TIM, ricevuta offerta per Sparkle dal MEF
La mossa del Governo avrebbe come scopo quello di portare sotto il proprio controllo un asset considerato strategico e favorire il percorso di riduzione del debito che rimarrà alla società dei servizi dopo lo scorporo e la vendita della rete a KKR.
TIM riceve offerta per Sparkle
Due brevi note per comunicare la ricezione dal Ministero dell’Economia e del Tesoro dell’offerta per rilevare il 100% di Sparkle, la società dei cavi sottomarini di Telecom Italia e settimo operatore mondiale del settore (secondo in Europa). Se il MEF lo aveva annunciato ieri sera con una riga, la nota diffusa da TIM aggiungeva che il Ministero ha comunque dato la possibilità a TIM di mantenere una quota di minoranza di Sparkle, oltre all’eventualità di negoziare una diversa opzione, con possibili adeguamenti delle condizioni contrattuali, nel caso l’ex monopolista mantenesse una quota minoritaria per un determinato arco temporale e supportasse la realizzazione del piano strategico.
Per quanto riguarda i tempi, l’offerta è valida per 15 giorni e TIM la valuterà nel corso del prossimo consiglio di amministrazione in agenda per il prossimo 7 febbraio.
La prima proposta non vincolante scadeva ieri, pertanto non è arrivata nessuna proroga, e prevedeva circa 750 milioni di euro, earn out compresi, quindi il MEF non ha neanche fatto alcuna offerta migliorativa.
Presentata a novembre in contemporanea con quella per la rete, la proposta era stata rifiutata e rispedita al mittente per implementarla, per poi essere prorogata prima fino a dicembre e poi appunto fino a fine gennaio.
Nessun dettaglio sui numeri economici e secondo La Repubblica prevede un prezzo di 625 milioni, migliorabile da un earn out di 125 milioni, mentre MF parla di un’aggiunta di soli 100 milioni. Pertanto, dalle indiscrezioni risulta essere inferiori rispetto alle aspettative della stessa TIM e degli analisti, che fissavano l’asticella a quota 750-800 milioni (o un multiplo di 7 volte il mol).
Gli obiettivi del Governo
La nuova offerta indicherebbe una forte volontà politica da parte dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di voler portare sotto il proprio controllo un asset considerato strategico anche per la sicurezza nazionale, in un momento delicato dal punto di vista geopolitico.
La vendita di Sparkle, infatti, non servirebbe a TIM per raggiungere gli obiettivi di deleverage, ma potrebbe favorire il percorso di riduzione del debito che rimarrà alla società dei servizi dopo lo scorporo e la vendita della rete a KKR, proposta che vede la partecipazione dello stesso MEF nella cordata che ha presentato l’offerta.
Sparkle “è un asset strategico, per Tim che ha venduto la rete e si prepara a diventare una società di servizi (ancorché infrastrutturata), i cavi sottomarini oggi esulano dai piani di sviluppo del gruppo. Anche perché la rete che li collega alle centrali è destinata a passare a breve sotto il controllo di KKR”, spiegano da La Repubblica, “pertanto continuare a vendere solo il servizio all’ingrosso di connessione all’estero non sarebbe più in linea con la nuova strategia impostata dall’ad Pietro Labriola”.
Buona notizia secondo analisti
Se la vendita di Sparkle andasse in porto, si tratterebbe di “una buona notizia”, secondo gli analisti di WebSim Intermonte, anche se “non rappresenta un game changer, così come la possibilità per TIM di mantenere una quota di minoranza dell’asset”.
“Grazie alla sola vendita di NetCo per 18,8 miliardi (elevabili fino a 22 miliardi con earn out) TIM ha già raggiunto gli obiettivi di riduzione del debito (14,2 miliardi incasso netto per NetCo) che si era prefissata”, ricordano dalla sim, che sul titolo mantengono un giudizio ‘molto interessante’, con target price di 0,42 euro rispetto al massimo toccato questa mattina di 0,2854 euro (+2%).
Secondo Equita Sim (‘buy’ e tp a 0,4 euro), l’ipotesi che Tim possa mantenere pro-tempore una minoranza avrebbe senso e potrebbe aiutare la fase finale delle negoziazioni”. Gli esperti della sim incorporano nella loro ‘Somme delle parti’ un valore di 750 milioni che deriva dalle indicazioni di stampa inclusive dell’earn-out. Il deal Sparkle ha un limitato impatto sul deleverage del gruppo e sul multiplo implicito del gruppo post cessione (sostanzialmente invariato).
In merito invece alla decisione di Vodafone di rigettare l’offerta di Iliad e proseguire le negoziazioni con altre controparti, da Equita ritengono “che questo crei maggior appeal speculativo diretto su TIM (o TIM consumer) pur riducendo nel breve l’impatto di un potenziale beneficio indiretto dal market repair conseguente al consolidamento di Iliad e Vodafone in Italia, impatto che vediamo molto più limitato in caso di combinazione Fastweb-Vodafone”.
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