Stellantis ancora in calo, Trump indebolisce l’automotive

Il futuro Presidente degli Stati Uniti starebbe resistendo alle richieste dei manager delle case automobilistiche di non applicare i promessi dazi sulle importazioni.
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Vendite su Stellantis
Stellantis in fondo al FTSE MIB quando mancano circa due ore alla chiusura di Piazza Affari, indebolita dalle notizie provenienti dagli Stati Uniti dove il futuro Presidente Donald Trump sembrerebbe non voler alleggerire i dazi sul settore automotive.
Le azioni della casa automobilistica cedono oltre il 4% e scendono fino a 12,688 euro, portando al 39% il calo subìto in questo 2024. A Milano segno meno anche per Iveco (-3,50%) e Ferrari (-1,70%).
Male anche i titoli delle tedesche: Porsche cede intorno al 2,80% (scontando anche l'annuncio di venerdì di una previsione di una forte svalutazione della sua partecipazione in Volkswagen fino a 20 miliardi di euro) e Volkswagen circa il 2%. Nonostante la forte esposizione verso gli USA, in questo caso pesano le tensioni in Germania con i sindacati. Negative le performance anche di Bmw (-2,80%) e Mercedes-Benz (-3%).
Perdite a Parigi per Renault (-2,40%), nonostante abbia un'esposizione minima verso gli USA secondo gli analisti di Morningstar e quindi in teoria meno coinvolta dalle minacce del presidente americano.
Le resistenze di Trump
Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, Trump starebbe resistendo alle richieste arrivate da varie aziende statunitensi di alleggerire la sua posizione sui dazi sui beni importati negli Stati Uniti. Le pressioni sarebbero arrivate da diversi Ceo attraverso un’attività di lobbying sotterranea per cercare di far cambiare idea al Presidente eletto che aveva più volte dichiarato e scritto sui social di voler alzare le tariffe quando sarà tornato alla Casa Bianca.
Meno di un mese fa in un post su Truth Social Trump aveva scritto di voler imporre una tariffa del 25% per le merci che arrivano da Messico e Canada se i Paesi non si fossero impegnati nell'arginare il flusso di migranti e droga che superano i confini americani.
Il presidente eletto ha anche dichiarato di voler alzare di un ulteriore 10% le tariffe sulle importazioni dalla Cina, rea di non contrastare abbastanza il commercio di fentanil verso gli USA. Infine, è stato il turno dei Paesi BRICS minacciati di una tariffa del 100% per il loro impegno nel sostituire il dollaro come principale valuta internazionale. Dichiarazioni che fanno seguito alla promessa in campagna elettorale di voler imporre una tariffa base del 20% su tutte le importazioni statunitensi.
L’impatto su Stellantis
Le vendite scatenate su Stellantis arrivano in quanto il gruppo italo-francese risulta quello più esposto alle minacce di dazi di Trump, secondo un’analisi condotta da Morningstar. La società, spiegano gli analisti del broker, presenta il maggior disallineamento tra le case automobilistiche che producono per il mercato di massa: se il 26% dei volumi di vendita di Stellantis è generato negli Stati Uniti, solo il 18% delle sue autovetture viene prodotto in quel paese. Il gruppo fa forte affidamento sulle sue fabbriche in Messico e Canada, due dei Paesi messi nel mirino da Trump.
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