Tassi alti più a lungo filtrano nell’economia
La performance della Fed potrebbe avere risvolti politici, che vedremo nelle prossime elezioni.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
M3 dell’Europa YoY di maggio in uscita oggi alle 10:00 (stima +1,6% contro +1,3% di aprile), fiducia dei consumatori dell’Europa di giugno alle 11:00 (stima -14 contro -14,3 di maggio). Alle 14:30 è il turno dei dati USA: la lettura finale del PIL del 1Q24, rivista al ribasso all’1,3% (1,6% la prima lettura), le richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 240k contro 238k della scorsa settimana) e gli ordini di beni durevoli MoM di maggio (stima -0,1% contro +0,7% di aprile). Se i dati USA fossero confermati, indicherebbero il graduale raffreddamento dell’economia americana. Che di per sé potrebbe non essere del tutto negativo nella misura in cui raffredda la dinamica dei prezzi, consente una crescita del PIL tra l’1% e il 2% e mantiene tra il 4% e il 4,3% la disoccupazione, raffreddando per questa via la dinamica dei salari.
Ieri l’indice tedesco GFK di luglio, che come noto misura la fiducia dei consumatori, è risultato più basso delle attese (-21,8 punti contro -19,4 atteso) e del dato di maggio, pari a -21 punti segnalando, come abbiamo più volte avuto modo di evidenziare, le difficoltà di ripresa dell’economia tedesca.
Minori delle attese le vendite di nuove case USA di maggio (619k contro 636k attese e 698k di aprile). I maggiori tassi di interesse alti più a lungo filtrano sempre di più nell’economia e “finalmente” raffreddano il mercato immobiliare.
Gli economisti duri e puri sono diversi dalle persone normali. Pensano che le famiglie utilizzino le curve di domanda e offerta per decidere se avere figli. Dimenticano i nomi dei vicini, ma possono identificare tutti i membri del Consiglio della Fed. Gli economisti credono inoltre che le persone prendano decisioni utilizzando il freddo calcolo invece dell’istinto. Ma gli elettori spesso adottano una prospettiva viscerale quando considerano le questioni relative al portafoglio (che lo ricordiamo, sta sempre sul cuore). E questo potrebbe avere un impatto significativo sull’esito delle elezioni americane.
L’economia americana e i mercati americani hanno registrato ottimi risultati negli ultimi due anni. Tuttavia i sondaggi riflettono un certo grado di delusione. Le misurazioni della fiducia dei consumatori presentano ancora un deficit significativo rispetto ai livelli pre-pandemia.
Uno dei motivi di questa disaffezione è l’inflazione, che rappresenta una delle principali preoccupazioni degli americani. Ciò sorprende alcuni economisti, che sottolineano un miglioramento significativo su questo fronte negli ultimi due anni.
Una persona tipica non segue i dati sull’inflazione da vicino. Invece, le impressioni sull’inflazione si formano attraverso l’esperienza dell’acquisto di beni e servizi. E che sia strettamente razionale o meno, molti pensano che le cose siano diventate eccessivamente costose.
Le persone normali non si limitano alla finestra di dodici mesi utilizzata dagli economisti per misurare l’inflazione. In molti casi, le percezioni sono ancora ancorate alle condizioni pre-pandemia. Nel complesso, i prezzi pagati dai consumatori americani sono più alti di oltre il 20% rispetto a quattro anni fa. E questo non può non avere ripercussioni economiche e politiche.
È anche sconcertante per i non addetti ai lavori il motivo per cui i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia vengono messi da parte quando agenti come la Fed valutano l’inflazione “core”. Queste due categorie rappresentano una quota significativa della spesa mensile per molte famiglie e sono fonte di notevole ansia.
Quest’anno per esempio un gallone di benzina normale ha avuto una media di 3,41 dollari, rispetto ai 2,61 dollari del 2019 (+30,6%). Fare la spesa comporta regolari attacchi di incredulità: una dozzina di uova costa il doppio di quanto costavano nel 2020, il pollo è passato da 1,40 dollari la libbra di allora a oltre 2 dollari adesso (+42,8%). E la lista potrebbe continuare.
Per alcuni, solo un calo dei prezzi avrebbe segnalato che l’inflazione era sotto controllo. Sebbene abbiamo assistito ad una deflazione per alcune categorie di beni, i prezzi in genere non stanno diminuendo. Il fatto che gli utili stiano crescendo più rapidamente dell’inflazione nell’ultimo anno non è di grande conforto. Le famiglie ritengono che ciò costituisca una compensazione per il calo del reddito reale che dura da più di due anni.
Biden tende ad assumersi la colpa del malcontento economico, anche se spesso l’Amministrazione ha poca influenza sui risultati. L’inflazione post-pandemia infatti è stata principalmente il prodotto di due shock di offerta, quello della disponibilità di beni importati dall’Estremo Oriente e quello della disponibilità di manodopera. Nessuno dei due era sotto il controllo dello Studio Ovale.
Dall’altra parte, la Fed ha il compito di mantenere l’inflazione sotto controllo, ma ha tardato a riconoscere la portata del problema. Gli elevati tassi di interesse necessari per ripristinare l’ordine hanno per esempio compromesso l’accessibilità delle abitazioni e messo a dura prova coloro che avevano debiti con carte di credito. La Fed si sforza di rimanere apolitica, ma la sua performance dopo le ultime elezioni potrebbe avere una grande influenza su quelle successive.
E così, mentre gli economisti esultano per il calo dell’inflazione, le famiglie non si sentono tanto allegre. E’ probabile che le diverse prospettive potrebbero fare la differenza a novembre.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!