Sterlina, è ancora crisi: toccati nuovi minimi storici


Il piano presentato dalla nuova Premier britannica prevede forti tagli alle tasse e ingenti spese, puntando ad un tasso di crescita economica del 2,5% a medio termine, ma ha minato la fiducia degli investitori nella Gran Bretagna.


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Sterlina ai minimi storici

Non si ferma il crollo della sterlina, partito la scorsa settimana con il piano finanziario della nuova Premier, Liz Truss.

La valuta britannica oggi quota 1,0327 nei confronti del dollaro americano, toccando così nuovi minimi storici dopo che già venerdì era scesa a 1,08.

Di fatto, la sterlina ha perso quasi il 7% da quando Liz Truss è diventata premier, tre settimane fa.

Il tracollo del pound ha aiutato l’indice del dollaro a raggiungere quota 114,58 per la prima volta dal maggio 2002, prima di scendere intorno a 113,16.

Pressione anche sui titoli di stato, in particolare sul 10 anni, in crescita del 9% e arrivato al 4,1795%.

Il piano

La credibilità finanziaria è venuta meno quando Truss aveva annunciato il suo piano caratterizzato da ingenti tagli alle tasse e misure di spesa il giorno dopo il rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca d’Inghilterra, minando così la fiducia nel paese.

Il piano, chiamato ‘mini-budget’, era stato messo a punto da Kwasi Kwarteng, Cancelliere dello Scacchiere (in lingua inglese: Chancellor of the Exchequer), antico titolo del ministro del governo britannico con responsabilità di Ministro delle Finanze.

Sono previsti tagli alle tasse da oltre 40 miliardi di sterline, in aggiunta ad un altro programma di sussidi che porta il totale a quasi 200 miliardi di sterline.

Il piano richiederà 72 miliardi di sterline di nuovi prestiti pubblici solo nei prossimi sei mesi, rappresentando un aumento dell’emissione del debito che non si vedeva dal 1972.

L’ufficio di gestione del debito del Regno Unito ha aumentato le vendite di obbligazioni pianificate per l’anno fiscale 2022-23 di 62,4 miliardi di sterline a quota 193,9 miliardi.

Gli obiettivi

Obiettivo è quello di far uscire l’economia da un periodo di inflazione a due cifre, congelare le bollette energetiche, abbassare le tasse e deregolamentare il settore bancario.

Inoltre, sono stati annunciati anche restrizioni al diritto di sciopero e un aumento dei prestiti pubblici.

Lo stesso Kwarteng ha dichiarato alla Camera dei Deputati di volere “un nuovo approccio per una nuova era incentrata sulla crescita” e ha come obiettivo un tasso di crescita economica del 2,5% a medio termine. “Riteniamo che la tassazione elevata riduca gli incentivi al lavoro, scoraggi gli investimenti e ostacoli le imprese”, ha proseguito Kwarteng.

Outlook verso la riduzione?

La Gran Bretagna arriva alla nomina del nuovo governo con un outlook ritenuto stabile dalle tre principali agenzie di rating, ovvero S&P, Moody’s e Fitch.

Dopo il nuovo piano, però, molti analisti ritengono possibile il passaggio a un outlook negativo al momento della revisione dei rating, previsti per il 21 ottobre e all’inizio di dicembre.

Declassamento che, se confermato, aumenterebbe ulteriormente gli oneri fiscali, già ai livelli più alti dal 2011 quando erano stati trascinati dalla crisi finanziaria.

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