Tim, “urgente” il consolidamento nel settore Telco secondo Labriola
L’amministratore delegato dell’ex monopolista è intervenuto su Il Sole 24 Ore parlando delle prospettive del settore e chiarendo alcuni aspetti economici della recente vendita della rete.
L’intervista all’ad di Tim
Pietro Labriola, amministratore delegato di Telecom Italia, ha ribadito l'importanza di un consolidamento del settore delle telecomunicazioni, evidenziando le sfide che le telco italiane ed europee stanno affrontando. "È forse arrivato il momento di lasciare alle spalle polemiche sterili e concentrarsi sul futuro del nostro settore, della digitalizzazione del Paese e della nostra azienda”, spiegava Labriola al Sole 24 Ore, commentando anche la cessione della rete fissa del gruppo a KKR.
Il manager ha sottolineato come il settore delle telecomunicazioni sia in crisi, una situazione riflessa nelle performance borsistiche e nella cautela degli investitori. La frammentazione del mercato e la mancanza di un allineamento tra politiche industriali e concorrenziali a livello europeo hanno contribuito a creare un contesto sfidante. Secondo Labriola, una nuova fase di politiche che favorisca un mercato meno frammentato potrebbe portare vantaggi significativi, specialmente in Italia.
Poche novità secondo analisti
Gli analisti di WebSim Intermonte hanno commentato l'intervento di Labriola, rilevando che non emergono nuove indicazioni rispetto a quelle già condivise nelle recenti comunicazioni aziendali.
La sim mantiene un giudizio positivo sul titolo Tim, con target price a 0,38 euro rispetto a 0,225 euro di oggi (+2%), sottolineando un potenziale upside di circa 5 miliardi di euro, pari a oltre il 100% della capitalizzazione attuale dell'azienda. Questo upside è legato a diverse operazioni straordinarie previste tra la fine del 2024 e il 2026, tra cui la cessione della quota in Inwit, la vendita di Sparkle, il rimborso del canone 1998 e l'incasso degli earnout dalla cessione di NetCo.
La strategia del gruppo
Sul tema della cessione della rete, Labriola ha difeso la scelta strategica di Tim, chiarendo che il reale costo per l'azienda nell'accordo con KKR è di 1,3 miliardi di euro all'anno, rispetto ai 2 miliardi spesso citati, poiché 700 milioni di euro sono costi che Tim avrebbe comunque sostenuto. Inoltre, la cessione ridurrà i costi del personale di un miliardo di euro e gli interessi sul debito di 800 milioni. Senza la vendita, sarebbero stati necessari investimenti per 10 miliardi per trasformare la rete in rame in fibra, investimenti che non sarebbero stati remunerativi.
Il manager ricorda poi che il mantenimento della infrastruttura in capo al gruppo avrebbe richiesto ingenti investimenti per il suo rinnovamento: "Nessuno ha fatto notare come la rete venduta sia prevalentemente in rame, il che vuol dire 10 miliardi di investimenti da realizzare nei prossimi 5 anni per trasformarla in fibra. Se non venissero fatti questi investimenti, la rete perderebbe qualunque tipo di valore".
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