Tesla retromarcia su Dojo: smantellato il team di sviluppo

Elon Musk aveva definito il supercomputer ideato addestrare i modelli di guida autonoma senza dipendere da fornitori esterni come un “azzardo” e ora si assiste ad un cambio di strategia sui chip.
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Tesla molla Dojo
Tesla cambia idea su Dojo, il supercomputer sviluppato dalla società per addestrare i modelli di guida autonoma senza dipendere da fornitori esterni come Nvidia. Secondo quanto scrive Bloomberg, Elon Musk ha deciso lo smantellamento del team di sviluppo di quello che, anche secondo molti analisti, doveva portare ad una svolta per la società.
Il cambio di strategia ha portato Pete Bannon, alla guida del progetto, a lasciare la società dopo aver svolto il ruolo di vicepresidente per ingegneria e progettazione hardware di Tesla arrivando nel 2016 direttamente da Apple. I tecnici rimasti sono stati redistribuiti su altri progetti legati a data center e infrastrutture di calcolo.
La decisione segna l’abbandono di quello che fino a poco tempo fa era considerato uno dei progetti più strategici del gruppo. Morgan Stanley aveva stimato il valore potenziale di Dojo in 500 miliardi di dollari appena dodici mesi fa, descrivendolo come il fulcro della strategia tecnologica futura di Tesla.
Le ragioni
A spiegare le motivazioni è stato Musk tramite il suo social network X, affermando che “non ha senso dividere le risorse su due architetture di chip così diverse”.
Già ad inizio 2024, Dojo veniva definito da Musk come “un azzardo con potenziale ritorno molto alto”, pertanto ora l’imprenditore sembrerebbe guidato da una valutazione più pragmatica dei costi e benefici.
"Dojo è l'acceleratore chiave all'intersezione tra hardware e software", spiegavano da Morgan Stanley lo scorso 4 agosto, dopo che nel 2023 valutavano il supercomputer a 500 miliardi di dollari.
Il cambio arriva dopo una revisione più ampia della strategia di Tesla in tema di chip, visione confermata dal recente accordo con Samsung per la fornitura di semiconduttori.
L’azienda si concentrerà ora sui chip AI5 e AI6 (alternando tra Samsung e il colosso taiwanese TSMC per le diverse generazioni), che secondo il Ceo saranno “eccellenti per l’inferenza e sufficientemente validi per il training”.
L’intelligenza artificiale resta comunque centrale per i robotaxi di Tesla, nonostante i problemi tecnici emersi nei test su strada abbiano già scatenato una class action. L’azienda sembra però preferire l’efficienza operativa all’innovazione a tutti i costi.
A Wall Street, intanto, le azioni Tesla scambiano di poco sopra la parità (+0,40%) in apertura di seduta, salendo a 323 dollari dopo aver perso il 15% nel corso di questo 2025.
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