Tensione alle stelle tra Atlantia e il governo, titolo in fibrillazione


Il gruppo pronto a sospendere il piano di investimenti da €14,5 mld già concordato se non arrivano le garanzia statali sui prestiti della Sace. Il governo non ci sta e il viceministro dei Trasporti, Cancellieri, minaccia la revoca della concessione. Ma il vero nodo sono i ritorni economici: il possibile taglio delle tariffe peserà come un macigno sui conti del gruppo.


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Atlantia sale sulle montagne russe

A Piazza Affari, Atlantia sale sulle montagne russe, il titolo apre subito in calo fino a meritarsi una sospensione  per eccesso di ribasso - 5,5%. Poi comincia il recupero che porta a una chiusura a +1,3%.

Le ragioni di queste fibrillazioni sono da ricercare nei contrasti tra la società e il governo nella vicenda della concessione ad Autostrade per l'Italia (Aspi). La società chiede maggiori garanzie mentre pesa il possibile taglio delle tariffe.

Gli ultimi giorni

Per riassumere i punti principali della vicenda occorre procedere a ritroso, in primis al 22 maggio quando, con un comunicato diffuso dal Cda (riunitosi in seduta straordinaria), la società ha annunciato l’intenzione di sospendere il piano di investimenti da 14,5 miliardi di euro già concordato con il governo, finché non arrivano le garanzie statali (la garanzia Sace all’80%) sui prestiti richiesti, che ammontano a 1,25 miliardi.

In questa sede, il cda ha deliberato «di dare indicazione alla propria controllata Aspi (…) di utilizzare il finanziamento di Atlantia di 900 milioni di euro per garantire manutenzioni e investimenti per la sicurezza della rete», ma al contempo rinvia «la realizzazione di altri investimenti» oltre a dare mandato ai propri legali di valutare le iniziative per la tutela del Gruppo «visti i gravi danni».

I gravi danni che sottolinea Atlantia sono da riferire appunto, alla mancata concessione della garanzia e quindi, niente liquidità dalle banche e da Cassa depositi e prestiti (nella nota la società parla anche di una linea di credito da 1,3 miliardi con Cdp, pre-approvata nel 2017 e attualmente oggetto di negoziato).

Un tentativo di conciliazione è avvenuto giovedì scorso, quando i vertici dell’azienda hanno avuto un incontro presso il ministero del Tesoro con il capo di Gabinetto Luigi Carbone e il dg Alessandro Rivera.

L’incontro si è concluso con un nulla di fatto proprio per i limiti alla concessione della garanzia, dal momento che le agenzie di rating hanno declassato il titolo a “junk”, come conseguenza della norma che cambia il valore degli indennizzi in seguito alla revoca della concessione (Art. 35 del Milleproroghe), da circa 23 miliardi con il modello di calcolo precedente a circa 8 miliardi di euro con i nuovi criteri.


Il fronte politico

Il cda dell’azienda ha espresso «forte preoccupazione» per le dichiarazioni rilasciate lo scorso 20 maggio «da un esponente del Governo, secondo le quali alla controllata Aspi dovrebbe essere precluso l’accesso alla garanzia pubblica».

Il riferimento è al viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, che dalla sua pagina Facebook ha preso una posizione netta contro la concessione della garanzia alla controllante di Aspi. 

Anche il viceministro alle infrastrutture Giovanni Cancelleri, in quota M5s, è tornato a chiedere la revoca della concessione ad Atlantia e la nomina di un commissario per la gestione di Aspi fino alla prossima gara. «Adesso - ha spiegato oggi a Sky Tg24 - avvieremo sulla questione Autostrade un dibattito interno alla maggioranza di Governo, noi portiamo in dote l'idea della revoca della concessione attraverso il commissariamento della società, la possibilità di utilizzare Anas al posto di Spea, che ha praticamente taroccato tutti i report sulla sicurezza di viadotti e gallerie. Vogliamo utilizzare un'azienda di Stato affinché possa controllare effettivamente cosa non va all'interno di quelle infrastrutture e segnalarlo al commissario che farà intervenire gli uomini di Aspi. Non si perde nessun posto di lavoro e nessuna economia per le aziende».

Se da un lato il ministro degli Esteri, Di Maio, uno degli esponenti più in vista del M5s al governo, cerca di fare da paciere «La maggioranza è compatta, ma no ai ricatti» ha detto; dall’altro c’è Di Battista, che sostiene la posizione di Buffagni.

Nei piani alti del governo intanto, si ritiene che siano ancora pochi i margini di manovra e si ventila una possibile uscita della holding dei Benetton (Edizione) dall’azionariato di Atlantia in modo da riaprire il dialogo con una compagine azionaria diversa.

Una mossa che potrebbe porre di nuovo in discussione la revoca o meno della concessione. Ma in quel caso la società chiederebbe una valutazione piena di Aspi che, secondo il Fatto Quotidiano, si aggirerebbe intorno ai 7 miliardi di euro.

Il nodo del 3%

Su questo punto occorre poi sottolineare la presenza di un dossier redatto dai tecnici del ministero delle Infrastrutture  e dei trasporti, guidato da Paola de Micheli.

Secondo De Micheli la revisione della concessione sarebbe la strada da percorrere.

Il problema sta nella sua definizione. E qui il dossier si collega al Wacc (tasso di remunerazione sul capitale investito) dei privati che investono in asset pubblici in concessione.

Secondo il dossier, negli ultimi anni gli investitori di Autostrade hanno ottenuto un rendimento del 10%, ma l’Autorità Regolazione dei Trasporti (Art) ha avanzato la richiesta di portare il tasso al 7%: tre punti percentuali in meno di redditività per il gestore.

Per compensare, il dossier immagina di abbassare del 5% l’anno le tariffe della concessionaria fino al 2038 in modo da ritoccare il rendimento.

I vertici di Autostrade, però, ritengono che questa manovra non sia sostenibile in conto economico, perché «non potrebbero garantire gli investimenti promessi per 14,5 miliardi o sarebbero costretti a tagliare il costo del lavoro».

Per questo motivo già ai primi di marzo Atlantia aveva proposto a De Micheli un pacchetto da 2,9 miliardi che incorpora anche la riduzione delle tariffe del 5% solo per i primi cinque anni, misura messa nero su bianco anche sul piano economico-finanziario che Autostrade ha presentato al ministero il 6 aprile. Da quel momento i dialoghi si sono interrotti. E la mancata risposta da parte del governo ritorna anche nella nota della società diffusa il 22 maggio.

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Codice: ATL.MI
Isin: IT0003506190
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