TIM, nessun passo avanti sulla rete unica

Il tavolo tra governo e azionisti non è riuscito a raggiungere l’obiettivo di definire entro il 31 dicembre una soluzione per la rete unica e nel 2023 vedrà coinvolti anche i manager aziendali, fin qui esclusi dalle trattative.

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TIM in calo

Titolo TIM nettamente il peggiore tra le blu chip del Ftse Mib, oggi in calo di mezzo punto e destinato a registrare una performance annuale calo del 12%.

Le azioni dell’ex monopolista scendono del 2,5% dopo due ore di contrattazioni, scendendo a 0,2196 euro, mentre da inizio anno hanno visto dimezzare il proprio valore rispetto a 0,45 di gennaio.

Fumata nera

Ieri si è svolto un incontro per la definizione della rete nazionale in fibra ottica e dopo il clima costruttivo emerso nelle scorse settimane probabilmente il mercato si attendeva qualche passo avanti, mentre sembrano esplose tutte le complessità del dossier, bloccato tra gli interessi divergenti dei soggetti coinvolti.

Il tavolo, a cui partecipano il governo, Vivendi e CDP Equity, si era posto l’obiettivo di definire le migliori soluzioni di mercato entro il 31 dicembre, scadenza ormai destinata a fallire.

Il quarto incontro, svoltosi in virtuale, “non è stato risolutivo, come prevedibile, per l’identificazione del percorso che dovrà portare la rete fissa di Tim sotto il controllo dello Stato, un obiettivo - unito alla salvaguardia dei livelli occupazionali - ribadito ieri dal premier Meloni nella conferenza stampa di fine anno”, spiegano da Equita Sim.

Gli incontri proseguiranno a gennaio con la discussione degli interventi pubblici a supporto del settore e, secondo indiscrezioni di stampa, si parlerà di analisi del rischio-beneficio dalla revisione dei limiti elettromagnetici, di riduzione dell'Iva sui servizi di tlc e di contratti di sviluppo per sostenere gli investimenti sulla rete.

I tavoli di inizio 2023 dovrebbero vedere la novità della partecipazione anche dei manager del gruppo, finora assenti, e il ministro avrebbe chiesto agli azionisti di formulare delle proposte per trovare un accordo sulla rete, “che oggi vede Cdp e Vivendi ancora in contrapposizione sia sulle modalità (vendita di NetCo o demerger) che sulle valutazioni dell'asset”, sottolineano da Equita.

La posizione di Vivendi

Sempre secondo indiscrezioni, il socio francese Vivendi avrebbe posto come condizione per la cessione di NetCo una valorizzazione di almeno 24 miliardi, un dividendo straordinario di 3 miliardi a valle della cessione e un carico di dipendenti leggero.

Il valore di NetCo proposto da Vivendi “per la prima volta si allontana dai 31 miliardi circolati fino a oggi (e a nostro avviso non realistico) e sarebbe compatibile con una distribuzione straordinaria in quanto porterebbe a un sostanziale azzeramento del debito di gruppo”, ‘traducono’ da Equita Sim, sottolineando come “la distanza rimane comunque molto elevata rispetto ai 18-19 miliardi che sarebbero il valore limite fissato da CDP”.

Previsioni

Il tavolo di lavoro sugli interventi governativi a supporto del settore “potrebbe offrire qualche ulteriore elemento di maggior valorizzazione dell’asset, ma saranno da verificare le proposte e i potenziali impatti economici” e in ogni caso “riteniamo positivo che a questo tavolo partecipi la società, in modo da indirizzare gli interventi su elementi quanto più possibile efficaci”, concludono da Equita Sim, mantenendo la raccomandazione ‘hold’ sul titolo TIM, con target price di 0,39 euro.

Nonostante la proroga a gennaio delle trattative, da Intermonte giudicano “con favore la determinazione del governo nel trovare una soluzione sul riassetto coinvolgendo anche il management di Tim nelle future interlocuzioni”, mentre mantengono la raccomandazione ‘interessante’ su Tim, con prezzo obiettivo di 0,43 euro.

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