Taglio dei tassi BCE più vicino secondo il mercato

Taglio dei tassi BCE più vicino secondo il mercato

Le previsioni ora parlano di una prima riduzione del costo del denaro a marzo 2024 per l’istituto centrale europeo, ma restano le incertezze sulle conseguenze di un taglio troppo anticipato.

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Le previsioni sui tagli

La nuova era nella politica monetaria delle banche centrali sta per arrivare e a questo punto la domanda che tutti si fanno è quando inizieranno i primi tagli.

Il mercato sembra stia scommettendo su una prima riduzione del costo del denaro da parte della Banca centrale europea già a marzo del prossimo anno, quando in precedenza si ipotizzava giugno o aprile.

Sono indicazioni fornite da Bloomberg e ora l’obiettivo sarebbe fissato al 2,5% alla fine del 2024 rispetto al 3% del consensus della scorsa settimana.

Appuntamento, dunque, al prossimo 14 dicembre, quando non solo la BCE prenderà la sua decisione sui tassi, ma soprattutto verranno diffusi gli aggiornamenti sulle previsioni su inflazione e crescita con un orizzonte peraltro di più lungo termine rispetto a quelle fornite nel corso dell'anno. Ovviamente, luci sulla Presidente Christine Lagarde e sulle sue indicazioni al mercato e alle sue aspettative di riduzione dei tassi.

Oggi, intanto, i dati sul PIL dell’eurozona confermano il freno dell’economia dell’area, vista la crescita pari a zero nel terzo trimestre su base annuale, inferiore alle previsioni (+0,1%) e al dato precedente (+0,5%).

Tagliare o non tagliare

Se i mercati dovessero aver indovinato le previsioni, la BCE sarà la prima tra le principali banche centrali a tagliare i tassi nel corso del prossimo anno, anche se le dichiarazioni dei membri del board sembrano non avere fretta.

Il dilemma che i policymaker affrontano richiama il dicembre del 2021, quando indugiavano mentre la Federal Reserve degli Stati Uniti attuava una svolta restrittiva e gli investitori cominciavano a scommettere su aumenti dei tassi della BCE.

Le previsioni mostravano un'accelerazione dell'inflazione, ma gli aumenti iniziarono solo sette mesi dopo, una mossa che la maggior parte degli osservatori giudicò in ritardo.

A questo punto, i banchieri si trovano di fronte a un bivio: tagliare troppo presto i tassi e lasciare che l’inflazione possa riprendere o far collassare l’economia con un costo del denaro ancora alto.

L’outlook

Bjoern Griesbach, stratega senior degli investimenti presso Allianz, non ha molti dubbi e ritiene che la BCE “deve ridurre i tassi”, anche se l’istituto “è determinato a commettere l’errore di sottovalutare l'inflazione per la seconda volta".

La maggior parte degli economisti intervistati da Bloomberg prevede che questa volta l'outlook aggiornato avrà un impatto più forte del solito sulla comunicazione della BCE.

In precedenza, la BCE prevedeva che l'inflazione si attestasse in media al 3,2% l'anno prossimo e tornasse all'obiettivo del 2% nella seconda metà del 2025. Questa prospettiva sembra sempre più obsoleta dopo che la crescita dei prezzi al consumo a novembre è scesa al 2,4%, il livello più basso dal 2021.

Falchi e colombe

Isabel Schnabel, membro del Comitato Esecutivo della BCE, di solito orientata verso un approccio più restrittivo, ha ammesso che il numero è "notevole" e che ulteriori aumenti dei tassi sono improbabili. Non ha voluto pronunciarsi sulla possibilità di un taglio nella prima metà dell'anno, anche se il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, ha dichiarato che la questione potrebbe emergere nel 2024.

Schnabel e altri avvertono che l'inflazione potrebbe accelerare nuovamente, ma i dati e i loro commenti hanno persuaso gli investitori a scommettere su tagli dei tassi più precoci e profondi.

Mario Centeno, governatore della Banca del Portogallo e tra le colombe della BCE, oltre che economista del lavoro, ha ribadito che “la distruzione di posti di lavoro e il congelamento delle nuove assunzioni sono più sincronizzati nelle recessioni che durante le riprese”, per poi aggiungere che “ci sono voluti tre anni per raggiungere la tendenza occupazionale pre-pandemia; ne richiederà meno per invertire quella storica crescita”.

Per falchi come il Presidente della Bundesbank Joachim Nagel, il pericolo rimane che l'inflazione ritorni con forza e ha escluso ripetutamente che i tassi abbiano raggiunto il picco.

Il suo collega belga Pierre Wunsch ha persino dichiarato che la BCE potrebbe alzare nuovamente i tassi per mantenere la politica sufficientemente restrittiva mentre gli investitori scommettono su tagli.

Nagel fa riferimento alla guerra in Medio Oriente, con il pericolo di uno spillover regionale che provoca un rialzo inflazionistico dei prezzi del petrolio, come una ragione per la cautela.

Da Bloomberg, però, scrivono che i membri del board della BCE, quando parlano in forma anonima, dicono che il quadro generale non sarà chiaro fino a quando non emergeranno l'intera portata degli accordi salariali e dei piani fiscali dopo il primo trimestre.

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