TIM balza a Piazza Affari dopo offerta CDP-Macquarie sulla rete
Ieri la società ha annunciato di aver ricevuto la controfferta da parte della Cassa e del fondo americano e, secondo indiscrezioni, sarebbe migliorativa rispetto a quella di KKR, anche se entrambe rimangono nettamente inferiori alle richieste dei soci francesi di Vivendi.
TIM in rally
Inizio di settimana tra gli acquisti per il titolo Telecom Italia a Piazza Affari, sostenuto dalla notizia dell’arrivo della controfferta da parte di Cassa Depositi e Prestiti, insieme al fondo australiano Macquarie, ‘rispondendo’ così a quella degli americani di KKR.
Le azioni TIM guadagnano subito il 5% in apertura e toccano quota 0,33 euro, ai massimi da un anno.
Solo nel 2023, inoltre, il titolo dell’ex monopolista ha guadagnato il 45%, considerando la quotazione di inizio anno, pari a 0,22 euro.
L’annuncio
Ieri sera TIM annunciava in una breve nota di aver ricevuto un’offerta non vincolante per l’acquisto del 100% della costituenda società coincidente con il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa, comprensiva anche degli asset e attività di FiberCop, oltre alla partecipazione in Sparkle.
L’offerta scade il 31 marzo 2023 e sarà valutata dal cda TIM il prossimo 15 marzo, o “in un’altra data da definire”, spiega la nota dell’ex monopolista, dopo essere stata esaminata preliminarmente dal Comitato Parti Correlate, secondo quanto prevede la normativa di CDP Equity, quale parte correlata a TIM.
Le prime indiscrezioni
Se la nota non ha diffuso ulteriori dettagli, alcuni giornali parlano di un’offerta da circa 18 miliardi, oltre a circa 2 miliardi di earnout (in caso di realizzazione rete unica), comprensiva di una struttura di circa 10 miliardi di Equity e 8 miliardi di debito.Il quotidiano La Repubblica indica anche un miliardo di voucher da parte del governo e migliori termini contrattuali nella relazione tra NetCo e ServiceCo (l’offerta di KKR prevederebbe il riconoscimento a NetCo di minimi garantiti da parte della ServiceCo).
Da Il Messaggero scrivono dell’assenza di alcuna richiesta di riassorbire nel tempo 5 mila persone nella ServCo, punto che differenza l’offerta da quella presentata da KKR, e ipotizza la cessione di asset in aree in sovrapposizione tra NetCo e Open Fiber per superare più facilmente la review antitrust.
Il confronto con KKR
Rispetto all’offerta di KKR (18 miliardi + 2 miliardi di earnout), quella di CDP /Macquarie offrirebbe una valutazione superiore per la rete primaria rispetto a quella secondaria di FiberCop (58% TIM, 37,5% KKR), quindi con un mix migliore a favore di TIM in termini di deleverage (circa di 2-2.5 mld meglio).
KKR, infatti, aveva valutato 10 miliardi di debito e 10 di equity (valutazione di Fibercop su cui il fondo americano ha investito due anni fa 1,8 miliardi per il 37,5%).
In ogni modo, le due proposte restano lontane dai 31 miliardi di valutazione di Vivendi, socio TIM con il 23,75%.
La view degli analisti
La controfferta da parte annunciata ieri “rafforza il potere negoziale di TIM a fronte di due floor valutativi simili per NetCo ma porta con sé diversi interrogativi sulla posizione futura di KKR e di Vivendi”, sottolineano da WebSim.
“Non è chiaro in particolare se, in base ai patti parasociali su FiberCop, KKR possa esercitare una minoranza di blocco (avendo il 37,5%) per la cessione di FiberCop e di fatto osteggiare la cessione dell’intera NetCo (soprattutto a fronte di una minore valutazione di FiberCop all’interno di NetCo)”, proseguono questi analisti.
Nel caso in cui questo dovesse essere confermato dalla sim si attendono "che l'offerta CDP/ Macquarie possa essere riformulata per coinvolgere KKR come eventuale acquirente o per ottenere il gradimento di KKR come parte venditrice tramite l’esercizio della put in FiberCop”.
Resta il ‘nodo’ Vivendi, visto il gap sulla loro valutazione per NetCo “ancora piuttosto ampio rispetto ai desiderata dei francesi (almeno 31 miliardi), ma allo stesso tempo, l’eventuale esercizio da parte di Vivendi della minoranza di blocco nell’AGM di TIM non è scontato specie laddove il quorum autorizzativo dovesse essere inferiore ai 2/3 dei presenti e si dovesse votare a maggioranza semplice (AGM TIM verrebbe convocata su base volontaria) e con un’elevata partecipazione dei soci”, concludono da WebSim.
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