Stellantis stesa dai dazi di Trump
Il Presidente eletto ha annunciato tariffe del 25% sulle merci provenienti da Messico e Canada e un ulteriore 10% su quelle in arrivo dalla Cina, indebolendo così i mercati europei.
Rosso su Stellantis
Piovono vendite sul settore automobilistico questa mattina sui mercati europei, attirate dalle minacce provenienti dal futuro Presidente degli Stati Uniti di nuovi dazi per le merci provenienti da Messico e Canada.
Se l’indice europeo di settore cede circa il 3%, a farne le spese è soprattutto il titolo Stellantis, arrivato a perdere oltre il 5% nella prima ora di scambi e scendendo ad un minimo di 12,572 euro per azione. Male anche Daimer (-4%), Traton (-4%), Pirelli (-4%), Forvia (-2,50%), Volkswagen (-2,50%), Porsche (-2%), BMW (-2%), Mercedes (-2%), Renault (-1,50%), Ferrari (-1,50%), Freni Brembo (-1,50%), Piaggio (-1,50%), Continental (-1%) e Michelin (-0,50%).
I dazi di Trump
Nella notte il Presidente-eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, annunciava dazi del 25% sulle importazioni provenienti dal Messico e dal Canada e un ulteriore 10% per quelli in arrivo dalla Cina, i tre principali partner commerciali del Paese che sommati valgono un terzo del totale degli scambi degli USA con il mondo.
“Il 20 gennaio, con uno dei miei primi numerosi ordini esecutivi, firmerò tutti i documenti necessari per imporre a Messico e Canada dazi del 25% su TUTTI i prodotti in ingresso negli Stati Uniti”, scriveva Trump sul suo social network Truth, definendo “ridicoli” i confini dei due Paesi e aggiungendo anche che le tariffe resteranno in vigore fino a quanto questi Paesi non fermeranno i flussi migratori illegali e il traffico di stupefacenti verso gli USA, riferendosi in particolare al Fentanyl.
I dati annunciati avrebbero un impatto importante sui due Paesi coinvolti, in quanto coinvolgono più dell’83% dei prodotti esportati dal Messico e il 75% per il Canada. Le parole di Trump hanno subito rafforzato il dollaro nei confronti delle valute dei due Paesi, spingendo il peso messicano (-2%) al minimo di un anno e il dollaro canadese ai minimi dal maggio 2020.
L’annuncio, il più specifico in materia di commercio dal giorno della vittoria elettorale, sembra in aperta violazione dell’Usmca, il trattato di libero scambio tra gli Usa e i due Paesi confinanti firmato dallo stesso Trump nel 2020. Secondo William Reinsch, un ex presidente del National Foreign Trade Council americano, le minacce di Trump potrebbero mirare a rinegoziare il trattato prima del luglio del 2026, la data stipulata per il riesame dei suoi contenuti.
I rischi per il settore dell’auto
Nel caso in cui questi dazi venissero approvati i rischi riguarderebbero diversi settori, vista la storica correlazione tra i tre Paesi, con un gran numero di imprese statunitensi dipendenti dalle catene di fornitura messicane e canadesi. A questo si potrebbero aggiungere anche una serie di rappresaglie commerciali che Canada e Messico potrebbero decidere in risposta alle scelte di Trump.
In particolare, l’automotive potrebbe esserne colpita, in quanto “metà delle auto prodotte in Canada sono realizzate da aziende americane e metà dei componenti utilizzati in tutte le auto fabbricate in Canada proviene da fornitori statunitensi. Inoltre, più della metà delle materie prime proviene dagli Stati Uniti”, spiega il presidente della canadese Automotive Parts Manufacturers’ Association, Flavio Volpe, che aggiunge: “Siamo più che partner. Siamo quasi inseparabili come una famiglia”.
L’impatto su Stellantis
Nel caso dell’imposizione dei nuovi dazi annunciati da Trump, Stellantis “sarebbe maggiormente impattata da quelli relativi al Messico, in quanto il gruppo nel 2023 ha importato 358 mila unità, ovvero circa il 7% del totale e l'85% dei veicoli interessati dall'import/export del gruppo”, calcolano gli analisti di WebSim Intermonte che sul titolo della casa automobilistica mantengono un giudizio ‘neutrale’ con target price di 12,8 euro.
I dazi attuali per l'export dal Messico agli Stati Uniti sono compresi tra lo 0% e il 2,5% in base alla provenienza delle componenti e dalla sim stimano “che per ogni 1 punto percentuale di dazio in più l'impatto sull'utile pre-tasse potrebbe essere di circa 160 milioni ovvero l'1,4% delle attese sul 2025”.
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