Tesla torna ai massimi storici un anno dopo tra valutazioni estreme e scommesse sul futuro

Tesla torna sui massimi storici esattamente un anno dopo l’ultimo picco, ma il rally poggia più sull’espansione dei multipli che sui fondamentali. Tra rotazione dei capitali, rallentamento dell’elettrico e scommessa su Robotaxi e deregolamentazione, il mercato guarda al futuro ignorando le crepe del presente.
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Un massimo che chiude il cerchio ma non risolve le contraddizioni
Il calendario, a volte, sa essere ironico. Esattamente un anno dopo il massimo del 17 dicembre 2024, Tesla ha aggiornato i record storici tornando sopra quota 489 dollari, chiudendo la seduta di ieri 16 dicembre 2025 a 489,88 dollari. Oggi il titolo sale ancora con un massimo intraday a 495,28 dollari. Come si legge in una nota di Gabriel Debach, market analyst di eToro, la capitalizzazione è salita a 1,63 trillion di dollari, riportando Tesla al settimo posto tra le società più grandi al mondo, alle spalle di Nvidia, Apple, Alphabet, Microsoft, Amazon e Meta, dopo aver inseguito per mesi realtà come Broadcom, Saudi Aramco e Berkshire Hathaway.
Il grafico racconta un trionfo, ma sotto la superficie il quadro è più complesso, spiega Debach. Il prezzo corre verso nuovi massimi mentre le stime sugli utili per azione restano sostanzialmente piatte. È un disaccoppiamento già visto nella storia del titolo, in cui il rally è sostenuto esclusivamente dall’espansione dei multipli e non da una revisione al rialzo dei fondamentali. Il P/E forward ha superato quota 200 volte, arrivando fino a 241x, livelli condivisi solo con pochi altri casi estremi come Palantir e Boeing. Nello stesso periodo, le stime su ricavi, Ebitda e utili per i prossimi dodici mesi sono state riviste al ribasso.
Performance solida ma sempre più concentrata
Il +21% circa da inizio anno segna il terzo anno consecutivo di rialzo per Tesla, dopo il +101% del 2023 e il +62,5% del 2024, anche se con un momentum chiaramente in decelerazione. Come osserva Debach, l’altra metà della storia è il rimbalzo violento del 128% dai minimi del 7 aprile, che ha riacceso l’interesse speculativo sul titolo.
Un catalizzatore chiave è stato l’acquisto personale di Elon Musk, che il 12 settembre ha investito circa 1 miliardo di dollari in azioni Tesla, acquistando oltre 2,5 milioni di titoli tra 371 e 396 dollari. È stato il primo investimento diretto del ceo in oltre cinque anni e ha innescato un rialzo immediato del 6%, trasformando l’operazione in un guadagno potenziale stimato tra 250 e 300 milioni di dollari ai prezzi attuali.
Nel confronto settoriale, Tesla batte la media dell’auto globale, ma resta dietro a casi come XPeng e General Motors. Secondo l’analisi di eToro, il titolo beneficia anche di una rotazione all’interno delle Magnifiche Sette, con Nvidia, Alphabet, Microsoft, Meta, Apple e Amazon entrate in fasi correttive dopo mesi di leadership. In questo contesto, Tesla è diventata una sorta di rifugio speculativo: pur contribuendo solo marginalmente alla performance annuale dell’S&P 500, nella singola seduta del nuovo massimo ha rappresentato il principale motore dell’indice.
Il rallentamento dell’elettrico ridisegna il contesto competitivo
Il rally di Tesla si inserisce in un settore EV che sta attraversando una fase di contrazione, privo della spinta del credito federale da 7.500 dollari. Secondo Debach, Tesla perde volumi, ma meno dei concorrenti, soprattutto negli Stati Uniti, dove la sua quota di mercato è salita dal 41% al 56,7% non per un aumento delle vendite, ma per il crollo degli altri operatori.
General Motors ha ridotto la produzione di veicoli elettrici, Ford ha svalutato la divisione EV per 19,5 miliardi di dollari e Stellantis ha abbandonato l’obiettivo del 100% elettrico entro il 2030. Anche l’Europa ha allentato la traiettoria regolatoria, riducendo il target di riduzione delle emissioni al 90% e riaprendo alle ibride plug-in e ai sistemi a autonomia estesa. Non è un ritorno al passato, ma un rallentamento strutturale della transizione che pesa sulle prospettive di volume dell’intero comparto.
Robotaxi, politica e il prezzo dell’anticipazione
Il cuore della nuova valutazione di Tesla resta la narrativa su Robotaxi e robot umanoidi. Il mercato sta prezzando l’azienda come se fosse l’unica in grado di rendere economicamente scalabile la guida autonoma. I test senza safety driver ad Austin hanno rafforzato questa percezione, ma i dati sulla sicurezza raccontano una realtà diversa. Come spiega Debach, otto incidenti su ventinove veicoli equivalgono a un sinistro ogni 40.000 miglia, contro una media nazionale di uno ogni 500.000, un divario che non consente ancora un dispiegamento commerciale di massa. Nel frattempo, competitor come Waymo mostrano tassi di incidenti nettamente inferiori.
A questo si aggiunge la variabile politica. Come sottolinea Debach, la storia recente del titolo mostra una correlazione evidente tra il coinvolgimento politico di Musk e le fasi di maggiore volatilità. Il suo ritorno sulla scena politica in vista delle elezioni di midterm del 2026 riaccende le aspettative su una possibile deregolamentazione favorevole al settore e, indirettamente, al progetto Robotaxi.
Sul fronte competitivo, infine, emergono nuove pressioni dal basso. Slate Auto ha raccolto 150.000 preordini per un veicolo elettrico a basso costo, a circa metà del prezzo di una Tesla. L’abbandono del progetto Model 2, conclude Debach, lascia scoperto un segmento di mercato che altri operatori stanno iniziando a presidiare, un rischio che il mercato non sembra ancora aver pienamente incorporato nelle valutazioni attuali.
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