Tesla: è lo short covering che ha fatto balzare il titolo del 6%
Secondo la società specializzata S3 Partners, all’inizio della settimana le vendite allo scoperto rappresentavano circa il 3% del flottante. Dopo che le quotazioni sono scese del 14% in due mesi e mezzo, molti investitori hanno deciso di chiudere le operazioni.
Il rialzo a solo due giorni dai dati deludenti sulle vendite
Ha sorpreso il balzo al rialzo di Tesla di mercoledì 4 ottobre, con il titolo salito di quasi il 6% (a 261,16 dollari) soltanto due giorni dopo l’annuncio di dati deludenti sulle vendite del gruppo nel terzo trimestre. Il numero delle auto consegnate fra luglio e settembre, 430.000 in tutto, è risultato inferiore di circa 25.000 unità rispetto alle previsioni del mercato.
Secondo un articolo di Barron’s, il forte rialzo di ieri è dovuto essenzialmente allo “short covering”, cioè alla chiusura delle posizioni ribassiste. Si sa che Tesla è uno dei titoli preferiti dagli investitori che amano vendere allo scoperto, operazione che consiste nel vendere azioni che non si possiedono, convinti di poterle ricomprare più avanti a prezzi inferiori. Per potere agire in questo modo occorre prendere in prestito le azioni da vendere. Ihor Dusaniwsky è il Ceo di S3 Partners, società specializzata nell’analizzare il fenomeno dello short selling (vendite allo scoperto) a Wall Street. Secondo i suoi dati, il 2 ottobre, quando Tesla ha comunicato i dati di produzione e vendita del terzo trimestre, lo short su Tesla aveva raggiunto una dimensione pari al 3% del flottante.
Il calo della produzione era stato ampiamente previsto
In effetti, le scommesse su un calo di Tesla erano partite veloci dopo che il 19 luglio lo stesso Musk aveva annunciato che la produzione del terzo trimestre avrebbe sofferto per lo stop programmato delle fabbriche per aggiornamenti. In più, ci si è messa la generale discesa del mercato azionario. Il risultato è stato che dal 19 luglio al 2 ottobre le azioni Tesla sono scese del 14%, con un calo più che doppio rispetto al Nasdaq 100 (-6,7%).
Certamente un buon risultato per i venditori short, che lunedì sono rimasti un po’ spiazzati dalla sicurezza con cui il management di Tesla ha ribadito che verrà centrato l’obiettivo di fine anno di 1,8 milioni di auto vendute. A quel punto, fra la soddisfazione per il successo ottenuto e il timore di una ripresa delle quotazioni, sarebbe partito lo short covering, le ricoperture, con la corsa da parte degli scopertisti a comprare i titoli per chiudere i contratti di prestiti azionari.
L’analista Dan Ives (Wedbush): Tesla è solo a metà del percorso di sviluppo
Dopo le comunicazioni del 2 ottobre, Deutsche Bank e RBC hanno confermato le raccomandazioni Buy con target price rispettivamente a 285 dollari e a 305 dollari. JP Morgan, da sempre negativa su Tesla, ha ribadito il suo Sell con target price a 135 dollari.
Fra i più convinti sostenitori che la storia di investimento su Tesla è ancora tutta da esplorare c’è Dan Ives, analista di Wedbush. Intervistato da Cnbc, ha detto che Tesla è in questo momento solo a metà del suo prevedibile percorso di sviluppo. In più la società di Musk potrà approfittare delle difficoltà dei produttori tradizionali americani, Ford, GM e Stellantis, alle prese con un difficile e costoso confronto con il sindacato: “Se gli scioperi vanno avanti, il danno economico per loro sarà sempre più grande, ma se accettano le richieste di aumenti salariali – afferma Ives – si troveranno a corto di risorse finanziarie per sostenere la trasformazione verso l’elettrico”. La sua raccomandazione su Tesla è Buy con un target price a 350 dollari.
Anche Ben Kallo, analista di Baird, mantiene una visione positiva su Tesla nonostante i dati deludenti del terzo trimestre. Guardando più a lungo termine, Kallo individua come punti di forza l’imminente lancio del Cybertruck, la progressiva diffusione del software per la guida autonoma (che Tesla installa a pagamento), e la crescita di Tesla nel settore dell’energia.
Oggi su 40 analisti che coprono Tesla 16 raccomandano di comprare le azioni e cinque di vendere. Gli altri 19 hanno una posizione neutrale. La media del target price è 252 dollari, più bassa dei 261 dollari rispetto alla quotazione attuale.
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