Tim: ok a una lista proposta dal Cda per il rinnovo ad aprile


La presentazione di una propria lista rappresenta una novità per Tim. I soci formeranno una rosa di 10 nomi da presentare a primavera per il rinnovo dell’organo consiliare. Gubitosi e Rossi confermati. Il titolo viaggia in positivo a Piazza Affari, dove a fine mattinata registra un guadagno dello 0,52%.


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Il cda presenterà una lista alla prossima assemblea

Tim in positivo (ma non in slancio) in Borsa dove alle 12 segna un rialzo dello 0,52% a 0,368 euro. Non ha portato grandi novità al titolo la dichiarazione di pace di ieri, quando i soci hanno concordato sul sostegno alla lista presentata dal Cda in vista della prossima assemblea.

I soci formeranno una rosa di 10 nomi, da presentare a primavera per il rinnovo dell’organo consiliare. I candidati dovranno passare il vaglio di Vivendi (che detiene il 23,9% di Telecom) e quello Cassa depositi e prestiti (un altro 9,9% del capitale sociale). Nella lista, già confermati i nomi dell’ad Luigi Gubitosi e del presidente Salvatore Rossi.

Il consiglio di amministrazione a 15 garantirà ad Assogestioni la presentazione di una lista di minoranza, di cinque candidati.

La novità (prevista nello statuto)

La presentazione di una propria lista (anche se la possibilità è confermata nello statuto) rappresenta una novità per Tim resa possibile dall’assenza di soci che esercitano il controllo. «Il processo passerà per un’iniziale fase di sondaggio dell’azionariato e dei rappresentanti del mercato, per procedere poi alla stesura di una prima e ampia lista di possibili candidati e infine di una short-list, con il supporto tecnico di Egon Zehnder Italia», si legge in una nota. Per ridurre l’iter, la riunione di ieri ha anche deciso di anticipare dal 21 aprile al 31 marzo l’assemblea di bilancio, calendarizzando al 23 febbraio l’esame del progetto di bilancio d’esercizio e del bilancio consolidato al 31 dicembre 2020.

I “certificati bianchi” del Gse

La società è impegnata in prima linea nella definizione della nuova rete unica nazionale tramite la controllata FiberCop, promessa sposa di Open Fiber, ancora nelle mani di Enel (che sta trattando la cessione della sua quota a Macquarie) e Cassa depositi e prestiti. Le nozze sono ancora in altro mare, e l’equilibrio precario del governo rischia di far perdere altro tempo prezioso.

Nella nota diffusa ieri, intanto, il cda ha espresso anche “apprezzamento” per la recente ammissione di Tim (lo scorso 20 dicembre) da parte del Gestore dei Servizi Energetici (Gse) tra i destinatari dei “Certificati bianchi” per un valore al momento stimato nel range di 0,25 – 0,4 miliardi di euro per i prossimi cinque anni.

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