Spread, senza la mannaia dell’infrazione l’Italia gioisce

Il ritiro della richiesta della procedura di infrazione per deficit eccessivo da parte dell’Ue spinge i rendimenti dei nostri titoli di stato (1,5%), mentre lo spread crolla sotto i 200 punti.
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Il fantasma dell’infrazione
Si dissolve il fantasma dell’infrazione sul debito pubblico italiano e la conseguenza immediata la si registra sullo spread, che crolla di oltre 22 punti, scendendo da 222,2 punti a 199,4, sotto la soglia psicologica dei 200 punti.
Tradotto: i tassi d’interesse dei nostri titoli di stato sono scesi in picchiata dall’1,8% della chiusura di ieri all’1,61 di oggi. Niente male se si pensa che appena pochi giorni fa il nostro Paese pagava più del 2% di interessi agli investitori.
Le altre ragioni
La rimozione della spada di Damocle dell’infrazione dalla testa del nostro Paese è il principale fattore del crollo dello spread. Al suo fianco c’è la nomina di Chrisine Lagarde alla presidenza ella Bce, che gli investitori leggono come un segno di continuità con le politiche di supporto all’economia avviate da Mario Draghi.
Altro elemento sono le voci che circolano sulla possibilità che l’Eurotower lanci un nuovo quantitative easing, riprendendo a stampare moneta per acquistare titoli di stato dei paesi europei. Per l’Italia potrebbe essere salvifico quanto una pioggia nel deserto.
Btp più appetibili
Se l’infrazione costituiva uno spauracchio importante, oggi che non c’è più i mercati sembrano tornare a investire sull’Italia. Tanto più che i rendimenti che il nostro Paese offre restano comunque i più alti in Europa.
Tassi negativi in Europa
Come abbiamo già scritto, Bloomberg ha affermato che nel mondo ci sono 12mila miliardi di dollari in titoli di Stato con rendimenti negativi.
E in Europa sono sette i Paesi che offrono rendimenti negativi per i loro titoli decennali: Germania (-0,379%), Francia (-0,099%), Austria (-0,109%), Danimarca (-0,301%), Finlandia (-0,103%), Belgio (-0,028%) e Olanda (.0,195%).
Paesi come Irlanda, Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria fanno invece compagnia all’Italia, anche se di questi solo l’Ungheria paga interessi più alti (2,43%).
Molti di questi Paesi hanno tassi sui loro decennali che si avvicinano allo zero. È il caso di Irlanda (0,091%), Slovenia (0,102%), Spagna (0,242%)e Portogallo (0,339%).
La Repubblica Ceca, con il suo 1,507% è uno dei Paesi che più si avvicina all’Italia.
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