Stellantis, sfida tra eredi Peugeot. Elkann rafforza il controllo

I cugini Robert e Xavier Peugeot si contendono l’unico posto in cda mentre il peso industriale della famiglia francese si riduce. Exor, con diritti di voto al 23%, consolida la leadership nella governance del gruppo
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Una frattura senza precedenti
In casa Peugeot si consuma una frattura senza precedenti. Due eredi della storica dinastia francese, i cugini Robert e Xavier Peugeot, stanno competendo apertamente per un unico posto nel board di Stellantis. Una sfida interna che arriva proprio mentre l’influenza della famiglia, protagonista dell’industria automobilistica da oltre un secolo, si sta progressivamente riducendo all’interno del gruppo nato dalla fusione fra Psa e Fca.
La contesa avviene in un momento cruciale per gli equilibri di governance. Stellantis, che conta un centinaio di stabilimenti e circa 248.000 dipendenti nel mondo, ha un azionariato dominato da tre soci di lungo corso. Exor, la holding della famiglia Agnelli guidata da John Elkann, è il primo azionista con il 14,4% e, grazie ai diritti di voto aumentati dopo tre anni di possesso, può esprimere in assemblea un peso pari al 23,13%. Al secondo posto c’è la famiglia Peugeot, con il 7,2% delle azioni (e un’opzione per salire all’8,5%), che vale oggi l’11,1% dei diritti di voto. Terzo azionista è lo Stato francese, tramite Bpifrance, con il 6,2% (9,6% dei voti).
In assemblea, dunque, Exor è in posizione di netto vantaggio: 23,13% contro il 20,7% che i due soci francesi raggiungono sommando le loro forze.
La sfida tra Robert e Xavier Peugeot
Il posto conteso è quello oggi occupato da Robert Peugeot, 75 anni, figura di riferimento nella fusione del 2021 e vicepresidente di Stellantis, che punta a una riconferma. A sfidarlo è Xavier Peugeot, 61 anni, manager di lungo corso in Psa e oggi responsabile della marca DS e della divisione Heritage. A scegliere sarà la famiglia Peugeot riunita nell’assemblea di Peugeot Invest, la holding di famiglia che dalla scorsa primavera è guidata da Edouard Peugeot, figlio di Robert. .
Xavier Peugeot, oggi alla guida del marchio DS e in passato responsabile della divisione veicoli commerciali, ritiene che Robert abbia “fatto il suo tempo” e che sia arrivato il momento di dare alla famiglia una voce più incisiva nelle scelte del quarto costruttore automobilistico mondiale.
La famiglia vuole contare di più
Dietro la candidatura di Xavier c’è la volontà di recuperare peso nelle decisioni strategiche. Una parte della famiglia ritiene di essere stata marginalizzata nelle operazioni più delicate degli ultimi anni, dalla fusione con Opel a quella con Fiat Chrysler, gestite dall’allora Ceo Carlos Tavares. E, dopo l’uscita del manager portoghese, cresce il malcontento verso l’asse torinese guidato da John Elkann, accusato da alcuni esponenti della famiglia Peugeot di aver imposto la propria visione, soprattutto nella scelta del nuovo amministratore delegato Antonio Filosa.
In queste settimane Filosa sta preparando la nuova strategia del gruppo, attesa per il 2026, e i temi sul tavolo sono pesanti: dalla revisione degli assetti industriali, con la prospettiva di ridurre la produzione in Francia, al rilancio dei marchi meno performanti. “Bisogna far girare le fabbriche francesi”, osserva chi sostiene la candidatura di Xavier.
Le recriminazioni verso i soci italiani
Finora il cugino Robert si è attenuto a un approccio da “azionista responsabile”, che affida le decisioni operative al top management, Xavier, al contrario, vuole “mettere le mani nel motore”, partecipare al dibattito industriale e riequilibrare i pesi interni, soprattutto dopo che il nuovo organigramma di Filosa ha visto numerosi manager italiani – ex Fca – assumere posizioni chiave, mentre molti dirigenti storici di Psa sono stati messi ai margini. “Ci sono equilibri da ristabilire”, si ripete nel campo di Xavier.
Sul fronte opposto domina una visione diversa. “La nazionalità non conta, servono i migliori”, afferma un consigliere vicino all’attuale vicepresidente di Stellantis. E lo stesso discorso arriva dal terzo azionista Bpifrance, il cui Ceo, Nicolas Dufourcq, invita a non politicizzare la contesa familiare.
Resta il fatto che il duello rompe una tradizione di riservatezza che aveva caratterizzato la famiglia anche in precedenti litigi interni, come nel 2014 quando Thierry Peugeot — fratello maggiore di Xavier — lasciò la presidenza di Psa proprio dopo uno scontro con Robert. Mai c’era stato come oggi l’annuncio pubblico di due candidature alla stessa poltrona.
L'asse Elkann e il riequilibrio dei poteri
La tensione tra i Peugeot arriva mentre Stellantis vive una profonda riorganizzazione ai vertici. Filosa, manager italiano di scuola Fiat Chrysler, ha ulteriormente rafforzato il peso italiano nel gruppo: molte posizioni chiave del top management sono oggi occupate da dirigenti provenienti dall’area Fca. Non sorprende quindi che diversi analisti parlino apertamente di un riequilibrio dei poteri a favore dell’asse torinese.
“Elkann è chiaramente al comando”, osserva Philippe Houchois, analista di Jefferies. Una leadership consolidata anche dal valore politico dei voti in assemblea, che rendono Exor ampiamente dominante rispetto ai soci francesi.
Quale futuro per i Peugeot?
In teoria, la famiglia potrebbe rafforzare la propria presa aumentando la quota oltre l’8% e reclamando un secondo posto in consiglio. Ma questa opzione richiede un consenso interno che, visti i precedenti conflitti, non è affatto scontato.
Qualunque sia l’esito della sfida, l’impatto sulla strategia industriale dovrebbe essere limitato: Stellantis continuerà a concentrare investimenti e attenzione sul mercato statunitense, principale fonte di utili, e sulla razionalizzazione dei marchi europei più deboli, come DS, Lancia e Maserati.
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