Tim punta alla semplificazione dopo la sentenza della Cassazione

Tim punta alla semplificazione dopo la sentenza della Cassazione

La strategia del gruppo prevede la conversione delle azioni risparmio in ordinare e la riduzione del capitale, decisioni che dovranno passare attraverso le assemblee dei soci convocate per fine gennaio.

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Azioni Tim in evidenza

Obiettivo semplificare la struttura del capitale e lasciare in borsa una sola categoria di titoli. È la strategia messa in atto da Telecom Italia dopo la sentenza storica della Cassazione sul canone di concessione pagato nel 1998 che ha portato l’ex monopolista a decidere il lancio della conversione facoltativa delle azioni risparmio in ordinarie.

Gli annunci delle mosse decise dal management erano arrivati rispettivamente sabato e domenica scorsa, a mercato chiuso, e stamattina le azioni Tim ordinarie in crescita dell’1% per poi cedere tutti i guadagni dopo mezz’ora di scambi, a 0,305 euro, mentre le risparmio scattano del 7%, 0,6128 euro.

La sentenza sul rimborso del canone

La sentenza di sabato scorso della Corte di Cassazione ha riconosciuto definitivamente il rimborso dell’incasso del canone di concessione pagato nel 1998 per un totale di circa 1 miliardo di euro, di cui 500 milioni di euro per la somma pagata più la rivalutazione degli interessi maturati.

La decisione chiude “così un contenzioso durato oltre 20 anni”, sottolinea il gruppo nella nota.

La conversione delle azioni

I fondi che arriveranno a seguito della sentenza possono contribuire a finanziare i costi dell’operazione di semplificazione del capitale annunciata da Tim a seguito della decisione di ieri del consiglio di amministrazione del gruppo.

L’operazione prevede due tempi: la prima fase comprende la conversione facoltativa delle azioni risparmio in ordinare, con un rapporto 1 a 1 e un conguaglio in denario di 0,12 euro per azione. Al termine della finestra di adesione, ci sarà la conversione obbligatoria delle risparmio eventualmente rimaste, sempre 1 a 1 ma con conguaglio di 0,104 euro.

Il board ha anche proposto la riduzione volontaria del capitale sociale a 6 miliardi di euro, destinando l'importo riveniente fino a concorrenza del quinto del capitale sociale (post riduzione), a riserva legale, e per ilresiduo importo, a costituzione di una riserva disponibile di patrimonio netto. Le proposte dovranno passare dalle assemblee (ordinaria, straordinaria e speciale degli azionisti di risparmio) convocate per il 28 gennaio 2026.

Obiettivi e premio

L'operazione si pone l’obiettivo di razionalizzare la struttura del capitale della società e realizzare esigenze di semplificazione dell'assetto proprietario e, più in generale, della governance, nonché di riduzione dei costi di gestione connessi all'articolazione del capitale sociale in più categorie di azioni ammesse a quotazione, oltre a creare le condizioni per incrementare la liquidità e ampliare il flottante delle azioni ordinarie.

I termini della conversione esprimono un premio implicito della conversione facoltativa dell'8,3% rispetto al 19 dicembre 2025 (il giorno di borsa aperta antecedente la data di annuncio al mercato della conversione), del 10,6% un mese prima della data di riferimento, 13,5% tre mesi prima della data di riferimento e 21,6% sei mesi prima della data di riferimento.

La conversione delle azioni di risparmio avrà comunque efficacia prima della eventuale distribuzione di dividendi a valere sull'esercizio 2025. Di conseguenza, le azioni di risparmio non beneficeranno per l'esercizio 2025 degli eventuali privilegi patrimoniali previsti nello Statuto.

Operazione positiva secondo Equita

In merito agli impatti dell’operazione di conversione sul gruppo, gli analisti di Equita ritengono che l’operazione sia “positiva”, in quanto “semplifica la struttura di capitale del gruppo, migliora la liquidità complessiva e il peso negli indici del titolo, grazie alla componente cash della conversione alloca parte dei proventi del canone di concessione (circa 720 milioni di euro guardando alla conversione volontaria) realizzando di fatto un buy-back sul capitale del gruppo rispetto a un’operazione tutta in carta”.

Per l’azionista ordinario, prosegue la sim, “riduce il leakage di cassa e di utile legato al privilegio delle azioni di risparmio, migliorando quindi l’EPS 2026-27 del 11%/9% nelle nostre stime, sulla base della proposta formulata dalla società”.

In base alla proposta di conversione volontaria presentata, “la partecipazione di Poste Italiane si diluirebbe al 19,6% del capitale votante dal 27,3% attuale (recentemente incrementato per effetto dell’acquisto del 2,5% da Vivendi), ritornando quindi sotto l’attuale soglia d’OPA del 25%”, sottolineano da Equita, evidenziando che “gli altri azionisti ordinari deterrebbero il 52,2% del capitale di TIM e gli attuali azionisti di risparmio avrebbero il restante 28,2% del capitale di Tim”.

“Incorporando le condizioni della conversione volontaria, l'impatto completo (100%) del rimborso del canone di concessione (precedentemente incorporato al 90%) e il mark-to-market di TIM Brazil (-0,03 euro di valore dall’ultimo aggiornamento), le valutazioni si sposterebbero a 0,51PS per le ordinarie e 0,63PS per le risparmio (da 0,55PS e 0,63 euro precedenti). Pensiamo però che i benefici della semplificazione del capitale possano giustificare un parziale rerating dei multipli valutativi non ancora riflessi in questo calcolo”, concludono dalla sim, mantenendo una raccomandazione buy, con target price a 0,54 euro sulle azioni Tim ordinarie.

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Aziende citate nell'Articolo

Codice: TIT.MI
Isin: IT0003497168
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