Tesla, Musk è il ceo che vale un trillion di dollari

L’assemblea annuale di Tesla ha approvato con oltre il 75% dei consensi il nuovo “CEO Performance Plan 2025”, un piano da un trillion di dollari in azioni che rafforza il legame tra Elon Musk e la casa automobilistica. Obiettivo: portare la capitalizzazione a 8,5 trillion in dieci anni e lanciare sul mercato robotaxi e robot umanoidi.
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Il patto da mille miliardi di dollari
Durante l’assemblea annuale, gli azionisti di Tesla hanno approvato con oltre il 75% dei voti favorevoli il nuovo “CEO Performance Plan 2025”, un pacchetto di remunerazione potenzialmente da un trillion di dollari in azioni, che lega la ricompensa di Elon Musk a traguardi industriali e finanziari di portata storica.
L’obiettivo del piano, come spiegato nel report di Gabriel Debach, market analyst di eToro, non è solo economico ma anche ideologico: portare la capitalizzazione di Tesla da 1,4 a 8,5 trillion di dollari entro il 2035, lanciare un milione di robotaxi e altrettanti robot umanoidi Optimus, e trasformare la società in un simbolo della nuova economia tecnologica globale.
Il piano implica un tasso di crescita composto del 19,8% annuo, ovvero una moltiplicazione di sei volte del valore dell’azienda in un decennio. Numeri vertiginosi, ma che secondo Debach restano coerenti con la storia del gruppo: negli ultimi cinque anni, Tesla ha registrato un CAGR del 25%, e su dieci anni il valore medio sale al 40%. L’obiettivo appare dunque ambizioso, ma non alieno alla grammatica della crescita esponenziale che ha sempre caratterizzato l’azienda californiana.
La votazione, arrivata a mercati chiusi, era ampiamente scontata: Polymarket stimava oltre il 90% di probabilità di approvazione. Il titolo Tesla ha reagito male (-4% circa), seppur confermando la preferenza del mercato per un Musk saldo al comando. Il nuovo piano, puntualizza Debach, non cancella le ombre: gli utili per azione attesi sono scesi del 34% da inizio anno, mentre il P/E NTM è salito del 67%, toccando 217 volte, quasi il doppio della media decennale. Il mercato, insomma, continua a prezzare la visione più che i risultati, la fiducia nell’innovazione più che la redditività.
La nuova missione,“sustainable abundance”
Nel corso dell’assemblea, la presidente Robin Denholm ha parlato di un vero e proprio “punto di inflessione” nella storia di Tesla. Il linguaggio, quasi politico, ha introdotto un concetto che Musk ha poi fatto suo: quello di “sustainable abundance” (abbondanza sostenibile).
Il fondatore, si legge nel report di eToro, ha spiegato che la missione originaria (accelerare la transizione verso l’energia pulita) può dirsi sostanzialmente raggiunta. Oggi, con le auto elettriche ampiamente diffuse e la Model Y divenuta il veicolo più venduto al mondo, Tesla deve evolvere: l’obiettivo è costruire una società in cui intelligenza artificiale e robotica garantiscano prosperità materiale senza compromettere il pianeta.
Musk, sottolinea Debach, ha presentato un piano industriale scandito da obiettivi concreti: 2,7 milioni di veicoli nel 2026, 4 milioni nel 2027 e 5 milioni nel 2028, spinti dalla produzione del Cybercab, il primo veicolo progettato per la guida totalmente autonoma, privo di volante e pedali. Sul fronte della robotica, il ceo ha annunciato Optimus 3, il robot umanoide destinato a entrare in produzione nel 2026 a un costo unitario di 20.000 dollari, con un obiettivo di un milione di unità l’anno. “Optimus”, ha dichiarato, “sarà un infinite money glitch, un moltiplicatore di valore economico senza precedenti”.
Sul piano tecnologico, spiega Debach, Musk ha illustrato i progressi dell’AI5, il chip proprietario che Tesla ha progettato internamente e che, secondo il fondatore, avrà prestazioni simili alle Nvidia Blackwell ma con un terzo della potenza e un decimo del costo. La produzione sarà condivisa tra TSMC e Samsung, ma Musk ha già ventilato la creazione di una Terrafactory dedicata ai chip, segno di una strategia sempre più votata all’integrazione verticale totale.
Numeri fragili in Europa
Dietro la retorica della crescita, i conti europei restano fragili. In diversi mercati chiave, le vendite Tesla sono in calo e le quote di mercato arretrano a favore dei marchi cinesi BYD, MG e Zeekr, più aggressivi in termini di prezzo e autonomia.
I dati di eToro confermano questa tendenza: le posizioni retail su Tesla sono diminuite in Germania, Italia, Danimarca, Olanda, Norvegia, Polonia e Spagna. In Italia, il titolo scende alla 20ª posizione tra le azioni più detenute, mentre in Germania scivola alla 19ª. Un segnale chiaro di come la fiducia degli investitori individuali si stia allineando al calo della performance commerciale nel continente.
Tesla tra mito e realtà
Tesla rappresenta oggi un esperimento sociologico più che finanziario per Debach. È l’unica delle Magnifiche Sette a non aver toccato un nuovo massimo nel 2025, nonostante un rialzo del 56% dai minimi di giugno. Il titolo è diventato un asset emotivo, in cui ogni parola di Musk genera volatilità.
Tesla non è più soltanto un produttore di auto, ma un portafoglio di opzioni reali: robotaxi, Optimus, AI5, guida autonoma FSD. Ogni progetto vive in funzione degli altri, in una catena di valore interdipendente in cui il rischio di rottura è sempre presente.
Il bias pro-Musk, osserva Debach, porta a confondere la visione con la realtà; quello opposto, a sottovalutare la forza del vantaggio tecnologico integrato, costruito in un decennio di lavoro sulla triade software, silicio e fabbrica. Finché il cash flow operativo sosterrà le capex, Tesla potrà mantenere il suo slancio, ma il mercato ora attende prove tangibili di monetizzazione.
Come sottolinea Robin Denholm, “siamo nel più ambizioso punto di svolta della storia di Tesla”. Un’affermazione che riflette la tensione fra mito e bilancio, fra narrazione e risultati. Come conclude il report di eToro, il voto degli azionisti ha consacrato Musk come leader visionario assoluto, ma i prossimi trimestri diranno se la leggenda potrà ancora sommare nei conti. Perché anche le epopee industriali, alla fine, devono tornare a far quadrare i numeri.
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