TIM e quel rifiuto che fa bene al titolo


Il cda dell’ex monopolista ha giudicato inadeguate le offerte fin qui arrivate per la rete, rinviando la decisione al 9 giugno alla luce della disponibilità di un rilancio, che secondo i media sarebbe stata avanzata dagli americani di KKR.


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Offerte inadeguate

Veniva da un forte calo nelle ultime sedute, segnando un -7,6% tra il 27 di aprile e la chiusura di ieri, ma oggi il titolo TIM si risveglia e accelera fino a segnare un +4,34% a 0,2595 euro.

Se la nota diffusa questa mattina annunciava il ‘no’ del consiglio di amministrazione alle offerte per la rete NetCo fin qui arrivate da KKR e dalla coppia CDP-Macquarie, giudicate “inadeguate”, il ‘bacio del risveglio’ per il titolo arriva con la possibilità di nuovi rialzi di quanto posto fin qui sul piatto dalle parti.

La nota, infatti, parla di una disponibilità ricevuta per un miglioramento delle offerte, rimandando nuovamente la decisione finale, questa volta al 9 giugno.

Anche se la nota non cita quale dei due offerenti sarebbe pronto ad aumentare la propria offerta, da più parti puntano il dito su KKR, alla luce anche della disponibilità al dialogo (e ad attendere il parere del governo) espressa dal fondo americano nelle scorse settimane.

CDP pronta a seguire?

Il cda dell’ex monopolista ha quindi deciso di proseguire nel processo di cessione di NetCo e nell’esecuzione del piano presentato dal Ceo Labriola al mercato lo scorso luglio, “pronto a valutare offerte migliorative”.

Gli analisti di Equita Sim non escludono “che anche CDP possa seguire” ad un rialzo di KKR, “dal momento che il comunicato di TIM non esclude che entrambi gli offerenti possano essere disponibili al rilancio”.

Le fonti di stampa, però, ipotizzano diversi scenari, come quello descritto dal Corriere di una uscita formale dal processo da parte di CDP/Macquarie, in modo tale da creare le condizioni per la formulazione di un’offerta congiunta con KKR, che, vista la rilevanza politica del tema, ci possa essere lo spazio per superare l’opposizione di Vivendi ed evitare il confronto in assemblea.

“La cessione di NetCo sulla base di un’offerta migliorativa da parte di KKR o CDP/Macquarie potrebbe fornire spazio di upside rispetto alla nostra valutazione e portare a un significativo deleverage”, aggiungono da Equita, anche se “sarà in ogni caso da valutare la posizione di Vivendi”.

Implicazioni positive

Secondo Banca Akros, la quale confermano la raccomandazione ‘buy’ ed un prezzo obiettivo di 0,4 euro su TIM, dalla nota del gruppo ci sono “implicazioni positive, visto che il cda almeno non ha fermato il processo di vendita e ha riconosciuto la disponibilità di un offerente a migliorare l’offerta”.

Di “esito interlocutorio ma ampiamente in linea con le attese” parlano da WebSim (giudizio ‘molto interessante’, target price 0,42 euro), i cui esperti ritengono che il cda “abbia preso la decisione più giusta nell’interesse di tutti gli investitori, cercando di guadagnare tempo per chiedere ad entrambi i bidder di migliorare le loro rispettive offerte”.

“Il nostro auspicio è che gli offerenti decidano di lavorare su un’offerta congiunta, scenario che eliminerebbe il rischio di veti incrociati (placet di KKR per la vendita di FiberCop, rischio golden power su offerta KKR) e garantirebbe maggiore firepower per ulteriori rilanci”, aggiungono dalla sim, la quale non vede “alternative alla cessione della rete, liquidity event in grado di assicurare un abbattimento del debito di TIM per oltre 17 miliardi di euro e garantire un livello di leverage sostenibile per la ServiceCo (1,5 volte l’Ebida)”.

Il ruolo del governo

Nel frattempo, dal governo il Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha spiegato che l’esecutivo “non interviene, non parla, quando è in corso un’operazione privata che riguarda peraltro offerte anche di operatori internazionali”.

TIM è “un’azienda privata in cui ci sono importanti operatori e azionisti internazionali quindi è saggio che il governo aspetti la decisione dell’azienda”, ha concluso.Da WebSim, però, avvertono: “un chiarimento di questa complessa trattativa non può prescindere da una presa di posizione del governo sulla questione, una mossa che a nostro avviso dovrà necessariamente arrivare nelle prossime settimane”.

In particolare, dalla sim ritengono “che sia nell’interesse del governo italiano assumere una posizione più netta e pragmatica su TIM: tra le opzioni, il governo tramite il MEF o altra partecipata pubblica diversa da CDP (per evitare issue antitrust legate alla presenza di CDP in OF) potrebbe rilevare la quota del 10% in TIM detenuta da CDP e comprare un altro 15% sul mercato (controvalore di circa 0,57 miliardi di euro) per salire al 25% di TIM (soglia d’OPA), neutralizzando in questo modo la minoranza di blocco detenuta da VIV nell’EGM di TIM, dando così maggiore garanzia di equilibrio e stabilità nella governance del gruppo e un effettivo presidio pubblico di un’azienda strategica per il paese”.

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