Tenaris abbattuta dal calo del petrolio e downgrade degli analisti


La società viene colpita dalle vendite con il prezzo del greggio che scende a 96 dollari al barile, mentre da Equita Sim riducono a ‘hold’ la raccomandazione sul titolo Tenaris.


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Vendite sui mercati

Mentre il rosso domina sui mercati europei, proseguono i negoziati tra Russia - Ucraina e l’aumento dei casi di Covid 19 in Cina trascina in basso anche i prezzi del petrolio.

Nel gigante asiatico si assiste al raddoppio del numero delle infezioni da Covid rispetto al giorno precedente, arrivato ai massimi da due anni, con punte nei paesi del nord-est del paese, dove sono stati decisi nuovi lockdown.

Il nuovo blocco dell’economia del più grande consumatore di petrolio al mondo trascina in basso il prezzo del WTI (-6%), nuovamente a intorno a 96 dollari, e il Brent segue la scia appena sopra quota 100 dollari.

A farne le spese a Piazza Affari è tutto il settore petrolifero, dove Saras e Tenaris affondano a -4% dopo circa due ore di contrattazioni, seguite da Eni e Saipem che cedono oltre il 2%.

Equita boccia Tenaris

La scura degli analisti di Equita Sim si abbatte sul maggior produttore e fornitore a livello globale di tubi e servizi per l'esplorazione e la produzione di petrolio e gas, con la raccomandazione sul titolo passata a ‘hold’ rispetto al precedente ‘buy’, mentre il prezzo obiettivo viene confermato a 14,5 euro per azione (attuale 12,08).

Il cambio è dovuto alla “buona performance del titolo (finora nel 2022 +32% e da metà dicembre +42%)”, spiegano dalla sim.

Questi esperti sottolineano come il titolo tratti “con un Ev/Ebitda 2022 pari a 7,1 volte e un P/E di 13,2 volte”, valutazioni definite “non particolarmente care”, ma che  “adesso bilanciano maggiormente il profilo rischio-rendimento considerando l'incertezza sulla risoluzione della crisi Russia-Ucraina, il potenziale aumento della competizione da parte dei produttori di tubi welded a seguito del forte calo del prezzo dell'hot-rolled coil (materia prima per la produzione di tubi welded) e la bassa visibilità sulla velocità di ramp-up degli investimenti in risposta all'aumento del prezzo del petrolio (considerando alcuni colli di bottiglia sulla supply chain)”.

Il mercato del greggio

L’andamento dei prezzi del petrolio resta condizionato dalla guerra Russia-Ucraina, saliti ai massimi dal 2008, mentre la quotazione del gas ha raggiunto nuovi massimi storici.

Da Equita Sim spiegano che “il forte movimento del prezzo del petrolio (con la curva future che dai circa 75 dollari al barile previsti ad inizio anno per fine 2022 è salita ai circa 88-90 dollari attuali) ha migliorato le prospettive in termini di capex globali da parte delle compagnie petrolifere per il 2022/2023”.

Tuttavia, aggiungono dalla sim milanese, “ci sarà da valutare la velocità di reazione degli operatori, in particolare americani, considerando alcuni colli di bottiglia sulle supply chain e il peggioramento del contesto macro che potrebbe impattare la domanda”.

Scende la ‘fame’ da greggio

A condizionare l’andamento attuale del petrolio c’è “anche il sentimento di rischio che sta aumentando l’appetito per le azioni europee, riducendo la fame di petrolio dei trader, poiché la tendenza al ribasso sembra destinata a continuare dopo il rally della scorsa settimana”, spiega Victoria Scholar, chief investment officer di Interactive Investor.

“C’è un senso di ottimismo riguardo alla possibilità che i negoziati tra Russia e Ucraina vadano avanti, il che allevierebbe alcuni dei problemi di approvvigionamento sul mercato. Inoltre, la mossa della Fed verso l’inasprimento monetario potrebbe allentare la domanda, contribuendo a ristabilire un po’ di equilibrio nel mercato”, aggiunge Scholar.

Secondo Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote, “è probabile che si veda un ulteriore allentamento dei prezzi del greggio”, e consiglia di guardare la zona $ 95-100 per il Texas occidentale.

Eppure, questa esperta crede ancora che “i rischi continuano a inclinarsi al rialzo in mezzo alle sanzioni sul petrolio russo, alla limitazione dell’offerta dei paesi OPEC o alla notizia che indica che le trattative per un Accordo nucleare iraniano sono stati sospesi a causa di ‘fattori esterni’, come ha twittato Josep Borell, capo della politica estera dell’UE”.

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