Tassi Fed, Goldman Sachs anticipa le sue previsioni sui tagli

La riunione della Fed sarà il primo appuntamento di questa settimana con le banche centrali e gli analisti sottolineano come i recenti dati sull’inflazione potrebbero aver fatto cambiare idea ai membri del FOMC sulla politica monetaria dell’istituto centrale statunitense.
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Verso la Fed
Iniziata la settimana delle banche centrali e il primo appuntamento è per mercoledì quando sarà di turno la Federal Reserve con le sue decisioni di politica monetaria.
Il mercato prevede il mantenimento dei Fed Funds compresi nel range tra 5,25% - 5,5% e l'attenzione inizialmente si concentrerà sui ‘dot plot’ del FOMC per i tassi e si cercherà di capire se si atterrà a 50 punti base di allentamento l'anno prossimo o se lo aumenterà. Gli ultimi diagrammi prevedevano tagli di 125 punti base per il 2025 e di altri 100 punti base per l'anno successivo.
Attenzione ai dati macro di domani, quando verranno diffusi i dati sui prezzi al consumo negli Stati Uniti per il mese di novembre che potrebbero influenzare le prospettive sui tassi. il tasso principale è previsto in leggero calo (3,1% dal 3,2% precedente) su base annuale, mentre quello ‘core’ potrebbe aumentare (al 0,3%), seppur di poco rispetto all’anteriore (0,2%).
Dati macro che già la scorsa settimana avevano portato i mercati a ridurre al 46% le previsioni di un allentamento a marzo, dopo i dati forti sul lavoro di venerdì scorso, mentre una riduzione a maggio ha una probabilità del 58% e circa 100 punti base di allentamento sono impliciti per tutto il 2024.
Goldman Sachs anticipa i tagli
Gli analisti di Goldman Sachs prevedono l’avvio dei tagli dei tassi nel terzo trimestre del prossimo anno, anticipando così la loro precedente previsione che indicava il quarto periodo del 2024, con un rallentamento complessivo di 95 punti base nei prossimi 12 mesi.
La banca prevede due tagli che implicherebbero un Fed Funds Rate del 4,875% entro la fine del 2024, rispetto alla sua precedente previsione del 5,13%.
Alla base delle loro previsioni ci sono i dati di venerdì scorso che hanno mostrato un mercato del lavoro negli USA più forte del previsto, mostrando “una crescita sana che suggerisce come i tagli non siano imminenti”, spiega Jan Hatzius, economista di Goldman Sachs.
A questo però, secondo l’esperto si aggiungono le “migliori notizie sull’inflazione che suggeriscono un anticipo dei tagli”, citando in particolare i dati sui prezzi del mese scorso risultati invariati a ottobre e un aumento annuale del dato sottostante, risultato il più basso degli ultimi due anni.
Goldman Sachs ritiene che alcuni membri del FOMC potrebbero “volere maggiori tagli di prima in risposta alle notizie sull'inflazione, ma altri potrebbero trattenersi per evitare di incoraggiare il mercato a prezzare troppi tagli e troppo presto”.
“La nostra previsione sull'inflazione è un po' più bassa rispetto a quella della Fed, ma i partecipanti al FOMC preferiranno ancora sbagliare, essendo meno ottimisti”, aggiunge Hatzius.
Altre previsioni
“Un’attività più debole, dati sul lavoro in raffreddamento e indicazioni positive sull’inflazione segnalano che la politica monetaria è probabilmente abbastanza restrittiva per portare l’inflazione in modo sostenibile verso il target del 2% nei prossimi mesi, una narrazione che è stata apertamente sostenuta dai principali funzionari della Federal Reserve”, spiegano da ING che si attendono tagli dei tassi di 150 punti base nel 2024 e ulteriori 100 punti base all’inizio del 2025.
“I dati economici stanno pavimentando la strada per un cambio di rotta da parte della Federal Reserve, e i mercati stanno rispondendo prontamente. I futures sui Fed Fund ora anticipano tagli dei tassi già a marzo, una revisione significativa rispetto alle aspettative di solo poche settimane fa, quando si prevedeva un possibile taglio a luglio”, secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro.
“Mentre è probabile che i funzionari della Fed interpretino i dati in modo simile, è plausibile che procedano con cautela nel passare rapidamente a tagli dei tassi, poiché ciò potrebbe vanificare parte dell’irrigidimento delle condizioni finanziarie che attualmente contribuiscono a esercitare pressione sull’inflazione”, aggiunge l’esperto, secondo il quale “la prospettiva di un potenziale braccio di ferro tra i prezzi di mercato e i messaggi della Fed è un elemento che potrebbe generare volatilità sia nei mercati obbligazionari che azionari.
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