Stellantis, vendite in Europa in forte calo tra la guerra e forniture


Le vendite della società sono calate di oltre il 30% nel mese di marzo, rallentando più di quanto abbia fatto il mercato europeo, con i problemi derivati dall’invasione dell’Ucraina che si sono aggiunti al perdurare degli stop alle interruzioni della catena di approvvigionamento.


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Calo delle vendite in Europa

Mese di marzo ‘complicato’ per Stellantis, la cui performance è risultata peggiore di quella del mercato di riferimento, comunque già negativa.

Il gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA ha immatricolato 203.515 vetture nei paesi dell’Unione europea, in quelli dell’Efta (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) e nel Regno Unito, mostrando così una flessione pari al 30,3% rispetto al mese di marzo del 2021.

In calo anche la quota di mercato di Stellantis in Europa, scesa al 18,1% dal precedente 21%.

Leggermente migliore è stato il risultato di Stellantis nel primo trimestre dell’anno, con immatricolazioni per 523.977 unità e una flessione del 21,7%, mentre la quota di mercato si è ridotta al 19% rispetto al 21,75% precedente.

I cali riguardano tutti i marchi di Stellantis, con Jeep che mette a segno il risultato peggiore nel mese con un crollo del 37%, seguito da Fiat (-31,4%), Peugeot (-31,3%) e Opel (-30,3%).

Nel primo trimestre, inoltre, la flessione più marcata è stata quella del marchio Peugeot (-23,7%), seguito da Fiat (-23,6%) e Citroen (-23,1%).

In flessione anche il mercato europeo

Secondo i dati dall’ACEA, l’associazione rappresentativa delle case d’auto europee, le immatricolazioni di auto nell’Unione europea nel mese di marzo sono scese del 20,5%.

L’associazione ha spiegato che a incidere sul risultato sono state ancora le interruzioni della catena di approvvigionamento, a cui si è aggiunta la guerra in Ucraina.

I territori in conflitto, infatti, incidono sulle forniture di palladio per i convertitori catalitici (Mosca ha in mano il 40% del mercato), di gas neon per i semiconduttori (Kiev vale il 70% della produzione mondiale), mentre sia costruttori sia componentistici, soprattutto italiani e tedeschi, utilizzano il gas naturale russo per la fusione, la polimerizzazione delle vernici, il trattamento termico e altro.

Così, il calo delle vendite ha riguardato soprattutto i paesi della regione, con diminuzioni a doppia cifra delle immatricolazioni in quattro “mercati chiave” come la Spagna (-30,2%), l’Italia (-29,7%), la Francia (-19,5%) e la Germania (-17,5%).

Nel primo trimestre del 2022, inoltre, le vendite di auto nuove sono diminuite del 12,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, contando 2.245.976 nuove autovetture in totale.

Negativi tutti e quattro i maggiori dell’UE mercati in calo: Italia (-24,4%), Francia (-17,3%), Spagna (-11,6%) e Germania (-4,6%).

Stellantis lascia la Russia

Solo ieri Stellantis aveva annunciato la sospensione della produzione di veicoli in Russia, in particolare nello stabilimento di Kaluga, il più importante nel paese.

Già il 31 marzo Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, aveva preannunciato la decisione, motivandola con “il quotidiano rafforzamento delle molteplici sanzioni e alle difficoltà logistiche riscontrate”.

Stop alla produzione finalizzato a “garantire il pieno rispetto di tutte le molteplici sanzioni e di tutelare i propri dipendenti”, spiegava la società, la quale ribadiva di condannare “la violenza e sostenere qualsiasi azione che possa riportare la pace”.

Nello stabilimento lavorano circa 2 mila dipendenti, anche se il gruppo ha comunque un'esposizione limitata in Russia dove ha una quota complessiva di circa 1,5% del mercato auto russo.

La data della prossima trimestrale

Ieri la società ha annunciato la data in cui saranno resi noti i risultati relativi alle consegne e ai ricavi del primo trimestre 2022, prevista per giovedì 5 maggio 2022, seguita dal live webcast audio e della conference call per le ore 13.

A Piazza Affari, intanto, il titolo della società aveva aperto in positivo la seduta odierna, per poi virare in negativo con una flessione dello 0,30% nonostante il +0,30% del Ftse Mib, quando erano trascorse circa due ore dall’apertura della borsa di Milano.

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