Tesla, ipotesi buyback e conti del trimestre. Basteranno per fermare la caduta del titolo?
In arrivo mercoledì i risultati del periodo luglio-settembre. Gli analisti cercano conferme sulla tenuta della domanda di EV in Cina. Intanto a WallStreet c’è chi invoca un maxi-piano da 10 miliardi di dollari per il riacquisto di azioni proprie.
Nell’ultimo mese le quotazioni sono scese del 33%.
Fra i conti più attesi dell’attuale stagione dei risultati trimestrali (appena partita), ci sono senza dubbio quelli di Tesla. La società delle auto elettriche arriva all’appuntamento con i dati del terzo trimestre, previsti per mercoledì 19 ottobre, con alle spalle una recente performance borsistica da brividi. Dall’inizio dell’anno il valore di Tesla si è pressoché dimezzato (-48%) a causa anche di una drastica accelerazione al ribasso nell’ultimo mese (-33%). Venerdì 14 ottobre il titolo ha chiuso a 204,99 dollari, minimo dal maggio 2021.
Due sono le grandi questioni che agitano gli investitori: il timore di un rallentamento della domanda, soprattutto in Cina, e i rischi connessi al caso Twitter, tornato in auge dopo che Elon Musk si è dichiarato pronto a rispettare il contratto firmato per l’acquisizione del social media.
Il nodo delle garanzie per finanziare l’acquisto di Twitter.
Partiamo dal caso Twitter: gli investitori sono preoccupati che l’eccesso di impegni e responsabilità porti il fondatore di Tesla a trascurare lo sviluppo della Casa automobilistica. Per quanto la britannica Bbc in un programma che sta andando in onda in questi giorni definisca Musk un incrocio fra lo scienziato Albert Einstein, l’inventore Nikola Tesla e il banchiere John Rockefeller, l’uomo avrà comunque dei limiti, limiti di tempo e di energia. Oltre a questo, bisognerà vedere in che modo le banche finanziatrici dell’acquisizione di Twitter vorranno rivedere i contratti, dato che nella versione originale della scorsa primavera Musk dava loro in garanzia un certo ammontare di azioni Tesla, il cui valore oggi è drasticamente sceso.
I prezzi in Cina potrebbero calare.
Venendo alle preoccupazioni sulla domanda di auto Tesla, il tema è emerso nei numeri delle vetture consegnate nel terzo trimestre, in tutto 344.000. Un record assoluto. Ma sono 22.000 in meno di quelle prodotte. Che fine hanno fatto le 22.000 prodotte e non consegnate? Per Tesla sono “in transit”, cioè in fase di spedizione dalle fabbriche ai centri di distribuzione. Molti analisti sono scettici di fronte a questa risposta e temono un rallentamento degli ordini, soprattutto in Cina, dove molti clienti preferirebbero aspettare un calo dei prezzi, reso possibile dalla discesa dei costi di alcuni componenti e dei costi di spedizione. E’ notizia di questi giorni che i noli marittimi sono scesi a ottobre del 65% rispetto allo stesso mese del 2021.
Gli analisti prevedono ricavi in crescita del 60%.
Intanto, il consensus degli analisti prevede che nel terzo trimestre Tesla abbia realizzato ricavi per 21,9 miliardi di dollari, in crescita del 60% sullo stesso periodo dell’anno scorso, e un utile di 3,18 miliardi praticamente raddoppiato. Conseguendo questi risultati trimestrali, Tesla sarebbe in rotta perfetta per raggiungere gli obiettivi dell’intero 2022, che dovrebbe chiudere, secondo il consensus, con ricavi in crescita del 57% a 84,6 miliardi di dollari e utile a 12,5 miliardi (+127%). Ma nel corso degli ultimi due anni Tesla ha abituato analisti e investitori a risultati sempre migliori del consensus.
La richiesta di buyback del fondo Future Fund Active.
Fra i temi che Musk dovrà affrontare mercoledì nella call con analisti e investitori c’è quello di un possibile buy back. Nei giorni scorsi Gary Black, a capo del fondo Future Fund Active, ha scritto al board di Tesla proponendo che la società approfitti di questo momento di quotazioni così basse per varare un piano di acquisto di azioni proprie da almeno 10 miliardi di dollari, da spendere in più anni.
Black sottolinea che al prezzo attuale le azioni Tesla valgono soltanto 37 volte gli utili previsti per il 2023. Un rapporto price/earning così basso le azioni Tesla lo avevano avuto soltanto nel marzo 2020 (il P/E era sceso a 30 volte), quando l’economia americana si era bloccata per i lockdown.
E’ ovvio che un azionista nel breve periodo è felice se la società sostiene il titolo con acquisti di azioni proprie. Ma la teoria dice che un consiglio di amministrazione deve decidere un buy back quando questo rappresenta il migliore possibile utilizzo per la liquidità disponibile. In genere le società a forte crescita (growth) non fanno buyback perché ottengono ritorni migliori investendo per la crescita dell’attività tipica.
E se il migliore investimento fosse creare nuove fabbriche?
Tesla dovrebbe chiudere il 2022 con una posizione finanziaria netta positiva per 19,4 miliardi di dollari. Secondo Gary Black, a questi si aggiungeranno 55 miliardi di free cash flow che la società genererà nei prossimi tre anni. Ci sono, quindi, fondi in abbondanza sia per sostenere la crescita, sia per acquistare azioni Tesla che, secondo il finanziere, potrebbero generare in futuro un ritorno annuo del 24%. Questo sulla base dell’andamento del titolo negli anni scorsi.
Ma nel mondo della finanza non tutti spingono per il buyback: Ron Baron, Ceo di Baron Capital, ha recentemente affermato che siccome Tesla è in grado di realizzare profitti da 15 miliardi di dollari all’anno da una nuova fabbrica che costa 7 miliardi, la cosa migliore che può fare il management è costruire nuove fabbriche il più rapidamente possibile.
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