Tesla, volano le consegne nonostante i problemi sull’approvvigionamento

La casa automobilistica di Elon Musk batte i suoi record di consegne anche se pesano ancora i problemi legati alle chiusure degli impianti in Cina e l’aumento dei prezzi causato dalla guerra in Ucraina.
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Balzo delle consegne per Tesla
Importante risultato per la casa automobilistica di Elon Musk, arrivato mentre continuano i problemi derivati dalla chiusura degli impianti e dall’aumento dei prezzi.
In particolare, Tesla ha annunciato un totale di 310.048 auto elettriche consegnate nel primo trimestre 2022, risultato in aumento di quasi il 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rappresentando un nuovo record anche considerando le 308.600 unità degli ultimi quattro mesi dell’anno scorso.
Il dato è migliore delle previsioni degli analisti interrogati da Refinitiv, ferme a 308.836 consegne previste, mentre da FactSet arrivavano a prevedere 317 mila unità.
Inoltre, le consegne del primo trimestre hanno superato anche quelle dei tre mesi precedenti e battuto le stime di Wall Street, secondo quanto specificato dalla Reuters.
Il 95% delle consegne sono state relative ai veicoli Model 4 e Model Y, per una quantità totale dei due modelli pari a 295.324 unità, mentre le rimanenti 14.218 sono state Model S e X.
Le difficoltà della produzione
Diffuso anche il dato sulla produzione, arrivata a 305.407 veicoli rispetto ai 180.338 del primo trimestre 2021.
Le 4.641 auto prodotte in meno rispetto a quelle consegnate sono dovute alle “continue difficoltà nella catena di approvvigionamento”, oltre alle “chiusure degli impianti”, spiegavano dalla società.
Il trimestre è stato definito “eccezionalmente difficile” dall’amministratore delegato Elon Musk, periodo sul quale pesano “le interruzioni della catena di approvvigionamento e la politica cinese zero Covid”, ma “il lavoro eccezionale del team Tesla e dei principali fornitori ha salvato la situazione”, si legge nel tweet del vulcanico imprenditore.
In Cina, infatti, il nuovo diffondersi del coronavirus ha portato alla chiusura di importanti città, contribuendo ad aumentare difficoltà di una già fragile situazione per le catene di approvvigionamento.
Inoltre, già a marzo Tesla era stata costretta a sospendere temporaneamente la produzione nel suo stabilimento di Shanghai a causa delle misure decise dal governo, dopo che la casa automobilistica aveva già cercato di aumentare la produzione nella stessa fabbrica.
Nuova diffusione del Covid 19 che si aggiunge ad una ulteriore fiammata del valore delle materie prime, arrivata a causa dell’invasione russa in Ucraina, portando ad un aumento dei prezzi dell’alluminio, del palladio, del nichel e del litio.
Già a metà marzo Musk aveva avvisato di questo aumento dei costi su tutta la linea di produzione, ragioni che avevano spinto la casa ad aumentare i prezzi delle sue auto negli Stati Uniti e in Cina per una percentuale tra il 5% e il 10%.
Previsioni sulla produzione
Tesla aveva investito 5,5 miliardi di dollari e dopo tale “cifra record, il gruppo statunitense ha finalmente aperto la Gigafactory in Germania vicino a Berlino (Brandeburgo) con la consegna di 30 vetture elettriche Model Y (64000 euro per autovettura)”, segnalano da IG.
L’impianto dovrebbe arrivare a impiegare circa 12 mila persone e “a piena capacità”, aggiungono dal broker, “il mega stabilimento dovrebbe consegnare fino a 500 mila autovetture l’anno e l’obiettivo della full capacity potrebbe essere raggiunto in 3 anni”.
A Wall Street, intanto, Tesla guadagna oltre l’1% nel pre-market odierno, avvicinandosi così a quota 1.100 dollari per azione.
Il titolo era riuscito a mettere a segno un rialzo del 40% dai minimi di marzo, recuperando così gran parte delle perdite registrate a inizio anno, quando a gennaio aveva aperto vicino ai 1.200 dollari fino a scendere al minimo di 766 dollari.
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