Tim, mediazione del governo sulla rete unica


Il ministro Gualtieri è intervenuto nel dibattito sulla rete unica tra Tim e la concorrente Open Fiber. L’obiettivo è la creazione di una società “con un forte ruolo pubblico”. Dopo un avvio volatile il titolo si attesta a metà mattina a +0,99%, mentre cresce il malumore di Kkr.


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Sì alla creazione di una società della rete a banda larga con un forte ruolo pubblico

Telecom Italia guadagna ancora una volta le attenzioni degli investitori italiani e del fronte politico. Nel fine settimana, secondo quanto riferisce una nota del ministero dell’Economia e delle Finanze, il ministro Roberto Gualtieri è intervenuto sulla vicenda dichiarando il suo consenso alla creazione di una società della rete a banda larga con un forte ruolo pubblico. La condizione è che la rete diventi neutrale, come già avviene in Gran Bretagna, e assicuri a tutti gli operatori di mercato l'accesso agli utenti finali in modo paritario. La notizia si è fatta sentire sul titolo che, dopo un avvio volatile, si attesta a metà mattina a +0,99%, scambiato a 0,36 euro.

Mef: non focalizziamoci soltanto sulla governance

Il Mef ritiene un «passaggio rilevante e opportuno» la costituzione da parte di Tim di una società separata della rete, e valuta positivamente l’interesse a investire nel progetto da parte di qualificati investitori istituzionali. L’invito è a non focalizzare l’attenzione sull’assetto di governance del nuovo soggetto atteso dalla fusione tra la rete secondaria di Tim e Open Fiber, operatore wholesale-only di proprietà di Enel e di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

Per il ministro, «a prescindere infatti da quale sarà la quota azionaria di Tim in questa “rete aggregata” sulla base dei processi di valutazione, in ogni caso la governance della nuova società dovrà garantire, attraverso processi decisionali condivisi tra gli azionisti di riferimento, requisiti di indipendenza degli esponenti aziendali, presidi di controllo interno, esterno e regolatorio, l'assoluta autonomia e terzietà della gestione, la natura “aperta” della rete, la parità di trattamento di tutti gli operatori e la realizzazione dei piani di investimento nei tempi previsti. Il dibattito politico su questo tema dovrebbe liberarsi delle posizioni di principio e focalizzarsi su cosa si può concretamente fare oggi per migliorare lo status quo, chiaramente subottimale, e dare al paese l'infrastruttura di cui ha bisogno». La nota si rivolge chiaramente alle posizioni del M5S, degli azionisti, di Open Fiber e degli altri operatori di Tlc con la rassicurazione su un soggetto “non verticalmente integrato”.

Questa mattina, però, in un'intervista a Repubblica il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, ha ribadito la sua contrarietà a una rete unica controllata da Tim e ha detto che, se non si trovasse un accordo, il governo potrebbe chiamare a raccolta in Open Fiber gli altri operatori tlc e gli investitori infrastrutturali come Kkr e Macquarie per investire in un piano di copertura nazionale con la fibra. «Tim deciderà poi se aggregarsi o meno», ha concluso.

Le preoccupazioni di Kkr

Secondo quanto riferiscono i quotidiani italiani, ieri il fondo di private equity Usa Kkr & Co Inc. avrebbe espresso il proprio disappunto per le voci di un veto governativo sulla sua offerta di acquisto di una quota di minoranza nella rete di ultimo miglio, aggiungendo che il fondo avrebbe anche contattato l'ambasciata americana a Roma.

Nell'ambito dell’accordo con il fondo Usa discusso un mese fa, l’obiettivo di Tim è la cessione di una partecipazione di minoranza in Fibercop, il veicolo che detiene la rete secondaria dell'operatore. Kkr ha presentato un'offerta vincolante pari a 1,8 miliardi di euro per l’acquisto del 37,5% dell'incumbent ancora prevalentemente in rame, per convertirla alla fibra, sulla base di un enterprise value di circa 7,7 miliardi di euro (equity value 4,7 miliardi di euro), mentre Fastweb avrebbe il 4,5% del capitale di FiberCop a fronte del conferimento del 20% attualmente detenuto in Flash Fiber. La decisione sull’offerta vincolante è slittata al board di Tim previsto per il 31 agosto.

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