 16,9% della propria economia per la difesa nel 1952 durante la guerra di Corea e l’8% durante quella del Vietnam.
Spesa militare in percentuale del PIL
Fonte: Stockholm International Peace Research Institute
Alla luce dei dati i membri della NATO hanno puntato a obiettivi di spesa più elevati. Nel 2014, solo tre membri della NATO rispettavano l’allora obiettivo del 2%. Dieci anni dopo, un numero record di 23 Paesi su 32 ha raggiunto tale target. A partire dal vertice NATO di questa estate, i membri puntano ora ad aumentare la spesa per la difesa fino al 5% del PIL entro il 2035.
Se realizzati, i nuovi impegni di spesa dell’Europa sarebbero significativi, con la Germania in testa per incremento della spesa. Il bilancio della difesa tedesco per il 2025 la collocherebbe al quarto posto mondiale per spesa, dietro la Russia con circa 190 miliardi di dollari. Per dare un’idea delle dimensioni, gli Stati Uniti restano il primo spenditore al mondo in ambito difesa, con quasi 1.000 miliardi di dollari l’anno, pari al 37% del totale globale.
Se vogliamo evidenziare un segmento dell’espansione difensiva statunitense, per esempio l’aviazione, non possiamo non considerare le parole dell’ex comandante del Comando Aereo da Combattimento, Gen. Mark D. Kelly (in congedo): “oggi ci troviamo di fronte a un avversario di prim’ordine,” ha detto riferendosi alla Cina. Ma l’Aeronautica americana lo sta facendo con metà della potenza di combattimento che avevamo 35-40 anni fa.” La flotta, ha aggiunto il gen. Kelly, è “due volte più vecchia e opera ad un ritmo operativo doppio, con piloti che svolgono la metà delle sortite di addestramento, a tassi di prontezza delle piattaforme dimezzati.
La conseguenza di quanto sostenuto dal gen. Kelly significa che il settore aerospaziale statunitense sta entrando in una fase di espansione pluriennale. Benché l’aerospazio commerciale sia spesso ciclico, gli arretrati attuali e i lunghi portafogli ordini/cicli di sostituzione dovrebbero garantire ricavi pluriennali lungo l’intera catena di fornitura, dall’avionica ai materiali compositi. A ciò si aggiunge la corsa globale agli armamenti attualmente in atto.
Gli investimenti saranno indirizzati anche a quello che un tempo era appannaggio della fantascienza, ovvero le tecnologie di sciami di droni che sono state presenti sul campo di battaglia per gran parte dell’ultimo anno. Per esempio il “drone swarming” integra IA e droni, con software di IA che gestisce veicoli aerei senza pilota. La guerra moderna impiega IA, capacità ipersoniche e calcolo quantistico. Un esempio sono gli Stati Uniti, che destinano circa 55 miliardi di dollari nel 2025 allo sviluppo di tecnologie emergenti nello spazio e nei sistemi di comando, controllo, comunicazioni, computer e intelligence (C4I), oppure il Giappone che investe di 3,6 miliardi di dollari nella difesa missilistica contro minacce ipersoniche e balistiche.
Le guerre si combattono sia fisicamente sia digitalmente, con la spesa globale per la cybersicurezza che, secondo International Data Corporation (IDC), dovrebbe crescere di oltre il 12% quest’anno. Entro il 2028, l’IDC prevede che gli investimenti supereranno i 377 miliardi di dollari a causa dell’aumento dei rischi di cyberattacchi contro istituzioni pubbliche e private, sia negli ambienti cloud sia come strumento di conflitti geopolitici.
La performance dei proxy dell’aerospazio e della difesa ha tenuto il passo, con impressionanti rialzi da inizio anno. I titoli dello STOXX Europe Total Market Aerospace & Defense Index sono saliti di oltre l’80% da inizio anno, trainati da un produttore tedesco di armamenti che ha più che raddoppiato nello stesso periodo. Un indice aggregato statunitense di aerospazio e difesa è aumentato di oltre il 30% quest’anno, seguito da vicino da un aggregato globale della cybersicurezza, in rialzo del 20% nello stesso periodo. Lasciando poco margine per delusioni, tutti e tre sono ai massimi storici o vicino ad essi.
Ma, oltre ai fattori strutturali, recenti voci di spesa guidate dalle politiche dell’amministrazione Trump accentuano ulteriormente questo superciclo. L’OBBBA consente la deducibilità immediata integrale degli investimenti in capitale e delle attività di ricerca e sviluppo nazionali ammissibili, il che potrebbe essere potenzialmente accrescitivo per i grandi contractor aerospaziali e della difesa con un’ampia impronta manifatturiera. All’orizzonte, inoltre, gli USA stanno allocando fondi per le forze armate per un ammontare di 150 miliardi di dollari, di cui 113 miliardi destinati all’anno fiscale 2026.
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