Tenaris prima ‘vittima’ del calo del petrolio
La paura di nuovi lockdown in Cina e la situazione in Ucraina trascina ancora in basso i prezzi del petrolio, ormai ai minimi da due settimane, trascinando con sé anche i titoli azionari legati al greggio.
Petroliferi in calo
Titoli del comparto energetico in forte calo in tutta Europa nella giornata di oggi, trascinati dal tonfo del petrolio.
Con il WTI di giugno che scende del 4% a 97,20 dollari al barile (Brent 102 dollari), a Milano affonda Tenaris con un calo del 6%, ormai alla quinta seduta negativa consecutiva e tra le peggiori oggi in Europa.
Male anche il resto del settore, con Saras che eguaglia Tenaris, seguite a breve da BP (-5%), Shell (-4%) ed Equinor (-4%), mentre non si salvano nemmeno Eni e Saipem, entrambe a -4%.
La paura in Cina
Torna a pesare sui prezzi del petrolio la situazione legata ai casi di Covid 19 in Cina, dove il nuovo picco sta spingendo le autorità a ipotizzare nuovi lockdown dopo quanto avvenuto a Shanghai, sollevando timori sulla domanda di materie prime.
Nel weekend, infatti, Shanghai ha registrato il record di morti mentre le autorità di Pechino, che rischia un lockdown, parlano di “situazione grave”.
Per cercare di arginare le infezioni, le autorità di Shanghai hanno eretto recinzioni fuori dagli edifici residenziali, scatenando nuove proteste pubbliche, mentre a Pechino in molti hanno iniziato a fare scorte di cibo temendo una chiusura completa.
Pertanto, avvisano gli esperti, resta il rischio di uno shock della domanda cinese già visto all’inizio della pandemia. “La paura è che le misure attualmente messe in atto dal governo cinese possano non essere efficaci e quindi siano necessari provvedimenti più drastici”, avvisano gli analisti di AllianceBernstein.
Non solo Covid
Intanto, il conflitto in Ucraina sembra non vedere all’orizzonte spiragli di pace e i paesi dell’Unione europea stanno valutando un nuovo round di sanzioni alla Russia, con potenziali colpi alle importazioni di greggio.
Questa situazione dovrebbe dare supporto ai prezzi del petrolio, anche se “non dovrebbero scendere sotto i 90 dollari al barile, a causa della prospettiva di un potenziale divieto da parte dell'Ue sul petrolio russo alla luce dell'aggravarsi della crisi in Ucraina”, secondo gli esperti di Nissan Securities.
A confermare le intenzioni della UE sono state anche le parole del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, secondo il quale tra poche settimane potrà essere imposto un embargo completo del petrolio russo, contribuendo a fermare il flusso di valuta estera verso la Russia.
Per il momento, però, “i timori sulla crescita della Cina e la prospettiva di un'azione più aggressiva da parte della Federal Reserve, cosa che limita la crescita degli Stati Uniti, sembrano bilanciare la prospettiva di un inasprimento delle sanzioni europee sulle importazioni di energia russa”, ipotizzano gli analisti di Oanda.
Le previsioni
Secondo gli esperti di WebSim, “il quadro di breve rimane molto volatile”, viste anche le performance dei prezzi del petrolio dell’ultimo mese, nel corso del quale “soltanto in due sedute si è registrata un’oscillazione giornaliera inferiore all’1%”.
“La tendenza di fondo rimane impostata al rialzo”, prevedono questi esperti, almeno “finché i prezzi delle due tipologie restano sopra le rispettive soglie discriminanti a 86,7 e 85,44 dollari”.
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