Tim e Cdp, si concretizza l’accordo sulla rete unica


Ieri i due cda di Tim e Cdp hanno portato a termine gli accordi per la creazione di un operatore nazionale della fibra ottica. Resta da risolvere il nodo della governance. Il titolo Tim, dopo un avvio esplosivo, perde colpi a metà mattina.


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Al via la creazione di un operatore nazionale della fibra ottica

Telecom Italia e Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) hanno sottoscritto un accordo preliminare per la nascita di un soggetto che combini gli asset della rete secondaria Tim con quelli di Open Fiber (partecipato al 50 e 50 da Enel e Cdp).

Un risultato giunto al termine di due cda attesi da quasi un mese: quello di Tim e quello di Cdp.

Il board di Tim, in particolare, ha chiuso il discorso lasciato in sospeso ai primi di agosto, con l’approvazione della costituzione di FiberCop. Come anticipato nelle ultime settimane (anche con il benestare del governo) il fondo di private equity Usa Kkr acquisirà il 37,5% della società in cui confluiranno la rete ultimo miglio di Tim (quella che va dagli armadietti stradali alle case dei clienti e a oggi ancora in rame) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la jv tra Tim (che ne detiene l’80%) e Fastweb (proprietaria del restante 20%). Tim deterrà il 58% della nuova società e Fastweb il 4,5%.

Il cda di Cdp Equity, ha approvato contestualmente la lettera di intenti sul progetto unico di rete con Tim.

Il nodo della governance

Un nodo centrale resta quello dell’indipendenza del nuovo operatore, che sarà garantita da un meccanismo di governance condivisa con Cdp e altri attori (a cui è aperto l’ingresso nella nuova realtà).

La due-diligence per il nuovo soggetto sarà ultimata entro la fine dell’anno e nelle mire dei soggetti coinvolti l’accordo di fusione sarà completato entro il primo trimestre del 2021.

Secondo l’ad di Cdp, Fabrizio Palermo, la rete unica italiana sarà pronta in due anni. Ma Bruxelles potrebbe non vedere di buon occhio la nascita di un monopolista nel settore banda larga, in particolare potrebbero essere messi in discussione gli aiuti di Stato a Tim (ad agosto si ipotizzava l’apporto di risorse dai contributi a fondo perduto previsti dal Recovery Fud europeo).

Continua la corsa di Tim in Borsa

La notizia dell’accordo ha rafforzato la posizione di Tim in apertura di Piazza Affari (+1,23% scambiato a 0,40 euro), ma a metà mattina la corsa si è inceppata e il titolo ha cambiato traiettoria segnando un -1,18% e scendendo sotto la soglia dei 0,40 euro (a 0,394).

L’accordo con Kkr, indicando il valore di FiberCop in 7,7 miliardi di euro (l’accordo per il 37,5% è stato di 1,8 miliardi) contribuisce a cristallizzare il valore dell’asset e a ridurre il debito spianando la strada per il deal con Cdp in funzione della rete unica. Ma secondo Reuters la complessa integrazione sulla nuova rete evidenzia un problema: il passaggio a una fibra più veloce richiede grandi investimenti che gli operatori indebitati non possono permettersi da soli, allo stesso tempo c’è il pericolo che troppe ingerenze governative blocchino l'indispensabile potenziamento della banda larga.

Secondo gli analisti FiberCop avrà un Ebitda di circa 0,9 miliardi ed Ebitda - Capex positivi a partire dal 2025 e non richiederà iniezioni di capitale da parte degli azionisti. Le raccomandazioni restano tutte molto positive, con un target price compreso tra 0,47 euro (per Equita) e 0,68 (Mediobanca Securities e Deutsche Bank).

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