Stellantis, Governo disponibile a entrare nel capitale


Ieri il Ministro Urso aveva aperto ad un eventuale acquisto di una quota da parte dell’esecutivo dopo che Tavares aveva chiesto incentivi per la produzione di veicoli elettrici, mentre a gennaio aumentano le immatricolazioni di auto del gruppo in Italia.


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Il Governo apre a Stellantis

“Possiamo ragionare insieme”. Con queste parole il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, sfidava ieri Stellantis e il suo Ceo, Carlos Tavares. Se il management della società e altri “richiedono che l’Italia faccia come la Francia, che ha cambiato la sua partecipazione statale in Stellantis, ce lo chiedano e possiamo ragionare insieme. Fateci una richiesta”, esortava Urso, sottolineando che “negli incontri che ho avuto con Tavares e la proprietà Elkann è stato chiesto un impegno in Europa a cambiare la normativa Euro7, cosa che il governo ha fatto”.

L’annuncio arriva nel corso della presentazione del nuovo piano Ecobonus per il 2024 e dopo un’intervista rilasciata a Bloomberg da Tavares, in cui il manager rispondeva ad una domanda sulle critiche del Governo italiano alla possibilità di delocalizzare in altri Paesi parte della produzione, definendo la questione “un capro espiatorio, cercando di evitare le responsabilità per il fatto che se non dai incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici si mettono a rischio le fabbriche italiane”.

L’azionariato attuale

Il management del gruppo si compone del già citato Carlos Tavares, amministratore delegato, da John Elkann, presidente e ad dell’azionista Exor, e dal vicepresidente Robert Peugeot che rappresenta PSA.

Il principale azionista è Exor, la holding della famiglia Agnelli con il 14,2%, seguita da Peugeot (7,1%) e dal governo francese tramite Bpi (6,1%), tutti azionisti di lungo corso, pertanto hanno chiesto e ottenuto di aumentare i diritti di voto in assemblea: Exor ha il 23,1%, Peugeot detiene l’11,1% e Bpi il 9,6%. I soci francesi complessivamente hanno il 20,7%.

Dal punto di vista della produzione, in Italia arriva a circa 750 mila veicoli e vengono impiegati 43 mila dipendenti, di cui 28.500 operai, con sei stabilimenti di assemblaggio: Mirafiori, Modena, Cassino, Pomigliano, Melfi e Atessa. Sempre nel nostro Paese, nel 2023 sono stati prodotti 782.000 motori tra Cento, Pratola Serra e Termoli e 715.000 cambi tra Torino, Termoli e Verrone. I veicoli commerciali prodotti ad Atessa, il più grande impianto europeo del settore, sono stati 230.000.In Francia si producono 695.000 veicoli, i dipendenti sono 40.100, e gli stabilimenti di assemblaggio sono cinque Trémery, Metz, Charleville, Mulhouse e Sochaux.

Le immatricolazioni di gennaio

Sempre ieri il Ministero dei Trasporti ha comunicato i dati sulle immatricolazioni nel mese di gennaio e Stellantis ha visto aumentare le sue vendite del 13,1%, passando dalle 43.515 unità dello stesso mese del 2023 alle attuali 49.285. La crescita risulta superiore a quella del mercato, cresciuto del 10,61% rispetto a gennaio dello scorso anno, con 141.946 unità.

Cresce la quota di mercato di Stellantis secondo i numeri elaborati dal gruppo automobilistico su fonte Dataforce, salendo al 34,7% dal precedente 33,9%.

Tra i marchi del gruppo, Fiat ha targato 16.087 automobili, in calo dell'11,05% rispetto alle 18.085 del gennaio 2023, ma la casa automobilistica si consola con i migliori risultati di Peugeot (+58,72%), Jeep (+10,87%), Citroen (+39,91%), Opel (+52,56%), Lancia (+9,3%) e Alfa Romeo (+8,36%).

Andamento in borsa e analisti

A Piazza Affari, intanto, il titolo Stellantis viaggia positivo nella prima ora di contrattazioni, scattando in testa tra le blu chip del FTSE MIB con una crescita del 2% a 21,3 euro, mantenendosi così ai livelli di inizio gennaio scorso.

Tra le posizioni degli analisti, Deutsche Bank consiglia il titolo con un ‘buy’ e riduce il target price da 38 a 32 euro, mentre ieri Wolfe Research ha avviato la copertura con un rating ‘outperform’ e un prezzo obiettivo di 30 euro, basato su una stima di 5 volte l’utile per azione di 6 euro nel 2025, o di 4 volte l’eps proforma di 7 euro se si considera l’impiego di tutta la liquidità in eccesso.

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