Stellantis raddoppia sull’elettrico in Usa. Deutsche Bank alza il target a 38 euro


La joint venture con Samsung costruirà nell’Indiana un secondo stabilimento per batterie da 34 Gwh. Investimento da 3,2 miliardi di dollari. Quotazioni in crescita, ma restano sempre sacrificate rispetto ai competitor


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Verranno creati 1.400 nuovi posti di lavoro

Stellantis va al raddoppio a Kokomo. Nella cittadina dell’Indiana, Stato centrale degli Usa, il quarto gruppo automobilistico a livello globale costruirà insieme a Samsung un secondo impianto di produzione di batterie negli Stati Uniti nel quadro della joint venture StarPlus Energy.

Con un comunicato diffuso mercoledì 11 ottobre, Stellantis ha annunciato che l'avvio della realizzazione nel nuovo stabilimento (il sesto del gruppo per la produzione di batterie) è previsto per l'inizio del 2027, con una capacità annua di 34 gigawattora (GWh).

La joint venture investirà oltre 3,2 miliardi di dollari e creerà 1.400 nuovi posti di lavoro a Kokomo e nelle aree limitrofe. L'investimento totale per entrambi gli stabilimenti sarà di oltre 6,3 miliardi di dollari e in totale verranno creati 2.800 nuovi posti di lavoro.

Obiettivi di elettrificazione uguali a Volkswagen

Nell'ambito del piano strategico Dare Forward 2030, Stellantis ha annunciato l'obiettivo di raggiungere entro il 2030 il 100% del mix di vendite con veicoli elettrici a batteria (BEV) in Europa e il 50% con autovetture e veicoli commerciali leggeri BEV negli Stati Uniti. Per raggiungere questi target di vendita, l'azienda si sta assicurando circa 400 GWh di capacità di batterie, di cui 250 Gwh installati in Europa.

Sono esattamente gli stessi obiettivi del piano di elettrificazione di Volkswagen, il numero due al mondo dell’industria automobilistica. Entrambi molto forti in Europa e nelle Americhe, Stellantis e Volkswagen hanno una differenza fondamentale: per il gruppo tedesco la Cina è il primo mercato, mentre Stellantis ha una presenza molto limitata nel Paese asiatico. Oggi, però, quello che nell’ultimo decennio è stato un formidabile driver di crescita di Volkswagen, è diventato una fonte di enormi mal di testa per i manager di Wolfsburg.

L’azione Stellantis è in rialzo del 38% da inizio anno

Come al solito la Borsa fotografa perfettamente la situazione: dall’inizio dell’anno l’azione Stellantis è salita del 38%, mentre Volkswagen è scesa dell’8%. Ma anche dopo questa forte differenza di performance, il mercato continua a valutare Stellantis a multipli inferiori rispetto al gruppo tedesco, con un P/E 2023 di 3,2 volte contro le circa 4 volte di VW.

Deutsche Bank alza il target price a 38 euro

Intanto Stellantis continua a godere del più ampio sostegno da parte degli analisti: su 22 esperti che coprono il titolo, ben 19 consigliano di comprare le azioni e la media dei target price, pari a 23,7 euro, è più alta del 28% rispetto all’attuale prezzo di mercato (18,9 euro). Giusto due giorni fa due importanti broker, Kepler e Deutsche Bank, hanno entrambi confermato la raccomandazione Buy, con Deutsche Bank che ha alzato il target price da 34 euro a 38 euro (Kepler ha confermato 27 euro).

La situazione è tale che anche il sito Market Screener ai primi di settembre si è chiesto come mai una società che vanta una presenza globale, un portafoglio di ottimi marchi, un bilancio forte e un Ceo “eccezionale” debba languire in Borsa con valutazioni così basse.

I numeri sono buoni: il primo semestre si è chiuso con margine operativo record del 14%, un livello di redditività altissimo per l’industria automobilistica, pari soltanto a Bmw, Tesla e Honda. La società vanta una posizione finanziaria netta positiva per circa 30 miliardi di euro, che le permette di affrontare con animo sereno i fortissimi investimenti della transizione all’elettrico.

Secondo Market Screener, a creare diffidenza fra gli investitori è la struttura “confusiva” del gruppo nato dalla fusione fra l’italiana Fca e la francese Psa, un gruppo fortemente radicato su entrambe le sponde dell’Atlantico con una sede legale in Olanda, quotato in Italia, e la famiglia Agnelli come azionista di riferimento.

Con tutto il rispetto per i grandi commentatori americani, non si capisce perché questi dovrebbero essere elementi che tengono alla larga gli investitori.

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