TIM promossa da S&P: migliorato il giudizio sul credito
L’agenzia ritiene che la vendita di NetCo migliorerà significativamente il debito dell’ex monopolista, prevedendo che il gruppo manterrà la sua forte posizione in Italia e in Brasile.
S&P alza il rating di TIM
Proseguono i giudizi positivi degli analisti a seguito dell’operazione di cessione della rete fissa realizzata da Telecom Italia e questa volta è il turno di S&P Global dopo quanto già deciso da Moody’s lo scorso giugno in vista del perfezionamento della vendita.
Ieri sera S&P ha alzato il rating sul merito di credito a lungo termine del gruppo italiano ex monopolista, portandolo da ‘B+’ a ‘BB’, dopo la cessione della rete al gruppo guidato dal fondo statunitense KKR. Resta l’outlook stabile, rimuovendo il rating di stato di credit watch positivo in cui si trovava dal novembre 2023.
La decisione sull'outlook riflette l'aspettativa che TIM riorienterà il proprio business domestico in linea con le aspettative, dimostrato da una stabilizzazione della base clienti e dell'ARPU, pur mantenendo un solido trading in Brasile, tale da registrare una leva finanziaria di sotto del 4,0x nel 2024 e rafforzando ulteriormente i parametri del credito nel 2025 e nel 2026.
A Piazza Affari, intanto, il titolo TIM apre positivo con un guadagno dell’1,50% dopo circa mezz’ora di scambi, superando quota 0,23 euro.
L’importanza della vendita di NetCo
A convincere gli analisti è stato il miglioramento del profilo creditizio di TIM, sostenuto dalla prevista significativa riduzione del debito attraverso i proventi della cessione di NetCo e dell’impegno del gruppo a mantenere una leva finanziaria moderata. Il gruppo italiano, nel dettaglio, prevede di ridurre il debito di circa 14 miliardi di euro (al netto dei leasing) a seguito della vendita di Netco e questo diminuirà sostanzialmente il debito rettificato rispetto all'EBITDA a meno di 4,0x nel 2024 e nel 2025 rispetto ai circa 5,0x precedenti.
La cessione “ha ridotto sostanzialmente le dimensioni, gli utili, la base patrimoniale e le operazioni del gruppo”, spiegano dall’agenzia, “portandoci a rivedere al ribasso il suo profilo di rischio aziendale”. Tuttavia, proseguono, “l'obiettivo del gruppo di una struttura di capitale moderata a seguito della transazione compensa questo risultato”.
La forte posizione in Brasile
Ruolo importante per TIM lo stanno giocando le considerevoli dimensioni e la solida posizione del gruppo nel mercato interno e in Brasile che continuano a sostenere il suo profilo di rischio, spiega S&P che evidenzia come, a seguito della cessione, il gruppo manterrà dimensioni considerevoli, con ricavi reported superiori a 14 miliardi di euro e un EBITDA reported di oltre 4 miliardi di euro. Questo riflette le considerevoli attività di TIM nei settori consumer e enterprise a livello nazionale, nonché le grandi operazioni brasiliane, che si prevede contribuiranno per oltre il 50% dell'EBITDA reported.
Inoltre, S&P prevede che il gruppo manterrà la sua forte posizione come operatore storico di telecomunicazioni nel mercato nazionale italiano e anche la sua forte posizione in Brasile, anche alla luce della sua solida diversità geografica e di business, con un'esposizione significativa al segmento enterprise, e del forte contributo dalla sua filiale brasiliana in crescita.
Il contesto italiano
Passando al mercato italiano, questo resta “molto impegnativo” e ha portato a un “grave deterioramento” dei ricavi e dell'EBITDA per il gruppo consolidato preesistente dal 2017, continuando a limitare il profilo di rischio aziendale.
L’agenzia intravede “potenziali ulteriori operazioni di M&A” di consolidamento nel mercato interno che potrebbero alleviare la pressione competitiva, anche se ammette che “i tempi rimangono incerti”. Indipendentemente da ciò, i potenziali benefici derivanti dai previsti minori vincoli normativi sulle sue operazioni fisse dopo la cessione di NetCo potrebbero migliorare le capacità di bundling del gruppo, supportando la crescita dell'ARPU, limitando le perdite di clienti in futuro e di conseguenza fornendo stabilizzazione del business nazionale.
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