Tim, vira in negativo dopo la sentenza della Corte sul canone

La decisione rischia di allungare i tempi di una vicenda da 1 miliardo di euro che dura da 25 anni e che avrebbe un impatto positivo sul debito della società.
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Azioni Tim in negativo
Si tingono di rosso le azioni Telecom Italia a Piazza Affari, attesa oggi dalla sentenza della Corte di Cassazione sulla restituzione del canone.
Dopo una mattinata trascorsa in crescita del 3%, dopo le ore 14 il titolo passa in negativo fino a cedere il 3,40%, scendendo così a 0,3692 euro, dopo aver toccato un picco di 0,4040 euro, ai massimi dal febbraio del 2022.
Nel 2025 Tim ha guadagnano il 50% rispetto ai 0,25 euro di inizio gennaio, stesso andamento riscontrato andando ad analizzare la sua performance degli ultimi 12 mesi.
La decisione sul canone
La Corte di Cassazione ha comunicato che sono necessari ulteriori accertamenti per valutare se Tim abbia correttamente presentato il ricorso per ottenere la restituzione di 1 miliardo di euro dallo Stato italiano in una controversia sui canoni di licenza.
Questa decisione rischia di allungare i tempi per mettere la parola fine al contenzioso che si trascina da 25 anni per la restituzione alla telco del canone concessorio di 500 milioni del 1998, a cui si sono aggiunti negli anni gli interessi per una cifra simile.
La restituzione era stata decisa lo scorso aprile dalla Corte d’Appello di Roma, dando ragione al gruppo guidato da Pietro Labriola, ed era stata oggetto di ricorso da parte del Governo italiano: quando la fine della vicenda sembrava vicina, è arrivato oggi un nuovo elemento che dilata i tempi.
In udienza, la Corte di Cassazione ha comunicato alle parti di dover valutare se la richiesta iniziale di Tim fosse stata presentata al tribunale competente e ha concesso loro un mese di tempo per presentare le proprie argomentazioni sulla questione.
L’impatto sul debito
La restituzione del canone potrebbe avere un “impatto positivo sul debito del gruppo”, spiegano da WebSim Intermonte.
La sim, da questo punto di vista, stima “un debito netto after-lease di 6,5 miliardi a fine 2025 (pari a 1,7 volte l’ebitda after lease)”, includendo nel quarto trimestre l’incasso da 0,7 miliardi per la cessione di Sparkle e prima di considerare il rimborso del canone 1998.
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