TIM nelle mire di CVC: voci di una possibile OPA
Indiscrezioni di stampa indicano il fondo britannico pronto a lanciare un’offerta per TIM approfittando dell’attuale bassa valutazione della società, anche se non sono attese novità prima della formazione del nuovo governo italiano.
CVC pronta all’OPA?
Titolo Telecom Italia brillante a Piazza Affari, spinto dalle voci di una possibile OPA guidata da un fondo di private equity, in particolare CVC.
Sulle ali dell’entusiasmo per la notizia, le azioni Tim arrivano a guadagnare l’8% nella prima ora di contrattazioni, ad un massimo di 0,1922 euro.
L'obiettivo del fondo, scrive MF, sarebbe quello di rilevare la società di tlc per poi accelerare nell’esecuzione del piano in parte già delineato dal Ceo, Pietro Labriola.
L’Opa potrebbe essere valutata dal fondo in quanto la valutazione attuale di TIM risulta estremamente depressa, ovvero circa 3,7 miliardi di market cap di cui un capitale ordinario di 2,7 miliardi di euro.
Una manifestazione di interesse da parte di CVC era già arrivata in passato tramite un’offerta sul 49% di EnterpreseCo (6 miliardi per il 100%), ma poi era stata ritenuta inadeguata e respinta, in quanto il consiglio di amministrazione dell’ex monopolista la considerava nettamente inferiore alla sua valutazione di 11 miliardi per l’intero asset.
L’Opa potrebbe essere decisa da parte del fondo in accordo con il governo, pertanto bisognerà attendere la formazione del nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Ipotesi di scuola
Gli analisti di Equita Sim descrivono l’ipotesi dell’intervento del fondo come “ipotesi di scuola” per il momento, vista la necessità di attendere il nuovo governo.
L’operazione più “lineare”, secondo gli esperti della sim, rimane “quella con CDP/OF sulla rete, visto lo stato di avanzamento delle trattative e la convergenza dell'interesse in gioco”.
Secondo la stampa (Il Messaggero, ilsole24ore), sottolineano da Equita, “CDP avrebbe tenuto un Cda straordinario ieri e deciso di chiedere di estendere la deadline per la presentazione dell’offerta non vincolante al 30 novembre e quella per l’offerta vincolante per metà gennaio 2023. Il sole riporta che TIM dovrebbe riunire un CdA martedì 25 ottobre per decidere in merito”.
Da Equita mantengono la raccomandazione ‘hold’ sul titolo Tim e un prezzo obiettivo a 0,39 euro.
Le conseguenze dell’OPA
Con l’eventuale OPA sull’intero gruppo che “potrebbe facilitare un break-up degli asset, in particolare la quota del 66% in TIM Brasil sarebbe facilmente monetizzata, NetCo vedrebbe come compratore privilegiato CDP, la ConsumerCo potrebbe restare a Vivendi, mentre il focus di CVC sarebbe su EnterpriseCo, su cui il CdA TIM ha da poco avviato un beauty contest per la valorizzazione dell’asset”, ipotizzano da WebSim.
Gara a cui non dovrebbe partecipare CVC, ma, in compenso, “il contesto di mercato e le quotazioni del titolo aprono ora a scenari diversi e avrebbero riportato d' attualità la possibilità di un’OPA su TIM, e non soltanto da parte di CVC”, scrive MF.
In caso di conferma dei rumors, l’appeal speculativo sul titolo “potrebbero riaccendersi, ma sarà determinante la posizione del nuovo governo e di Vivendi su un’eventuale OPA, che potrebbe vedere anche il coinvolgimento di CDP”, concludono da WebSim che mantiene ‘molto interessante’ la raccomandazione sul titolo Tim, con target price a 0,43 euro.
Ridotto il rating
Nel frattempo, l’agenzia di rating S&P Global Ratings ha modificato il giudizio di rating di Tim da livello BB- outlook negative a livello B+ outlook negative.
Secondo l’agenzia, la visibilità sul piano turnaround e deleverage del gruppo a partire dal 2023 si è ridotta a causa del peggioramento del contesto macroeconomico, con condizioni difficili nel mercato domestico fortemente competitivo che continuano a influire sugli utili e sui flussi di cassa.
Le sfide da affrontare per TIM nei prossimi 24 mesi saranno le scadenze del debito con tassi di interesse in aumento e mercati obbligazionari vincolanti, sottolineano da S&P, impegnandosi in massicce spese in conto capitale (capex), eseguendo il suo ampio piano di ristrutturazione e preparandosi alla sua separazione strutturale.
Nel 2022 e nel 2023 l’agenzia si attende un free cash flow after leases ampiamente negativo, nonostante una performance operativa leggermente migliore del previsto durante il secondo trimestre di quest’anno e un leverage adjusted elevato, pari a 5,0x o superiore.
Nel caso in cui laddove la riduzione dell’Ebitda non rallenti sostanzialmente, il flusso di cassa operativo after leases risulti più negativo di quanto attualmente pianificato o la liquidità si deteriori, S&P prospetta un possibile ulteriore abbassamento del rating a ‘B’.
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