TIM, downgrade di Moody’s: pesa il contesto macroeconomico


Secondo l’agenza la leva finanziaria di Telecom Italia dovrebbe rimanere alta nei prossimi anni e il cash flow non riuscirà a tornare positivo, pertanto ha ridotto il suo giudizio sulla società così come aveva fatto solo lo scorso marzo, confermando l’outlook negativo.


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Le decisioni di Moody’s su TIM

Cattive notizie per Telecom Italia arrivate ieri sera. L’agenzia di rating Moody’s ha ridotto il suo giudizio sulla società ex monopolista dal livello Ba3 a B1, confermando anche il suo outlook negativo.

La decisione è arrivata a seguito delle previsioni da parte dell’agenzia circa la leva finanziaria di TIM, vista rimanere “elevata” nei prossimi 2-3 anni, così come le attese per il suo cash flow, ancora negativo nel periodo, “a causa delle condizioni di mercato altamente competitive in Italia e delle elevate esigenze di investimento, combinate con il previsto rallentamento macroeconomico”, afferma Ernesto Bisagno, Vicepresidente di Moody's - Senior Credit Officer e analista principale per Telecom Italia.

Se la società era già “debolmente posizionata nella precedente categoria di rating”, sottolineano da Moody’s, il contesto macroeconomico risulta “peggiorato da quando a marzo abbiamo declassato il rating a Ba3, riducendo la visibilità sull’andamento operativo di Telecom Italia e sul suo previsto percorso di deleveraging”.

Il rapporto tra debito netto ed EBITDA rettificato previsto da Moody's per TIM raggiungerà un picco nel 2022 a circa 5,4x, per poi scendere a 4,5x entro il 2024, superando la tolleranza di leva massima di 4,25x prevista dal precedente rating Ba3.

Infine, Moody's prevede che il rapporto di copertura EBITDA - Capex/Interessi della società partirà da un debole livello di 1,0x nel 2022 per poi risalire a 1,5x entro il 2024.

L’analisi di WebSim

La decisione di Moody’s “non era atteso”, spiegano da WebSim, in quanto “l’agenzia aveva già peggiorato di un notch a marzo (da Ba2 a Ba3) dopo presentazione dell’outlook inerziale da parte di TIM e da allora, con il recente Capital Market Day, non sono emersi elementi peggiorativi di natura company specific tali da giustificare un’ulteriore revisione del rating, ad eccezione del peggioramento del quadro macroeconomico e della crisi di governo”.

Inoltre, proseguono dalla sim, “il nuovo giudizio non sembra tener conto delle prospettive di miglioramento legate ad un accordo sulla rete e/o alla cessione di una quota di EnterpriseCo, operazioni che consentirebbero nel breve a TIM di guadagnare flessibilità finanziaria per intraprendere un nuovo percorso di riposizionamento commerciale. Il nuovo rating si colloca 2 notch sotto quello di Fitch (BB, stabile) e 1 notch sotto quello di S&P (BB-, negative)”.

Da WebSim mantengono una raccomandazione ‘molto interessante’ sul titolo TIM, con target price a 0,43 euro, rispetto alle quotazioni odierne di 0,2167 (-1,60% dopo il -4,55% di ieri).

Le distanze sulla NetCo

Oggi, intanto, dal quotidiano ‘La Repubblica’ riferiscono di una valutazione da parte di Vivendi pari a 31-34 miliardi di euro per NetCo, nettamente superiore sia rispetto a quella formulata dagli advisor di Tim (circa 25 miliardi) che al range del consensus (17-21 miliardi).

Nonostante le distanze, da WebSim non escludono “la possibilità di un punto di convergenza in area 25 miliardi, più in linea con la valutazione formulata dagli advisor di TIM e con multipli prospettici pagati da CDP e Macquarie per Open Fiber”.

Con la crisi di governo e l’arrivo delle elezioni, inoltre, CDP starebbe comunque tirando dritto preparando un’offerta non vincolante per NetCo da presentare a TIM entro fine agosto, scelta considerata “incoraggiante” dagli analisti di WebSim, nonostante il mutato scenario politico.

“Restiamo convinti che in caso di fallimento delle trattative CDP possa in extrema ratio lanciare un’OPA su TIM congiuntamente con KKR/Macquarie, impegnandosi con l’Antitrust europeo a cedere a termine le attività retail di TIM ad eventuali compratori (Iliad?) per garantire l’assenza di integrazione verticale”, prevedono dalla sim, non escludendo “che la stessa Vivendi possa decidere di promuovere un'OPA congiunta con qualche fondo europeo, per rilevare il 100% di TIM”.

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