Stellantis, crollano le vendite anche ad aprile. Si punta sul car sharing

Continua la crisi del mercato delle auto in Europa e in Italia il gruppo riduce ancora la sua quota di mercato mentre i ritardi della Corte dei Conti impediscono l’avvio degli incentivi già decisi dal governo.

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I numeri di Stellantis

Ancora crisi nera per il mercato automobilistico italiano con forti ripercussioni sulle immatricolazioni di Stellantis che fa peggio del mercato di riferimento.

Nel mese di aprile, infatti, il gruppo ha visto ridursi le vendite di auto del 41%, scendendo così a 34.504 unità rispetto alle 58.479 dello stesso mese del 2021.

In riduzione anche la quota di mercato per Stellantis, passata al 35,4% a fronte del 40,3% dell’aprile di un anno fa.

Forte calo anche nei primi quattro mesi dell’anno, con 158.296 unità e una flessione del 33,6% se paragonate alle 238.502 al 30 aprile del 2021.

Tra i marchi, la performance peggiore è stata quella di Peugeot (-51,74%), seguita da Lancia (-47,76%), Opel (-43,7%), Citroen/DS (43,14%), seguita da Fiat (-37,25%) e Jeep (-35,26%).

L’analisi di WebSim

Gli analisti di WebSim sottolineano come le immatricolazioni di aprile di Francia, Italia e Spagna (23% del gruppo) abbiano mostrato un calo del 25% rispetto ad un anno fa e del 34% per Stellantis (1 giorno lavorativo in meno, impatto del 5% circa).

Il gruppo dovrebbe vedere un calo “del 9% anno su anno nell’area Emea” per il 2022, implicando “un recupero nei prossimi mesi (+4% per Francia, Italia e Spagna) il quale però non è molto visibile anche se una base di paragone più facile e una situazione sul fronte disponibilità di semiconduttori in miglioramento dovrebbero aiutare”, prevedono da WebSim.

Pertanto, dalla sim confermano il giudizio ‘interessante’ sul titolo Stellantis, con target price a 23,20 euro, mentre oggi a Piazza Affari le azioni del gruppo vengono scambiate a 12,89 euro (+2%) dopo circa un’ora di contrattazioni.

Continua la crisi del settore

Le vendite in Italia nel mese scorso non sono riuscite a superare le 100 mila unità, livello che “in tempi normali soltanto ad agosto non viene raggiunto”, spiegano dal Centro Studi Promotor.

In particolare, le immatricolazioni si sono fermate a 97.339 auto, in calo del 32,98% rispetto ad aprile del 2021 e del 44,4% sull’ultimo mese di aprile 2019, ovvero prima della pandemia.

Pessimi anche i dati del primo quadrimestre, con le immatricolazioni ferme a 435.647 unità e un calo del 26,5% sullo stesso periodo dello scorso anno e del 38,9% sul 2019.

“Proiettando il risultato dei primi quattro mesi del 2022 sull’intero anno si ottiene una previsione di 1.117.044 unità, un livello da anni ’60 del secolo scorso”, aggiungono da Promotor.

Le cause secondo Promotor

Da Promotor evidenziano come la crisi in corso del settore sia dovuta a fattori che “in gran parte erano già operanti nel 2020 e nel 2021”, mentre se ne sono aggiunti altri nel corso di questi mesi.

Se la pandemia, il crollo del Pil nel 2020 con un recupero soltanto parziale nel 2021 e la crisi dei microchip erano elementi già conosciuti, il 2022 ha visto altri “fattori di freno” come il riaffacciarsi dell’inflazione, la minaccia di una nuova stagflazione come negli anni ’70 e la guerra in Ucraina che condiziona anche la fornitura di componenti importanti per la produzione delle auto. A questo, aggiungono, c’è il ritorno del lockdown in Cina “che potrebbe ritardare il ritorno alla normalità per la produzione di microchip nella seconda metà di quest’anno”.

In Italia, il settore auto comprensivo del suo indotto “rappresenta il 12% del prodotto interno lordo italiano”, calcolano da Promotor, quindi “è assolutamente necessario che il Governo adotti efficaci misure di sostegno”.

Esecutivo colpevole secondo il centro studi di aver ritardato l’adozione degli incentivi rispetto agli annunci fatti da alcuni esponenti dello stesso governo, comportando il ritardo delle decisioni di acquisto da parte delle persone “perché nessuno acquista oggi a 100 quello che pensa di poter acquistare domani a 95”.

Quando poi il 6 aprile il governo ha finalmente adottato gli incentivi promessi, questi “non sono ancora operativi” a causa di ritardi dovuti alla Corte dei Conti e “secondo notizie attendibili bisognerà aspettare ancora almeno fino a metà mese”, rappresentando questa “una clamorosa dimostrazione dell’inefficienza del sistema italiano di cui non vi era certo bisogno e nell’attesa il mercato resta in coma”, concludono da Promotor.

Stellantis punta sul car sharing

Nel frattempo, questa mattina Stellantis ha comunicato l’acquisto da parte del suo marchio Free2move della società di car sharing Share Now, joint venture nata nel 2019 da BMW Group e Mercedes-Benz Mobility.

Con questo acquisto, di cui ancora non sono stati diffusi i dettagli, il gruppo punta a rafforzare la posizione di Free2move come principale attore della mobilità globale, aggiungendo 14 importanti città europee con più di 10 mila vetture all’attuale flotta Free2move di 2.500 veicoli.

L’operazione arriva dopo l’operazione recente di Free2move con la quale aveva acquisito Opel Rent, accelerando la strategia di crescita in Germania e Austria, spingendo la transizione da noleggio a fornitore di mobilità.

“L'integrazione del forte posizionamento di Share Now nelle principali città europee permetterà ai nostri clienti di avere accesso a una più ampia gamma di servizi per soddisfare le loro diverse esigenze di mobilità”, spiegava Brigitte Courtehoux, CEO di Free2move.

“È altrettanto importante che questa acquisizione acceleri la nostra crescita in termini di profitto”, aggiungeva la manager, sottolineando che “ora siamo più vicini a raggiungere il nostro obiettivo di espandere la presenza di Free2move in tutto il mondo, arrivando a 15 milioni di utenti attivi entro il 2030”.

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